Eccellenze Italiane: Salvatore Lombardo, siciliano, notaio, arbitro, già sindaco di Marsala.
Amico di vecchia data del Presidente Sergio Mattarella, Salvatore Lombardo racconta qui la sua vita e la sua esperienza di arbitro di serie A, impegno svolto tra un atto notarile e l’altro, perché questo è ancora oggi, soprattutto. il suo lavoro primario.
di Pino Nano
Martedì 25 Aprile 2023
Roma - 25 apr 2023 (Prima Pagina News)
Amico di vecchia data del Presidente Sergio Mattarella, Salvatore Lombardo racconta qui la sua vita e la sua esperienza di arbitro di serie A, impegno svolto tra un atto notarile e l’altro, perché questo è ancora oggi, soprattutto. il suo lavoro primario.
Eccellenze Italiane: Salvatore Lombardo, siciliano, notaio, arbitro, già sindaco di Marsala.
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Stella d’oro del Coni al merito sportivo, classe 1948, alto, possente, atletico, alle spalle una storia da grande sportivo, carattere affabile, accogliente, quasi avvolgente, austero nel modo che ha di parlare con gli altri, ex Sindaco di Marsala, due mandati diversi ed eletto sempre al primo turno, storico notaio siciliano, Salvatore Lombardo è stato appena nominato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana" per i suoi alti meriti istituzionali e sociali.

 

La sua è la storia di un professionista prestato allo sport, che ha lo sport nel cuore e nella mente sin da quando era ragazzo e suo padre lo aveva convinto che solo diventando un notaio affermato avrebbe poi potuto fare della sua vita un’isola di vera libertà. Salvatore ci ha creduto, e alla fine ha realizzato il sogno di famiglia, ma mai lasciando da parte lo steccato dello sport, che è ancora la sua seconda passione più grande. Alle spalle in questo suo studio notarile nel cuore più antico di Marsala c’è l’incanto e la magia della Sicilia più borghese e più nobile, ceramiche, stemmi, acqueforti, cornici, libri antichi e pergamene d’altri tempi, una sorta di museo privato che dà l’idea della versatilità del personaggio. Lo charme e la classe di altre generazioni e altre stagioni della vita, quando la borghesia da queste parti era tutto e il contrario di tutto.

 

Le cariche pubbliche che ha ricoperto ci danno di lui l’idea di un “servitore fedelissimo” del suo mondo, da una parte il mondo del notariato italiano, dall’altra il mondo del calcio. Notaio dal 13 ottobre 1977, prima nelle sedi di Licata, Calatafimi e poi a Marsala, sposato, padre di due figli, già Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, Salvatore Lombardo diventa notaio in Sicilia appena giovanissimo, per la cronaca di quegli anni sarà “il più giovane notaio d’Italia”. Arbitro di serie A, “indimenticabili le partite con Armando Maradona in campo”, diventa presto Presidente AIA, che è l’Associazione Arbitri Italiani. Dicevamo, Sindaco di Marsala per due mandati consecutivi eletto sempre al primo turno, Salvatore Lombardo è stato anche Vice presidente della Lega Pro, Componente Commissione direttivo ANCI, l’Associazione Comuni d’Italia, e attualmente è Vice Presidente della Corte Federale della FGCI, un incarico quest'ultimo che gli permette di entrare a pieno titolo nel dibattito a più voci sulle sorti del calcio italiano. Insomma, una vera autorità calcistica. Ma come se non bastasse, il nostro uomo è anche Presidente della Associazione Strada del Vino Marsala Terre d' Occidente, e questo corona ulteriormente l’alone di carisma che lo circonda.

 

-Presidente Lombardo mi pare di capire che la sua sia la storia di un predestinato al successo, primo della classe sempre e comunque?

La ringrazio per l’apprezzamento e non voglio schermirmi, ma io ho solo cercato nelle varie mie attività di impegnarmi al massimo e di dare alle organizzazioni, istituzioni per le quali ho operato la migliore funzionalità ed operatività. A scuola non ero il primo della classe, tra i primi però certamente sì.

 

-Partiamo dallo sport. È vero che lei prima di approdare al calcio, è stato uno sportivo a tempo pieno?

Si ho praticato molta atletica leggera, mi piaceva molto il salto in alto, ho praticato tanta pallavolo, tanto basket, tantissimo tennis, e ovviamente molto calcio.

 

-Poi ha fatto l’arbitro di serie A. Ha cominciato direttamente dalla massima serie?

No, tutti gli arbitri iniziano dirigendo gare del settore giovanile, poi gare dei campionati Regionali della Lega Dilettanti (III categoria, II, I, promozione ed eccellenza) Poi i campionati nazionali della stessa Lega dilettanti, della Lega Pro (serie C) e infine i campionati di B ed A. È " un cursus Honorum" lungo e difficile solo pochi raggiungono la Serie "A"

 

-Lei è di Marsala, all’altro capo dell’Isola c’era un altro arbitro di serie A, Concetto Lo Bello, che aveva fama di terribile, di inflessibile ed era di una generazione precedente alla sua. Che tipo di arbitro era Lo Bello? E Lei, sinceramente, che tipo di arbitro è stato?

