Museo Egizio: vent'anni di rivoluzione e 200 di storia

Da luogo desolato a simbolo della città: un libro racconta la metamorfosi dell’Egizio grazie alla Fondazione, tra visione innovativa, collaborazione pubblico-privata e un nuovo approccio manageriale.

di Vania Volpe
Martedì 17 Dicembre 2024
Roma - 17 dic 2024 (Prima Pagina News)

Da luogo desolato a simbolo della città: un libro racconta la metamorfosi dell’Egizio grazie alla Fondazione, tra visione innovativa, collaborazione pubblico-privata e un nuovo approccio manageriale.

Il Museo Egizio di Torino festeggia quest’anno i suoi 200 anni, ma è anche il ventesimo anniversario della nascita della Fondazione Museo delle Antichità Egizie, avvenuta il 10 ottobre 2004.

La creazione della Fondazione segnò un momento di svolta non solo per il museo, ma anche per la città di Torino e per l’intero panorama culturale italiano. La storia di questa rivoluzione è raccontata nel volume “La rivoluzione di un museo. Le origini della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino” di Lucio Argano e Arnaldo Colasanti, edito da Silvana Editoriale.

Mario Turetta, oggi al vertice del dipartimento Attività culturali del Ministero della Cultura, e all’epoca direttore regionale dei beni culturali, sottolinea come Torino sia stata pioniera di un nuovo modello di gestione museale: «A Torino ci fu una svolta nell'impostazione della vita del museo, da cui tutto è partito. È stata un'esperienza complessa e pionieristica. All'inizio non è stato facile, c'erano ostacoli e pareri contrari. Ma in seguito, anche l'autonomia dei musei statali, realizzata nel 2014 dall'allora ministro Dario Franceschini, ne è stata una conseguenza».

Quella trasformazione non nacque per caso, ma grazie a un contesto culturale e politico favorevole. Il nuovo Codice dei Beni Culturali, firmato da Giuliano Urbani nel 2004, introdusse un approccio più manageriale nella gestione museale, aprendo la strada a modelli innovativi e a un ruolo diverso dello Stato nella tutela del patrimonio. Tuttavia, la spinta fu anche locale. Torino, in piena crisi industriale, cercava un rilancio puntando su cultura e turismo.

«Mentre la città si preparava alle Olimpiadi invernali, il museo non era nemmeno segnalato nei pamphlet che annunciavano ai turisti cosa visitare — racconta Alain Elkann, primo presidente della Fondazione —. Il museo era diventato un luogo desolato, se non abbandonato, ai limiti del pericolo. Occorreva una potente azione di recupero e rigenerazione».

Il coinvolgimento delle istituzioni piemontesi fu cruciale. Enzo Ghigo, allora presidente della Regione Piemonte, ricorda: «In Piemonte c'è stato accordo assoluto e unanime delle forze politiche e delle istituzioni pubbliche coinvolte affinché la Fondazione venisse costituita. Il territorio era cosciente di quanto un'istituzione come il Museo Egizio poteva, con rinnovata linfa, diventare trainante rispetto alle necessità di una città che si avviava a cambiare la propria identità».

Per Piero Gastaldo, all’epoca segretario generale della Compagnia di San Paolo, la rinascita dell’Egizio fu un simbolo della trasformazione torinese: «Man mano che le certezze industriali svanivano, e con esse si indeboliva l'identità della città, il ricorso al patrimonio culturale diventava sempre più significativo nella auto-narrazione. Ora, dopo questi anni di successo e arricchimento, il patrimonio culturale è diventato molto più “pubblico” proprio grazie alla gestione in forme al tempo stesso private e non profit».

Un percorso segnato da importanti investimenti, come i 25 milioni di euro stanziati dalla Compagnia di San Paolo per la rifunzionalizzazione completata nel 2015, e i nuovi fondi per l’ampliamento in corso, che si concluderà nel 2025 con la copertura della corte e la realizzazione della nuova Piazza Egizia.

Il Bicentenario e la lotta ai falsi

Nell’ambito delle celebrazioni per i 200 anni del Museo Egizio, domani alle 18 il Circolo dei Lettori ospiterà un evento dal titolo “Falsi, contrabbandi e restituzioni: il caso delle Antichità Egizie”, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Egitto. Tra i protagonisti ci saranno Eleni Vassilika, già direttrice del Museo Egizio, e Ferdinando Angeletti, comandante del nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. Un’occasione per riflettere sulla protezione delle antichità egiziane e la lotta al traffico illecito di beni culturali.

Inoltre, sabato inaugurerà la mostra “Custodi dell’Antico. Opere dell’Egizio e altri tesori al Castello di Aglié durante la Seconda Guerra Mondiale”, visitabile fino al 2 marzo nella residenza sabauda del Canavese.

Vent’anni di rivoluzione e due secoli di storia: il Museo Egizio si conferma oggi non solo un simbolo di Torino, ma un esempio internazionale di come innovazione, visione e collaborazione possano trasformare un luogo culturale in un’eccellenza mondiale.


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