Premio Semplicemente Donna, Ilde Terracciano: "Le Istituzioni facciano di più per proteggere le donne vittime di violenza"

"Le vittime di violenza trovino la forza di denunciare per il bene dei figli".

di Nazario Ricciardi
Sabato 23 Novembre 2024
Arezzo - 23 nov 2024 (Prima Pagina News)

"Le vittime di violenza trovino la forza di denunciare per il bene dei figli".

Ci sono donne, a questo mondo, che ogni giorno subiscono violenze. Abusi fisici, psicologici. Violenze, a volte, talmente indicibili, e circondate da un muro di omertà e paura così grande che diventa difficile denunciarle o persino confidarle. 

Ma c’è anche chi si oppone a queste violenze e riesce a trovare la forza di uscirne fuori, denunciare tutto e condurre una battaglia, affinché tutto questo non accada mai più, per dare una speranza a chi ne ha davvero bisogno: è la storia di Ilde Terracciano, che è riuscita a far annullare il suo matrimonio forzato e denunciare le violenze che aveva subìto da quando aveva solo 11 anni.

A lei è andato il Premio Semplicemente Donna 2024 per la sezione “Donna Coraggio”, consegnato al Teatro Mario Spina di Castiglion Fiorentino (Ar).

- Ilde, la sua è una storia di vero coraggio. Ci può raccontare com’è andata?

“Sono stata venduta a 11 anni da mia madre per cinquantamila lire ad un pregiudicato, che mi ha causato delle violenze fisiche, sacrificandomi come un agnello. Ma, dopo tanti sacrifici, sono riuscita a sopravvivere, per mettere in salvo i mei bambini, perché sono stata la mamma e la sposa più giovane d’Europa, essendomi sposata a 12 anni e 8 mesi. Lo certificano anche gli atti di matrimonio, in cui, il vescovo, il prete e i giudici hanno dato il consenso per consegnarmi in mano ad un mostro”.

- Un uomo che le ha fatto vivere violenze indicibili.

“Come un agnello sacrificale: mi sputava addosso, mi legava al letto, mi picchiava selvaggiamente, mi spegneva le sigarette addosso, bruciandomi tutto il corpicino. Oltre a tutto questo, mi obbligava ad assistere a tutte le sue perversioni con una prostituta, tenendomi sotto minaccia con un coltello alla gola. Diceva che se mi fossi ribellata a questo scenario, mi avrebbe ucciso. Fortunatamente, sono riuscita a scappare da questo mostro e a denunciare tutto, con le dovute testimonianze. Le persone devono sapere, lo Stato e l’opinione pubblica non devono più permettere abusi come questo sulle minorenni. Questo lo voglio dire anche alle tante altre donne e mamme che non hanno avuto lo stesso mio coraggio: devono trovare la forza di denunciare questi uomini, amori malati, tossici. Bisogna avere questa forza, non tanto per noi quanto per i nostri figli, che rappresentano il futuro”.

- Come mai, secondo lei, tante donne non trovano il coraggio di denunciare le violenze che subiscono?

“Per la mia opinione, purtroppo le donne, a volte, non trovano il coraggio di denunciare perché la legge non prende le misure giuste, perché danno misure concrete, lavoro e protezione a pentiti, mentre le donne che devono denunciare un uomo ritornano nuovamente sotto lo stesso tetto, per cui non è una cosa facile. Dunque, chiedo alle Istituzioni che prendano misure più efficaci contro questi uomini violenti.

Tra l’altro, c’è un tipo di violenza, che è molto pesante, quella psicologica, che è un qualcosa che ti annienta. Quando mi sono ribellata a mia madre, perché non volevo andare a trovare lui che era in carcere a Poggioreale per estorsione, lei mi ha fatto rinchiudere in un manicomio. Da quel posto sono riuscita a evadere, insieme ad un’altra ragazza. Ho vissuto per strada e sono finita in carcere. E prima ancora di tutto questo, una persona che diceva di volermi proteggere mi aveva addestrato per uccidere mia madre. Ma sono riuscita a dire di no a questo, non volevo diventare una carnefice come lei. E con la forza della fede in Dio sono riuscita a studiare, diplomarmi – adesso mi sto laureando in criminologia per dare una mano alle donne e ai bambini vittime di violenza e pedofilia -, avviare le mie attività e dare un futuro ai miei figli. Anche per questo voglio dire alle donne, che non hanno la stessa mia forza, di uscire fuori, scappare anche non avendo niente, per i figli, che rappresentano il nostro futuro”. 

- E, se necessario, farsi aiutare.

“Sì, anche dalle associazioni, perché possono fornire sostegno psicologico. Ma bisogna trovare la forza di denunciare, scappare, anche a piedi nudi, fare i lavori più umili. Non è facile, ma bisogna trovare la forza di ricominciare a farsi una vita, perché la vita è il nostro bene più prezioso. Colgo l’occasione per lanciare un appello ai ragazzi, che oggi si drogano e, magari vanno in galera: lasciate questi percorsi, perché la malavita porta soltanto al carcere e alla morte. E la droga è un mostro che va dentro di loro. Da bambina, ho vissuto senza i miei genitori e non ho toccato un grammo di droga. E ho avuto la forza e la fede di andare avanti e vincere per conquistare la mia libertà, non solo per me, ma anche per i miei figli, per dargli tutto l’amore, e dare il perdono anche a chi può sbagliare con noi, perché il perdono è nei giusti”.

 


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