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Dalle polemiche alla poesia: quando un concerto alla Camera dei Deputati diventa simbolo di rinascita istituzionale. Tutto nell’editoriale di Luigi Tivelli pubblicato sul quotidiano IL TEMPO di oggi.
Dalle polemiche alla poesia: quando un concerto alla Camera dei Deputati diventa simbolo di rinascita istituzionale. Tutto nell’editoriale di Luigi Tivelli pubblicato sul quotidiano IL TEMPO di oggi.
C’è stato un momento, lo scorso 21 dicembre, in cui l’Aula di Montecitorio ha abbandonato le aspre dissonanze politiche per lasciarsi avvolgere dalle armonie sublimi di Ennio Morricone. Il concerto di Natale, diretto magistralmente da Andrea Morricone con il significativo titolo “Morricone dirige Morricone”, ha trasformato un luogo troppo spesso sinonimo di scontri e compromessi in una culla di bellezza e italianità.
Un evento che si è stagliato come un’oasi di serenità al termine dell’annuale maratona della manovra finanziaria, quella che Luigi Tivelli, nell'editoriale di oggi sul quotidiano IL TEMPO, non esita a definire “l’ultimo treno per Yuma”. Un treno carico di vagoni merci, alcuni essenziali, altri discutibili, che nel corso della storia recente ha spesso traboccato di eccessi. Quest’anno, però, i toni sono stati più contenuti, e i tre miliardi di interventi aggiuntivi non hanno ripetuto le altisonanti cifre dei decenni passati.
Da Cirino Pomicino a oggi: un confronto tra passato e presente
Tivelli non manca di ricordare i tempi di Paolo Cirino Pomicino, quando le finanziarie entravano in Commissione Bilancio con manovre da 15 mila miliardi di lire e ne uscivano triplicate. Era un’altra epoca, con altri protagonisti, ma non priva di eccessi e “note stonate”. Eppure, la recente querelle sui compensi dei membri non parlamentari del governo dimostra che, anche oggi, il sensazionalismo mediatico è duro a morire.
In questo contesto di tensioni, il concerto di Natale è stato molto più di un momento musicale. È stato un messaggio simbolico, un invito a ritrovare la missione originaria del Parlamento, come suggerisce la scelta di chiudere l’evento con la suite di The Mission.
Ironia della sorte o sottile provocazione, le suite eseguite hanno avuto titoli che evocano immagini curiose della vita istituzionale: da “Gli Intoccabili” (che qualcuno potrebbe leggere come una strizzatina d’occhio alla “casta”) a “Fogli Sparsi”, che sembra alludere alla frammentarietà dell’agenda politica.
Ma è stato con capolavori come “Nuovo Cinema Paradiso” e “C’era una volta il West” che le colonne sonore di Morricone hanno risvegliato il meglio dello spirito italiano. Applausi, richieste di bis e una rara emozione collettiva hanno inondato l’aula, dando prova che, tra le pieghe delle polemiche, l’Italia sa ancora trovare momenti di profonda unità.
Mentre il presidente della Camera Fontana e il presidente del Senato La Russa assistevano sobriamente alla serata, il messaggio del concerto risuonava chiaro: c’è ancora spazio per la bellezza e la riconciliazione. Che sia davvero di buon auspicio per un Parlamento che vuole ritrovare la propria missione, riconquistando il rispetto e la fiducia dei cittadini.
Morricone, con la sua musica immortale, ci ricorda che l’Italia ha dentro di sé il genio per superare le note stonate e scrivere partiture degne della propria storia. E in un’Aula che per una sera ha saputo emozionare, il desiderio di un futuro migliore ha trovato una melodia.