Andrea Barbacane “Il Grande inganno”, “Quel gran genio di mio zio Lucio Battisti e quel che non è mai stato detto”

Appena fresco di stampa “Il grande inganno” per le Edizioni Divina Follia, di Andrea Barbacane, nipote di uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, Lucio Battisti, un libro che lo ricorda, lo rilegge, lo riscopre, lo rilancio e ci racconta inediti assolutamente curiosi e gustosissimi

(Prima Pagina News)
Martedì 12 Maggio 2020
Roma - 12 mag 2020 (Prima Pagina News)

Appena fresco di stampa “Il grande inganno” per le Edizioni Divina Follia, di Andrea Barbacane, nipote di uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, Lucio Battisti, un libro che lo ricorda, lo rilegge, lo riscopre, lo rilancio e ci racconta inediti assolutamente curiosi e gustosissimi

“Il lettore – anticipa l’autore Andrea Barbacane- comprenderà le imprecisioni e le inesattezze che potrà rilevare leggendo questo libro, che non vuole essere la biografia di Lucio Battisti, bensì un percorso condiviso dell’uomo dagli inizi fino alla prematura scomparsa, con i suoi difetti, amori, successi, sogni, debolezze, illusioni; per questo, ciò che non riuscirò a descrivere, lo dovrò narrare”.

“Un libro veramente interessante - sottolinea con grande passione letteraria Silvia Denti che firma la prefazione del saggio- perché contiene dettagli e vicende che ci aiutano a comprendere meglio l’artista, ma soprattutto l’uomo, che è l’aspetto meno preso di mira dai giornalisti, avidi di conoscere, invece, il mero pettegolezzo o il fatto che crei scalpore. Solo attraverso la conoscenza dell’uomo si può giungere alla rivelazione dell’artista.

Il libro riporta anche degli scatti fotografici inediti, personali, che Andrea ritiene di dover mostrare a tutti coloro che hanno amato e amano Lucio, poiché un artista è di tutti, no? Come le grandi opere storiche: che senso avrebbe tenere celate la Gioconda o la Divina Commedia?

Era il 1998 e il 9 settembre Lucio moriva a Milano, fermando l’Italia intera, e io ricordo quel giorno come uno dei peggiori, a cui collegavo ogni disgrazia della mia esistenza. È difficile da spiegare, ma quando si ha subìto già qualcosa di straziante, a un supporto tanto importante come quel balsamo che era lui, Lucio, si attribuisce un istintivo “Perché te ne sei andato anche tu?”.

Mi capiranno in molti, anche coloro che hanno avuto altri idoli partiti presto per il Cielo. Badate bene, un anno e mezzo prima se ne era andato Ivan Graziani, altro mio Mito, che, guarda caso, aveva suonato con Lucio.

Quando spararono a John Lennon ero troppo piccina, o forse immatura, ne soffrii dopo e me ne rammarico ancora oggi. Sono pezzi di noi che vanno via, però rimane qualcosa di inattaccabile: la loro arte, in questo caso la musica”.

Dedicato a Roby Matano e a Cristine Leroux, Silvia Dente trasforma la sua prefazione in un saggio autonomo, quasi un romanzo personale, ricco di dettagli e di confessioni private e in cui con grande dolcezza ricorda Lucio Battisti nella maniera forse più sublime possibile, quasi quanto fa Andrea Barbacane: “Da allora l’ho ascoltato ancora più spesso, se possibile, cercando di trovarlo in ogni nota, in ogni espressione, interpretando in mille sfaccettature differenti ogni suo pezzo. E sono passati 21 anni, ma ogni volta che accendo il riproduttore, colgo nuove sfumature.

Non ringrazio Mogol e nemmeno Panella, anche se li apprezzo e li ritengo dei grandi e importanti elementi (l’uno e l’altro per motivi diversi) per i due periodi battistiani, ma è soprattutto Lucio che ha costruito le fondamenta di quelle meravigliose canzoni, tutte, nessuna esclusa.

Sapete, io vengo dalla scrittura di testi in prosa e poesia, sia chiaro (lo sa Iddio quanto avrei voluto saper suonare uno strumento!), ma amo troppo la musica al punto tale da percepirla, la visualizzo come fosse una lavagna piena di parole e potrei giurare di vederle le note messe insieme da Lucio, ogni nota una parola, una frase, un universo (che respira e sospinge la sua sfera…).

