Un ictus ogni 3 secondi: la Neuroradiologa Marta Iacobucci (Università UniCamillus) spiega come riconoscerlo in tempo

Ogni anno 12,2 milioni di persone nel mondo vengono colpite da questa patologia.

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Mercoledì 29 Ottobre 2025
Roma - 29 ott 2025 (Prima Pagina News)

Ogni anno 12,2 milioni di persone nel mondo vengono colpite da questa patologia.

Ogni anno 12,2 milioni di persone nel mondo vengono colpite da ictus, dato che equivale ad un ictus ogni tre secondi. Una cifra che fotografa l’impatto devastante di una patologia che rappresenta oggi una delle principali emergenze neurologiche globali, causa di oltre 6,5 milioni di decessi e di disabilità permanenti per un terzo dei sopravvissuti.

Il 29 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus (World Stroke Day) promossa dalla World Stroke Organization, si rinnova l’impegno della comunità scientifica per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’importanza della prevenzione e del riconoscimento precoce dei sintomi.

In questa occasione interviene Marta IacobucciDocente di Neuroradiologia presso UniCamillus – International Medical University, esperta nella prevenzione, diagnosi precoce e nel trattamento endovascolare dell'ictus.

Iacobucci: “Prima causa di invalidità, seconda di morte nel mondo”

“L’ictus cerebrale rappresenta oggi una delle principali cause di morte e disabilità nei Paesi ad alto, medio e basso reddito» – spiega Marta Iacobucci – Secondo le più recenti stime globali, è la prima causa di invalidità negli adulti e la seconda causa di morte nel mondo. Ogni anno si verificano circa 12,2 milioni di nuovi casi di ictus, responsabile di oltre 6,5 milioni di decessi annuali. Circa un sopravvissuto su tre sviluppa disabilità permanenti che compromettono l’autonomia nella vita quotidiana”.

L’esperta sottolinea che esistono due forme principali di ictus: “L’ictus ischemico, che rappresenta circa l’85% dei casi, è causato dall’occlusione di un’arteria cerebrale, solitamente per trombosi o embolia; mentre l’ictus emorragico, che copre il restante 15%, è dovuto alla rottura di un vaso cerebrale, spesso in relazione a ipertensione arteriosa non controllata o a malformazioni vascolari”.

In caso di ictus, ogni secondo conta, perché il suo impatto è incredibilmente devastante per l’organismo. “Basti pensare che, durante un ictus ischemico, muoiono circa 2 milioni di cellule cerebrali al minuto» avverte la Iacobucci. La professoressa aggiunge che l’entità del danno cerebrale dipende da diversi fattori: «La durata dell’ischemia o dell’emorragia, il territorio cerebrale colpito e soprattutto la tempestività del trattamento. L’efficacia delle terapie acute (come la trombolisi endovenosa e la trombectomia meccanica) è strettamente legata alla precocità dell’intervento”.

Riconoscimento precoce dei sintomi

“Per questo motivo il riconoscimento rapido dei sintomi è cruciale – prosegue Iacobucci – Un aiuto molto utile ci viene offerto dall’acronimo FAST, le cui lettere permettono di individuare rapidamente i quattro segnali più comuni dell’ictus. F di Face (viso) suggerisce di osservare il volto di una persona, per vedere se appare asimmetrico o se c’è qualche paresi visibile. A di Arms (braccia) indica di controllare se uno dei due arti è più debole o non riesce a sollevarsi, perché potrebbe essere un segnale d’allarme; S sta per Speech (linguaggio), considerando che una certa difficoltà nel parlare può essere sospetta; T di Time (tempo) ricorda che la prontezza è fondamentale e che, se si notano questi segnali, bisogna agire subito e chiamare i soccorsi (in Italia il 112)”.

L’importanza della prevenzione

“Purtroppo il 25 % degli ictus riguarda persone con un’età inferiore ai 60 anni, e l’età di rischio si abbassa sempre di più, anche a causa di stili di vita frenetici e insalubri – sottolinea l’esperta, evidenziando come la maggior parte di tali eventi possa essere prevenuta – Circa l’80-90% degli episodi potrebbe essere evitato attraverso una corretta gestione dei fattori di rischio modificabili, tra cui ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale non trattata, diabete mellito, iperlipidemia, fumo di sigaretta, obesità e sedentarietà, oltre a una dieta scorretta”.

Come si traduce tutto questo nella pratica quotidiana? “Prevenire un ictus non riguarda solo controlli medici occasionali, ma anche scelte quotidiane – spiega la neuroradiologa – Adottare uno stile di vita sano significa curare la propria alimentazione privilegiando frutta, verdura, cereali integrali e pesce, limitando sale e grassi saturi; mantenere un’attività fisica regolare, anche solo camminando ogni giorno; evitare il fumo; monitorare periodicamente pressione, glicemia e colesterolo; fare attenzione al peso corporeo. Tutti questi piccoli gesti, messi insieme, riducono significativamente il rischio di ictus”.

La prevenzione, conclude Iacobucci, “richiede strategie integrate a livello individuale e di sanità pubblica, con un’attenzione crescente anche alla prevenzione secondaria nei soggetti a rischio elevato”.

Il ruolo dell’università e della comunità scientifica

Le università mediche svolgono un ruolo centrale nella formazione di professionisti capaci di affrontare la complessità diagnostica, terapeutica e riabilitativa dell’ictus. Inoltre, la ricerca clinica e traslazionale contribuisce allo sviluppo di terapie innovative e strumenti diagnostici sempre più precoci e sensibili (come la neuroradiologia avanzata e le tecniche di intelligenza artificiale applicate all’imaging cerebrale).

UniCamillus e la lotta all’ictus

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus, UniCamillus riafferma il proprio impegno nella formazione specialistica in ambito neurologico e neuroradiologico, nella promozione della ricerca interdisciplinare e nella divulgazione scientifica rivolta sia agli studenti che alla cittadinanza.


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