Breaking News Infrastrutture Energetiche: Mauri, A2A, riformare procedure di appalto nei piccoli comuni

Al II Meeting Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali tenutosi a Palazzo Wedekind, il direttore generale della nota azienda energetica, sostiene che gli enti locali con meno di 5mila abitanti non hanno le capacità stesse di progettualità di quelli più grandi e vengono spesso esclusi da opportunità di rinnovamento ed efficientamento. Potrebbero attingere dalle gare dei loro capoluoghi

(Foto: Ildirettore generale di A2A Federico Mauri, durante il suo intervento al Meeting di Palazzo Wedeking)

(Prima Pagina News)
Giovedì 23 Ottobre 2025
Roma - 23 ott 2025 (Prima Pagina News)

Al II Meeting Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali tenutosi a Palazzo Wedekind, il direttore generale della nota azienda energetica, sostiene che gli enti locali con meno di 5mila abitanti non hanno le capacità stesse di progettualità di quelli più grandi e vengono spesso esclusi da opportunità di rinnovamento ed efficientamento. Potrebbero attingere dalle gare dei loro capoluoghi

(Foto: Ildirettore generale di A2A Federico Mauri, durante il suo intervento al Meeting di Palazzo Wedeking)

“I comuni sotto i 5mila abitanti, (circa 5500, il 70% dei comuni italiani ndr), richiedono una progettualità, per quanto riguarda l'illuminazione pubblica, che è paragonabile, in termini di costi fissi iniziali rispetto a comuni molto più grandi".

 È quanto dichiarato da Federico Mauri, Direttore generale dell'azienda A2A, intervenendo al II Meeting Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali tenutosi ieri, 22 ottobre a Palazzo Wedekind.

Non si genera quindi quel meccanismo virtuoso per cui noi facciamo un determinato progetto per cui si possa poi ammortizzarlo nel tempo – ha aggiunto Mauri – quindi i comuni piccoli tendono a rimanere esclusi da queste opportunità di rinnovamento ed efficientamento degli impianti di illuminazione”.

 “Quello che dico è questo – continua – il codice degli appalti non può essere uguale per tutti, ci vogliono delle norme dedicate ai piccoli comuni che possano semplificare loro la vita”.

Un comune di 5mila abitanti o meno – ribadisce – perché dovrebbe fare la stessa procedura di gara i un grande comune che ha tutte le risorse, gli uffici tecnici e quant'altro che possano gestire queste procedure complicate, magari potrebbe andare nel comune capoluogo, guarda tutte le gare che sono state fatte negli ultimi 24 mesi e può contattare i vincitori chiedendo loro di voler sottoscrivere un contratto uguale e quello aggiudicato nel capoluogo”.

Quindi Lei propone di attingere dai comuni più grandi al fine di sgravare quelli più piccoli da una complessa e costosa procedura?

Certo, una gara pubblica in Italia può durare fino a 4 anni, quindi io mi chiedo perché fare 8mila gare per 8mila comuni quando invece si potrebbe ridurre il tutto a 120 gare, tante per ogni capoluogo di provincia, perché il principio della gara è quello di valutare che gli operatori privati competano tra di loro e propongano un prezzo equo alla pubblica amministrazione che utilizza risorse pubbliche per approvvigionarsi dei servizi.

Questo porterebbe anche un'omogeneizzazione dei servizi e delle forniture perché per esempio, io che gestisco già Milano potrei agevolmente gestire anche altri comuni della provincia senza bisogno di risorse addizionali.

Ha altro da proporre per agevolare il mercato privato italiano dell'illuminazione e dell'energia?

La seconda cosa che dicevo è a procedura di infrazione che l'Ue ha mandato al governo italiano rispetto alla nostra normativa del project finance che ha degli elementi di criticità perché il diritto del promotore di esercitare la prelazione nella gara, dopo essere stato nominato promotore, è eccessivamente vantaggioso.

 Io propongo al posto del diritto di prelazione di essere riconosciuti dei punti tecnici o dei punti economici in gara, o il alternativa un contributo in conto capitale pari al 2,5 % del contratto.

La cifra non è casuale, essa corrisponde infatti all'importo che il codice già stabilisce per il pagamento del progetto del promotore che viene escluso.

 Questo credo sia abbastanza equo perché il promotore sa che può giocarsi questo 2,5% nella gara e diventa un pochettino più competitivo e rimane l'incentivo per il promotore di presentare il progetto, che è poi il vero valore del project.

Oggi il problema dei comuni, specialmente quelli piccoli, è fare la progettualità, cioè realizzare un progetto da mettere a gara, cosa che richiede dai 12 ai 18 mesi di tempo, che oggi se ne fa carico il privato, investe, progetta, e fa tutto ciò che serve e poi mette a disposizione del comune per fare la gara.

Se questo privato non ha più l'incentivo a fare questa iniziativa perché gli viene tolto il diritto di prelazione sulla gara, bisogna compensare in qualche modo, altrimenti smetterà di fare progetti di iniziativa privata.


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