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Il Ministero dell’Economia prepara criteri più rigorosi per le scelte nelle partecipate: nessun nome ancora deciso, ma il metodo di selezione è già sul tavolo. L’obiettivo? Valorizzare competenze e professionalità come riporta Filippo Caleri su Il Tempo.
Il Ministero dell’Economia prepara criteri più rigorosi per le scelte nelle partecipate: nessun nome ancora deciso, ma il metodo di selezione è già sul tavolo. L’obiettivo? Valorizzare competenze e professionalità come riporta Filippo Caleri su Il Tempo.
Si scaldano i motori per la prossima stagione di nomine ai vertici delle aziende partecipate dallo Stato. Mentre i consigli di amministrazione di molte realtà controllate dal Tesoro e dalla Cassa Depositi e Prestiti si avviano verso la naturale scadenza nel 2026, dalle stanze del ministero guidato da Giancarlo Giorgetti filtra già la volontà di adottare processi di selezione ispirati a criteri di trasparenza, merito e scientificità, almeno per quanto riguarda le figure apicali.
Nell’articolo pubblicato oggi su Il Tempo, Filippo Caleri mette in luce come l’intenzione dichiarata dal Mef sia quella di evitare modalità discrezionali e puntare invece su parametri oggettivi quali competenze professionali, esperienze pregresse e una valutazione “scientifica” delle candidature per amministratori delegati e vertici aziendali. Sebbene nessun nome sia ancora in discussione – la partita si aprirà realmente soltanto nel 2026 – le linee guida sarebbero state già tracciate, ripescando lo spirito delle direttive volute anni fa dall’ex ministro Saccomanni, allora mai veramente implementate.
Diverso il discorso per i componenti dei Cda e i presidenti, dove permangono spazi di mediazione politica, ma anche qui, come sottolineato nell’analisi di Caleri, il rispetto di precisi requisiti professionali resta una condizione imprescindibile. Non è ancora stato deciso se il ministero potrà avvalersi di società di head hunting per la selezione dei candidati, ma la discussione sulle migliori procedure è appena iniziata.
La scelta di promuovere rigore e trasparenza nelle nomine viene così a porsi come risposta alle attese della società civile e delle imprese e rappresenta un test importante per un governo chiamato a bilanciare rinnovamento e rispetto degli equilibri politici storici.