Zuppi (Cei): "Costruzione alloggi pubblici ferma da anni, c'è un bisogno di casa a costi accessibili"
"Chiudere le porte a chi bussa è nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa".
(Prima Pagina News)
Martedì 23 Maggio 2023
Roma - 23 mag 2023 (Prima Pagina News)
"Chiudere le porte a chi bussa è nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa".
“Non c’è vita degna e non c’è famiglia senza casa. Il piano della costruzione di alloggi pubblici è rimasto abbandonato da anni. Non fu così nei primi decenni del Dopoguerra. Perché l’Italia, da anni, non si fa casa ospitale per le giovani coppie e per chi non ha casa? Può essere utile la riconversione di parte del patrimonio pubblico per l’edilizia popolare. C’è un bisogno di casa a costi accessibili”.

Così il Presidente della Cei, Matteo Zuppi, all'apertura della 77esima Assemblea dei Vescovi Italiani, in riferimento al caro affitti.

“La protesta degli studenti è una spia significativa di un più vasto disagio silenzioso. C’è un’Italia che soffre: i giovani, le famiglie, gli anziani, i senza casa, i precari, i poveri. La solitudine è una povertà in più. Quella delle periferie urbane, delle aree interne, parte importante – non come numero di abitanti – per l’ecologia umana e ambientale dell’Italia di domani”, ha proseguito Zuppi.

“Spesso le giovani coppie non riescono a costituire una famiglia semplicemente per la precarietà del lavoro o la mancanza di politiche di sostegno, a cominciare dalla casa. Quello della famiglia ha una ricaduta diretta su un altro tema, che ormai sal presenta come una drammatica tendenza negativa pluriennale: si tratta della crisi demografica. Secondo alcuni demografi, siamo un Paese in estinzione.

In questo ambito, alcune diocesi Italiane hanno segnalato da tempo il problema particolarmente acuto dello spopolamento delle zone interne, Ma è tutto il Paese a soffrire una crisi e questa ha a che vedere anche con l’accoglienza di migranti e la loro inevitabile integrazione nella nostra società.

Accoglienza e natalità, ha ricordato Papa Francesco, non solo non si oppongono ma si completano e nascono dal desiderio di guardare al futuro. La questione demografica e tutte le questioni sociali meritano attenzione e politiche lungimiranti.

È sbagliato contrapporre o separare valori etici e valori sociali: sono la stessa cultura della vita che sgorga dal Vangelo! La cultura della vita sa che essa nasce e cresce nella famiglia e che tutto non dipende dal proprio volere soggettivo che arriva a giustificare la cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità”, ha continuato.

“L’accoglienza della vita nascente si accompagna alle porte chiuse a rifugiati e migranti. È la triste società della paura. Chiudere le porte a chi bussa è, alla fine, nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa. Del resto abbiamo bisogno di migranti per vivere: li chiedono l’impresa, la famiglia, la società. Non seminiamo di ostacoli, con un’ombra punitiva”.

“C’è un livello di difficoltà burocratica che rende difficile il percorso d’inserimento, i ricongiungimenti familiari, il tempo lungo per ottenere i permessi di soggiorno, mentre si trascurano i riconoscimenti dei titoli di studi degli immigrati – che pure sono un valore per la nazione – o ancora si rimanda una decisione sullo lus culturae. Intanto la regolarizzazione del 2020 attende in parte di essere ancora espletata. Non è dare sicurezza, anzi esprime la nostra insicurezza. Facciamo nostre in maniera accorata le parole del Santo Padre di fronte al naufragio di Cutro, pronunciate nell’udienza ai rifugiati giunti in Europa con i corridoi umanitari il 18 marzo scorso: ‘Quel naufragio non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta‘. Parole gravi, dolorose e impegnative”.

“C’è una cultura di pace tra la gente da generare e fortificare. Talvolta l’informazione così complessa spinge all’indifferenza, a essere spettatori della guerra ridotta a gioco. La solidarietà con i rifugiati – quelli ucraini, ma non solo – è un’azione di pace. I conflitti si moltiplicano. Penso al Sud Sudan e al suo dramma umanitario. In un mondo come il nostro non possiamo prescindere da una visione globale”, ha detto ancora Zuppi.

“In questo momento il nostro pensiero va all’Emilia Romagna, piegata dalla furia delle alluvioni, dalle esondazioni dei fiumi e dalle tante frane. L’acqua e il fango hanno mietuto vittime, devastato territori, distrutto abitazioni e aziende, cancellato ricordi e sacrifici. Anche questa volta piangiamo per esserci presi troppa poca Cura della nostra Casa comune. che ha rivelato tanta solidarietà e laboriosità, ringrazio quanti – istituzioni, Forze dell’Ordine Protezione civile, volontari – si stanno prodigando per portare aiuto concreto e consolazione, fino ai luoghi più isolati”, ha continuato.

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