Stefano Calvagna, il lupo solitario del cinema italiano strizza l’occhio alla Thailandia
Il regista, sceneggiatore ed attore romano, ha nel suo novero oltre 25 film realizzati, con sceneggiature e partecipazioni in varia veste in ambito cinematografico, la sua famiglia è espressione stessa del mondo del cinema, due figli, uno (Niccolò) che ha fatto la sua prima apparizione sul grande schermo a soli 3 mesi nel film Il Lupo diretto dallo stesso Calvagna, e nipote del grande Lamberto Maggiorani protagonista di Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica.
di Francesco Tortora
Giovedì 07 Marzo 2024
Dal nostro corrispondente a Bangkok - 07 mar 2024 (Prima Pagina News)
Il regista, sceneggiatore ed attore romano, ha nel suo novero oltre 25 film realizzati, con sceneggiature e partecipazioni in varia veste in ambito cinematografico, la sua famiglia è espressione stessa del mondo del cinema, due figli, uno (Niccolò) che ha fatto la sua prima apparizione sul grande schermo a soli 3 mesi nel film Il Lupo diretto dallo stesso Calvagna, e nipote del grande Lamberto Maggiorani protagonista di Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica.

In un albergo di assoluta rilevanza internazionale, a Bangkok, non ti aspetteresti di incontrare un attore e sceneggiatore cinematografico che indossa una maglietta con sfondo scuro, vestito come un “pischello” (detto alla romana), con snikers, t-shirt e cappellino da baseball. A 53 anni, sposato e padre di due figli (Niccolò quasi 18enne che a 6 anni  fece il protagonista figlio di Kim Rossi Stuart ed altri 17 film e Mattia che ha 14 anni), ha preso la passione della Lazio la squadra del cuore del papà, stenteresti a riconoscerlo. Poi però, vedi la scritta sulla T-shirt, “Non esludo il ritorno”, il volto di Franco Califano e capisci che è proprio lui. Si toglie gli occhiali e ti viene incontro sorridendo, nella penombra vellutata e soffusa della hall del grande albergo di lusso, una luce di romanità schietta si fa strada e ti fa sentire subito a casa.

 

Sono qui per parlare con una persona per una papabile occasione di aprire i miei concept qui, ma spero anche di trovare un momento mio di relax -dice il Calvagna con fare molto friendly e quieto- il lavoro talvolta è particolarmente pesante in termini di stress, curare attentamente la gestione imprenditoriale di una pasticceria e di un ristorante a Londra, la mia seconda città di fatto, è attività particolarmente complessa. Malgrado io abbia un valido braccio destro Karolina, alla fine non è facile. I miei collaboratori e dipendenti sono seguiti con accurata dedizione, le retribuzioni sono da me seguite personalmente e tutti sono saldati con un giorno di anticipo e mai con un minuto di ritardo. Ma vi è anche tutto l’insieme delle questioni relative alle problematiche ogni giorno con lo staff che attualmente dopo la Brexit, riscontra grosse difficoltà oggettive. I  miei telefonini sono sempre roventi per risolvere tanti e complicati problemi di ogni genere, ora in Thailandia, ho deciso di tenerli spenti perché necessito veramente di  una pausa.

 

Ma come è nata l’idea di aprire un ristorante tipico romano a Londra ed una pasticceria? Esportare la Carbonara da una parte ed il Tiramisù dall’altra?

 

Guarda, per quanto riguarda “Ci tua”, già fin dalla intestazione, l’idea è quella di porgere non solo ristorazione “italiana” ma dare un tocco di vera e propria “romanità” all’ambiente, non a caso la location è decorata con affreschi del Colosseo, la Roma di Pasquino, ma anche di Bombolo e Tomas Millian, la musica che si ascolta è quella di Lando Fiorini, degli stornelli romaneschi ma anche del mio faro-guida ed amico dei tempi felici, Franco Califano, cantautore e poeta che ho avuto modo di frequentare e conoscere bene in questo Spazio/Tempo ed al quale ho dedicato un film che è stato persino presentato a Cannes, raggiungendo così, un mio sogno-promessa fatta al Maestro Califano quando era in vita. “Ci tua” sta in uno dei cuori pulsanti della “vera” Londra, Notting Hill. Per quanto riguarda, invece, la pasticceria, posso citarti un mio aneddoto personale, ero bambino e col mio papà, entriamo in una pasticceria ed il mio papà, amorevolmente mi chiede, “Quali pasticcini vorresti? Questo? Quello?”. Ed io, candidamente gli risposi: “No, papà, guarda, io vorrei che tu mi comprassi tutta la pasticceria. Vorrei che la pasticceria fosse tutta mia”. E questo sogno l’ho realizzato, ho una pasticceria tutta mia, Trevi Italian Tiramisù, situata a South Kensington.

 

 

Il ristorante e la pasticceria sono due momenti importanti, in termini di soddisfazione. Non sono mancati, però, i momenti duri. Ecco, questo è più interessante: come ti sei rialzato quando eri sconfitto, caduto in terra?

