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"Le vittime di violenza trovino la forza di denunciare per il bene dei figli".
"Le vittime di violenza trovino la forza di denunciare per il bene dei figli".
Ci sono donne, a questo mondo, che ogni giorno subiscono violenze. Abusi fisici, psicologici. Violenze, a volte, talmente indicibili, e circondate da un muro di omertà e paura così grande che diventa difficile denunciarle o persino confidarle.
Ma c’è anche chi si oppone a queste violenze e riesce a trovare la forza di uscirne fuori, denunciare tutto e condurre una battaglia, affinché tutto questo non accada mai più, per dare una speranza a chi ne ha davvero bisogno: è la storia di Ilde Terracciano, che è riuscita a far annullare il suo matrimonio forzato e denunciare le violenze che aveva subìto da quando aveva solo 11 anni.
A lei è andato il Premio Semplicemente Donna 2024 per la sezione “Donna Coraggio”, consegnato al Teatro Mario Spina di Castiglion Fiorentino (Ar).
- Ilde, la sua è una storia di vero coraggio. Ci può raccontare com’è andata?
“Sono stata venduta a 11 anni da mia madre per cinquantamila lire ad un pregiudicato, che mi ha causato delle violenze fisiche, sacrificandomi come un agnello. Ma, dopo tanti sacrifici, sono riuscita a sopravvivere, per mettere in salvo i mei bambini, perché sono stata la mamma e la sposa più giovane d’Europa, essendomi sposata a 12 anni e 8 mesi. Lo certificano anche gli atti di matrimonio, in cui, il vescovo, il prete e i giudici hanno dato il consenso per consegnarmi in mano ad un mostro”.
- Un uomo che le ha fatto vivere violenze indicibili.
“Come un agnello sacrificale: mi sputava addosso, mi legava al letto, mi picchiava selvaggiamente, mi spegneva le sigarette addosso, bruciandomi tutto il corpicino. Oltre a tutto questo, mi obbligava ad assistere a tutte le sue perversioni con una prostituta, tenendomi sotto minaccia con un coltello alla gola. Diceva che se mi fossi ribellata a questo scenario, mi avrebbe ucciso. Fortunatamente, sono riuscita a scappare da questo mostro e a denunciare tutto, con le dovute testimonianze. Le persone devono sapere, lo Stato e l’opinione pubblica non devono più permettere abusi come questo sulle minorenni. Questo lo voglio dire anche alle tante altre donne e mamme che non hanno avuto lo stesso mio coraggio: devono trovare la forza di denunciare questi uomini, amori malati, tossici. Bisogna avere questa forza, non tanto per noi quanto per i nostri figli, che rappresentano il futuro”.
- Come mai, secondo lei, tante donne non trovano il coraggio di denunciare le violenze che subiscono?
“Per la mia opinione, purtroppo le donne, a volte, non trovano il coraggio di denunciare perché la legge non prende le misure giuste, perché danno misure concrete, lavoro e protezione a pentiti, mentre le donne che devono denunciare un uomo ritornano nuovamente sotto lo stesso tetto, per cui non è una cosa facile. Dunque, chiedo alle Istituzioni che prendano misure più efficaci contro questi uomini violenti.
Tra l’altro, c’è un tipo di violenza, che è molto pesante, quella psicologica, che è un qualcosa che ti annienta. Quando mi sono ribellata a mia madre, perché non volevo andare a trovare lui che era in carcere a Poggioreale per estorsione, lei mi ha fatto rinchiudere in un manicomio. Da quel posto sono riuscita a evadere, insieme ad un’altra ragazza. Ho vissuto per strada e sono finita in carcere. E prima ancora di tutto questo, una persona che diceva di volermi proteggere mi aveva addestrato per uccidere mia madre. Ma sono riuscita a dire di no a questo, non volevo diventare una carnefice come lei. E con la forza della fede in Dio sono riuscita a studiare, diplomarmi – adesso mi sto laureando in criminologia per dare una mano alle donne e ai bambini vittime di violenza e pedofilia -, avviare le mie attività e dare un futuro ai miei figli. Anche per questo voglio dire alle donne, che non hanno la stessa mia forza, di uscire fuori, scappare anche non avendo niente, per i figli, che rappresentano il nostro futuro”.
- E, se necessario, farsi aiutare.
“Sì, anche dalle associazioni, perché possono fornire sostegno psicologico. Ma bisogna trovare la forza di denunciare, scappare, anche a piedi nudi, fare i lavori più umili. Non è facile, ma bisogna trovare la forza di ricominciare a farsi una vita, perché la vita è il nostro bene più prezioso. Colgo l’occasione per lanciare un appello ai ragazzi, che oggi si drogano e, magari vanno in galera: lasciate questi percorsi, perché la malavita porta soltanto al carcere e alla morte. E la droga è un mostro che va dentro di loro. Da bambina, ho vissuto senza i miei genitori e non ho toccato un grammo di droga. E ho avuto la forza e la fede di andare avanti e vincere per conquistare la mia libertà, non solo per me, ma anche per i miei figli, per dargli tutto l’amore, e dare il perdono anche a chi può sbagliare con noi, perché il perdono è nei giusti”.