Quel che affermo qui mi viene confermato da Andrea, quando mi spiega che i dipinti dello zio Lucio riportano i titoli di quelle che sarebbero diventate, anni e anni dopo, composizioni di successo.

Li vedrete qui nel libro, (sono magici, a me donano brividi, poiché amo tantissimo la pittura contemporanea e quei colori accesi, quelle forme tanto decise mi hanno conquistato) coi titoli originali e le interpretazioni di Andrea stesso; saprete dove sono stati appesi, in quali stanze della famiglia Battisti hanno avuto la loro illustre parete”.

Ma Silvia ha parole dolcissime anche nei riguardi di Andrea, “una persona meravigliosa, davvero, un uomo onesto, pulito, che è cresciuto in una famiglia speciale, dunque non poteva essere diverso, e somiglia allo zio più di quanto lui stesso se ne renda conto. Insieme abbiamo chiacchierato a lungo e a me ha subito entusiasmato la sua idea di raccontare al mondo qualche verità sul genio che nessuno ancora conosce del tutto, da nipote qual è (ed è stato) persona presente, che ha vissuto le situazioni e porta notizie e aneddoti certi, che non hanno fatto in tempo (per fortuna) a essere distorti passando di bocca in bocca, dunque, liberi da condizionamenti.

Alla fine, ne è nato un libro veramente interessante perché contiene dettagli e vicende che ci aiutano a comprendere meglio l’artista, ma soprattutto l’uomo, che è l’aspetto meno preso di mira dai giornalisti, avidi di conoscere, invece, il mero pettegolezzo o il fatto che crei scalpore”.

Inedito, assolutamente inedito il riferimento a Lucio Battisti artista e pittore, dettaglio della sua esperienza che solo in pochi davvero conoscono, ma Lucio Battisti- ricorda Silvia Dente aveva anche la grande passione per la pittura, “una vera passione del nostro genio, che forse non aveva dimestichezza piena con le parole, ma tirava fuori dei vocaboli impensabili, bellissimi (lo dimostrano i titoli dei quadri), anche quando capitava che aggiustasse i testi di Mogol.

Con Panella approvava o meno, poi faceva un lavoro inimmaginabile che penso nessun musicista (o pochi) riesce a svolgere: musicare dei testi già pronti. E certo, avrebbe potuto sfruttare la bella vena poetica del cognato (lo capirete seguendo il racconto di Andrea), ma forse cercava proprio la complessità della parola che con Mogol ormai era satura”.

Lucio Battisti, dall’inizio alla fine, da capo a fondo, dalla testa ai piedi, cuore cervello e intelligenza, “tutto quanto troverete qui dentro – dice ancora Silvia Dente nella sua bella prefazione- è la parte più vera dell’uomo, coi pregi e i difetti, gli errori e i percorsi, tutto quanto un nipote sensibile e affezionato davvero allo zio, ai nonni, alla famiglia, ci può narrare, senza paura di deludere o di (s)travolgere.

A noi mancava questa voce, come ci manca l’ultimo disco mai uscito (A parte Il bell’addio, reso noto dopo la morte di Lucio, che avrebbe dovuto far parte de L’Apparenza), ci mancano gli anni in cui tutto è rimasto muto (anche se Mogol in qualche intervista lo ha ricordato, ammettendo recentemente che il genio della coppia era unicamente Lucio), poiché il destino ci ha tolto un grande musicista troppo presto, sì, ci ha lasciati orfani di quel meraviglioso tutto che lo attorniava, tranne ciò che rimarrà per sempre, indelebile, memorabile e mai obsoleta:la sua musica”.

E a proposito di Lucio , visto che la notizia è di pochi giorni fa: grazie allo scioglimento del divieto inerente alla riproduzione della musica di Battisti, finalmente tutti potranno conoscerlo, soprattutto i giovani, che hanno il diritto di apprezzare un grande genio, probabilmente l'unico, della musica italiana.


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

Andrea Barbacane
Il grande inganno
Lucio Battisti
PPN
Prima Pagina News
Silvia Denti

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU