La polemica Bettini-Tivelli accende il dibattito sul futuro del PD

Tre articoli al vetriolo di Luigi Tivelli sul quotidiano Il Tempo attaccano la leadership di Goffredo Bettini e la direzione del Partito Democratico, mentre Bettini risponde per "amore della verità". Una querelle che riflette la crisi d’identità del centrosinistra italiano.

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Venerdì 04 Luglio 2025
Roma - 04 lug 2025 (Prima Pagina News)

Tre articoli al vetriolo di Luigi Tivelli sul quotidiano Il Tempo attaccano la leadership di Goffredo Bettini e la direzione del Partito Democratico, mentre Bettini risponde per "amore della verità". Una querelle che riflette la crisi d’identità del centrosinistra italiano.

La recente polemica tra Goffredo Bettini e il politologo Luigi Tivelli sta animando il dibattito politico italiano, mettendo sotto i riflettori le fragilità interne del Partito Democratico (PD) e le sue prospettive future. La miccia è stata accesa da una serie di tre articoli pubblicati da Tivelli su Il Tempo, che hanno suscitato una piccata replica dello stesso Bettini, pubblicata il 4 luglio 2025.

Luigi Tivelli: "Il PD è ostaggio degli strateghi del passato"

Nel primo intervento del 2 luglio, Tivelli analizza con taglio pungente il ruolo di Goffredo Bettini, definito ironicamente “grande stratega”, accusandolo di aver contribuito, in passato, a mandare "a sbattere" più di un leader democratico, tra cui Nicola Zingaretti. L'accusa principale è quella di aver costruito alleanze inefficaci, come quella tra PD e Movimento 5 Stelle, compromettendo la linea politica del partito. Tivelli suggerisce che la figura di Bettini rappresenti una sinistra post-comunista disancorata dalle reali esigenze del Paese.

La replica di Bettini: "Non per vanesia, ma per amore della verità"

Goffredo Bettini, nella sua lettera pubblicata il 4 luglio su Il Tempo, risponde con tono fermo ma distaccato. Smentisce che il padre, Vittorio Bettini, avesse avuto un ruolo marginale nel PRI romano, e difende la propria storia politica. Ricorda di aver favorito l’ascesa di Veltroni e Rutelli, la nascita del Pd, la proposta di governo con Renzi, e il sostegno a Nicola Zingaretti. "Ho fatto tanti errori", ammette, "ma ho anche contribuito concretamente". Il suo tono non è polemico, ma mira a ristabilire fatti storici rispetto a quelli che considera fraintendimenti o ricostruzioni imprecise.

Secondo round: Tivelli insiste sulla “leggerezza strategica” del PD

Nel secondo articolo (3 luglio), Tivelli rincara la dose. Pur esprimendo rispetto per Bettini, lo accusa di aver goduto di un potere eccessivo nel partito, soprattutto a Roma, e di non aver imparato abbastanza dagli esponenti repubblicani che pure frequentavano casa Bettini. Sottolinea il proprio stile sobrio e defilato, contrapposto alla visibilità dell’ex stratega dem, rivendicando una carriera autonoma da civil servant e analista politico.

La stoccata finale: “Schlein è un leader già finito”

Il terzo pezzo (4 luglio) è una requisitoria contro Elly Schlein e la dirigenza attuale del PD. Tivelli riprende anche il giudizio di Romano Prodi, secondo cui “con Schlein si va a sbattere”, e parla apertamente di “landinite acuta” e “marziano a Roma”. L’attacco si fa durissimo: Schlein viene descritta come una leader scollegata dai problemi reali del Paese, vittima di una legittimazione politica costruita su primarie viziate e su un partito in mano a logiche di cooptazione, più che di rappresentanza democratica.

La querelle tra Luigi Tivelli e Goffredo Bettini non è solo un duello intellettuale tra due visioni della sinistra. Essa riflette lo smarrimento di un partito che fatica a trovare una linea unitaria e a parlare al Paese reale. L’attacco a Bettini e la demolizione della figura di Schlein, con il richiamo implicito a una leadership più pragmatica e centrista (come quella auspicata da Dario Franceschini), mostrano come la crisi del PD non sia solo elettorale, ma culturale e identitaria.

L’aspro scambio tra Tivelli e Bettini non è un semplice scontro personale, ma l’ennesima spia di una crisi più profonda: quella di un partito in cerca d’autore. La strategia, il rapporto con i 5 Stelle, la guida di Schlein, l’asse con il centro: tutto è in discussione. Se il PD vuole sopravvivere e tornare a essere forza di governo credibile, dovrà trovare presto una nuova sintesi. Magari fuori dalle nostalgie e dai personalismi che la polemica in corso ha così bene evidenziato.


 


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