 

Quando è arrivata la oscura parentesi temporale del Covid, con le tutte le asfissianti regole imposte alla società ed agli individui, con le chiusure forzose di tutte le attività aperte al pubblico, la ristorazione in primis, si è abbattuta su di me, la mia famiglia, su tutti i collaboratori e dipendenti una drammatica condizione di limitazione imposta duramente e che non ci consentiva nemmeno di sopravvivere, più che vivere in senso lato. E’ stata dura, è stata durissima ma la costanza, l’impegno, il saper aspettare nella tempesta, sono stati il mio modo di rialzarmi e riprendere il mio cammino. Ora il ristorante e la pasticceria hanno ripreso a veleggiare, produrre, consentire una vita dignitosa a chi vi lavora e, diciamolo, a dispensare gioia a coloro che frequentano i cibi e la Cucina Romanesca così come la raffinata Pasticceria italiana. Vedi, sul mio braccio sinistro ho tatuata una carpa, è simbolo di costanza, di forte determinazione, la carpa è un simbolo anche nel suo andare controcorrente, con tutte le sue forze, sempre.

 

Questa tua determinazione nel voler perseguire le tue idee spesso ti ha portato a farti dei nemici un po’ ovunque, nel Calcio, non ti sei mai peritato di nascondere il fatto che hai frequentato attivamente gli Ultras della Lazio, la squadra che tifi, nel mondo della Politica dove hai espresso chiaramente la tua opposizione a regole e leggi che hanno assunto una veste dittatoriale, in un momento storico estremamente delicato qual è stato quello della pandemia da Covid ed anche nel mondo del Cinema, dove ci sono notoriamente invidie, opportunismi, nepotismi ed affarismi, in special modo in ambito italiano

 

Quando il telefono non squillava più, quando nessuno -oppure solo i pochi veri e grandi amici- ti chiamava anche solo per chiederti come stai, ebbene, la solitudine mi è stata compagna, fida compagna di vita. La solitudine è stata da me trasformata da “isolamento” in opportunità, in quei momenti ho avuto modo di ritrovarmi, rilassarmi, studiare, scrivere e progettare. La solitudine ha una sua intrinseca filosofia dove puoi trovare il tuo vero Io, nella calma e senza alcuna pressione esterna del Tempo. Nel 2005 ho realizzato il film “L’uomo spezzato” dedicato a quelle persone che sono state distrutte dai media ed abbandonate nel momento in cui la vita restituisce dignità e proclamazione di innocenza, l’anno successivo “A pugni chiusi”, la storia del pugile Vincenzo Cantatore, nel 2007 non ho avuto alcuna paura nel realizzare “Il lupo”, un film che mi ha attirato tante critiche, spesso acide e velenose ma che è arrivato anche in America e col titolo “The Wolf” ed ho vinto per la seconda volta il Premio Fibula d’Oro. Si tratta solo di alcune menzioni, solo alcuni premi ricevuti tra i tanti che attestano il mio desiderio e la mia natura di essere “altro” rispetto al mainstream, nella tifoseria calcistica, nel mondo della politica attiva, nel mondo e nel business del Cinema. Ho sempre malsopportato avere sulla mia testa che mi comandasse e mi dicesse cosa fare e dove andare oppure come fare una determinata cosa. I miei film La Fuga, Un Nuovo Giorno, Baby Gang, Covid-19 sono esemplificazione del mio voler dare voce a individui, persone, messe ai margini e ai margini vivono e combattono, resistono per sopravvivere.

 

 

Da questo punto di vista, a ben vedere, Stefano Calvagna nel suo cinema propone una rilettura di certi aspetti della società e del vivere quotidiano nell’Italia contemporanea in chiave pasoliniana, sebbene in Italia nessuno sarebbe disposto a scriverlo, dopo aver ammantato il regista romano con descrizioni ed epiteti ai limiti della diffamazione, pur di farsi spazio nel mondo dei media adottando vetusti stereotipi nei suoi confronti.

 

Il pranzo in stile cinese si svolge nel lussuoso ristorante dell’albergo di Bangkok di chiara fama internazionale, i cibi sono raffinati così come gli accostamenti di spezie e sapori. Due italiani che sembrano più chiassosi degli altri clienti che frequentano quel ristorante raffinato, si parlano ad alta voce ma è solo perché due anime italiane, latine, mediterranee si incontrano ed è subito festa di memorie, ricordi, suoni e musica. Nell’esperienza umana di Stefano Calvagna, infatti, c’è anche quella del batterista che ha appreso i primi rudimenti da grandi maestri e che ha suonato la batteria con energia e voglia di vivere.

La Thailandia -nella sua fase di progettazione attuale e già avanzata- è la prossima collocazione geografica per gli investimenti imprenditoriali di Stefano Calvagna, portare la “romanità” più verace nella Terra dei Sorrisi potrebbe essere la prossima sorpresa prodotta dall’eclettica mente energica del regista romano. Un regista e un uomo, a detta di chi lo ha conosciuto, caratterizzato anche da grande generosità.


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