Vede, Concetto Lo Bello è stato certamente nel suo periodo storico l'arbitro simbolo del calcio italiano, sicuramente il più famoso e conosciuto non solo in Italia ma anche nel mondo. Impersonava un tipo di arbitraggio che già quando arbitravo io ed oggi, ancor di più, non sarebbe stato, soprattutto nel modo di porsi con i calciatori e con gli operatori del settore, compatibile. Per rimanere nella famiglia Lo Bello, Rosario, figlio di Concetto, che arbitrò nello stesso mio periodo, dirigeva in modo diverso, I tempi cambiano e si evolvono. Concetto è stato l'antesignano di un arbitro atleticamente preparato e dinamico, sempre vicino all'azione. Ritengo di essere stato un buon arbitro che non ha potuto esprimere tutte le sue potenzialità sia per l'attività lavorativa che svolgevo sia perchè ho dovuto abbandonare il campo per fare il presidente dell'AIA.

 

-Ricorda qualche episodio in cui ha dovuto sfidare l’impopolarità? Per esempio, un rigore alla squadra di casa? Un assedio dei tifosi?

Devo dire, con sincerità, che nei massimi campionati (A, B e Lega Pro) pur avendo, a volte, fischiato rigori contro le squadre ospitanti o provvedimenti disciplinari nei confronti di calciatori delle stesse, non sono stato oggetto di particolari contestazioni o assedi da parte dei tifosi. Sono stato fortunato, anche se errori sicuramente ne avrò commessi anch’io.

 

-Lei ha arbitrato partite storiche dove hanno giocato campioni molto famosi…

Sì è vero, penso a Maradona, a Vialli, a Mancini, a Baggio, Paolo Rossi, Van Basten, Maldini, Baresi, Ancelotti, Tacconi, Cabrini, Scirea, Donadoni, Mauro, Laudrup, Rush, Altobelli, Serena, Collovati, Pruzzo, Boniek, Voller, e tantissimi altri.

 

-Mi dice almeno se Maradona in campo era attento alla disciplina?

Pur essendo spesso oggetto di falli, trattenute, ecc, Maradona non protestava mai, era molto corretto e rispettoso dei ruoli.

-Mi racconta un aneddoto legato all’arbitraggio di qualche grande campione

Senza fare nomi ma, solo per far vedere che in campo i calciatori spesso protestano, senza motivo, creando tensione sugli spalti. Ricordo un giorno che fischio un rigore per un fallo netto, arriva il capitano della squadra di casa e, non potendo contestare il fallo evidentissimo, mi dice " ma come può dare il rigore, il fallo è stato commesso sulla linea dell'area" ed io " appunto" - Le linee fanno parte delle aree che delimitano”

 

-Presidente, ma lei era già notaio negli anni in cui faceva l’arbitro di calcio?

Sì anche quando arbitravo in serie C, parlo della Lega Pro.

 

-Come faceva a conciliare questa attività arbitrale con l’attività professionale?

Si con molti sacrifici, anche economici, ma la passione è passione.

 

-Com’è cambiato oggi il ruolo dell’arbitro? È vero che con l’introduzione del var, l'arbitro ha perso in parte la sua centralità, diciamo pure la sua onnipotenza o la sua presunzione di infallibilità?

In che senso scusi?

 

-Nel senso che l’arbitro oggi, con gli occhi del var puntati addosso, si sentirà meno esposto all’errore, ma non si sente anche un pò sotto controllo?

Premesso un dato di fondo a cui tengo molto, e cioè che l'arbitro non si sente né onnipotente né infallibile, le aggiungo che il Var utilizzato bene coadiuva ed aiuta l'arbitro a sbagliare di meno. La tecnologia ha sempre aiutato. Ricordo che quando arbitravo io non c'era alcun collegamento fonico con gli assistenti, non c'era il quarto uomo, non c'erano le bandierine elettroniche, non c'era il goal line technology. Occorreva essere affiatati con gli assistenti, allora guardalinee, e con alcuni segni convenzionali comunicare senza che nessuno li comprendesse. Oggi sicuramente tutti questi nuovi sistemi e per ultimi il var e il sistema semiautomatico di rilevazione del fuorigioco hanno aiutato ed aiutano l'arbitro, la cui funzione non viene sminuita ma anzi esaltata, proprio perché evita di sbagliare. La cosa peggiore per l'arbitro è accorgersi di aver sbagliato. L'arbitro è sempre stato controllato dai Commissari speciali, oggi osservatori arbitrali, dalle TV e dalle loro telecamere, sempre più numerose.

 

-Per quale squadra da giovane faceva il tifo?

Ho iniziato ad arbitrare da giovanissimo, e quindi non ho tifato per alcuna squadra di grande blasone, ma solo per la squadra della mia città, il Marsala che alternava presenze in serie D e C.

