Caso Pifferi, avvocati: "La Procura non ha preso iniziative su fatti gravi durante processo"
"Chiediamo a Viola un momento di incontro".
(Prima Pagina News)
Martedì 26 Marzo 2024
Milano - 26 mar 2024 (Prima Pagina News)
"Chiediamo a Viola un momento di incontro".
Prendiamo "atto della mancanza, allo stato, di iniziative dell'Ufficio" della Procura della Repubblica di Milano, in seguito ai "fatti gravi" avvenuti "nel processo a carico di Alessia Pifferi".

Così, in una lettera indirizzata al Procuratore di Milano Marcello Viola, gli avvocati della Camera Penale milanese.

Nella lettera, i penalisti fanno riferimento all'indagine parallela aperta dal pm Francesco De Tommasi, che procede per falso e favoreggiamento contro la legale della Pifferi, Alessia Pontenani, e quattro psicologhe, due delle quali, ieri, hanno ricevuto l'avviso di garanzia.

I legali della Camera Penale chiedono a Viola un "momento di incontro" sulle tematiche della protesta, che il 4 marzo ha condotto allo sciopero proprio per l'inchiesta parallela, e anche per altri problemi più ampi.

La Procura, spiegano, non ha agito in merito, "nemmeno dopo quella che è stata definita una 'requisitoria anticipata'" del pm, "posta in essere nell'udienza celebratasi lo stesso giorno" dello sciopero, cioè proprio il 4 marzo.

Quel giorno, prosegue la Camera Penale, ci sono stati confronti anche "sulle attività del personale sanitario che opera all'interno degli istituti penitenziari, in un momento peraltro di grave sovraffollamento carcerario, nonché sul tema relativo alle regole che governano le iscrizioni delle notizie di reato e le modalità attraverso cui avvengono le assegnazioni dei fascicoli".

Gli avvocati, quindi, chiedono a Viola e "a tutto l'Ufficio che rappresenta un'occasione di confronto effettivo rispetto ai temi proposti nell'assemblea".

I fascicoli "contenitore" si trovano in una situazione "patologica", senza tener conto dei "possibili conflitti di interesse" dei pm, così com'è successo nel caso di Alessia Pifferi, dove il pm sta indagando "su una parte del processo".

Gli avvocati, inoltre, segnalano i "cartelli affissi fuori dalle stanze" dei pubblici ministeri "che vietano di 'disturbare', mostrando così di non rispettare e non comprendere il ruolo del difensore", oltre alle difficoltà "di accesso al fascicolo" informatizzato.

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