 

-Dell’attuale mondo del calcio, dove circolano troppi soldi, mentre alcune società fanno il passo più lungo della gamba, che cosa pensa?

Ritengo che occorrerà attuare delle riforme strutturali e valorizzare giovani e vivai nell'interesse delle società stesse e soprattutto della nazionale. Il calcio non è comunque qualcosa di a sé stante, ma vive nella società e nel mondo attuale e ne rispecchia pregi e difetti.

-A un certo punto ha deposto il fischietto arbitrale. Ed è diventato il capo degli arbitri. Com’è avvenuto questo passaggio?

In modo traumatico. Avevo 39 anni, potevo ancora arbitrare per altri 5- 6 anni ma l'allora Presidente Federale Matarrese mi convinse " ad appendere il fischietto al chiodo" per diventare presidente dell'AIA, rinunciando anche a poter diventare arbitro internazionale.

 

-Quale fu la sua risposta?

Accettai con grande spirito di sacrificio perché si sceglie di fare l'arbitro per stare in campo e non dietro una scrivania. Ma, in un momento delicato per l'AIA, non potevo tirarmi indietro. Poi, oltre ad andare in campo, aveva sempre svolto compiti dirigenziali divenendo, giovanissimo, prima consigliere e poi presidente della Sezione di Marsala. Inoltre, avevo capito che continuare ad arbitrare sarebbe stato, per me, sempre più complicato perché aumentavano le gare, gli allenamenti, e quindi era sempre più complesso conciliare tutto questo con la mia professione di notaio, e la mia " sostenibilità economica". Allora per ogni gara di A, oltre al rimborso delle spese, prendevamo 90.000 lire e infatti tutti gli arbitri svolgevano una loro professione, avvocati, medici, impiegati, ingegneri ecc.

 

-Lei è stato anche sindaco di Marsala, una città che agli italiani evoca Garibaldi, l’inizio dell’unificazione italiana, ma anche le sue bellezze naturali, le isole di fronte, Mozia tra tutte, con le sue scoperte archeologiche, e i suoi prodotti, vinicoli. Nella sua attività di sindaco quanto le è stata utile la pratica di severità e di rigore dell’attività arbitrale?

Vede, ho sempre detto ai miei giovani colleghi arbitri, quando da Presidente dell’Associazione visitavo le sezioni e li incontravo che, aver fatto l'arbitro è stato importante nella mia vita e nelle varie attività che ho svolto dopo. Da ragazzi si impara a far rispettare le regole ma soprattutto a rispettarle ad essere corretti ed al di sopra delle parti, espletando una figura terza che, tra l'altro è fondamentale. Pensi all'attività di notaio. Nei miei otto anni di Sindaco, due mandati diversi, allora la durata era di 4 anni, ho lavorato con rigore e passione cercando di migliorare la mia città non solo "esteticamente", quindi nuove strada, nuove strutture, nuovi servizi, ma anche e soprattutto nella mentalità e nel sociale. Non ho mai messo fuorigioco i politici dei partiti e movimenti di opposizione perché, non ne avevo nè l'intenzione nè la volontà, né tantomeno la cultura. Ho cercato solo di lavorare assieme a loro. Il mio avversario è stato il contrasto al malaffare ed alla mafia, e questo mi ha comportato di vivere scortato per quattro anni, un'auto bruciata, e non le dico altro.

 

-Quando lei non farà più il notaio, avrà in casa un altro notaio?

Si mia figlia Francesca. È notaio a Reggio Emilia. Era innamorata della professione di notaio, avendo lei frequentato tantissimo il mio studio,poi ha molto studiato ed ha superato il concorso che, notoriamente, assieme a quello per giudice è il più difficile che c'è. Ha preferito scegliere Reggio Emilia e non lavorare a Marsala, e si è avvicinata all'altro mio figlio Michele che ha preferito fare l'avvocato a Modena

 

-La sua è stata una vita infinita di relazioni eccellenti…

Che vuole che le dica? Ho incontrato Ministri, Sindaci, ambasciatori in vari paesi, ma ne voglio solo ricordare uno che, purtroppo, mi ha deluso. Quando l'ho incontrato mi è sembrata una persona gentilissima che apprezzava l'Italia ed il notariato Italiano, ed oggi invece si distingue per una violenza verbale inaudita nei confronti dell'Occidente, dell'Italia e dell'Ucraina.

 

-Di chi parla?

Dell’allora primo ministro della Russia Dmitrij Medvedev.

 

-Per il suo ruolo apicale nei vari campi dove ha operato, ha incontrato spesso i presidenti della Repubblica, i Papi. Di ognuno di essi immagino lei abbia, oltre che le foto degli incontri, anche un ricordo?

Ricordo la grande dolcezza e l’umanità di Papa Giovanni Paolo II. Lo incontrai da Presidente Nazionale delle Città del Vino, e a cui consegnai una magnum di blend di vino da messa dei vari territori italiani, e lo scambio di battute sul vino e sul " bottiglione".

 

-E il Santo Padre?

L'apparente freddezza ed austerità di Papa Benedetto XVI si sciolse in un sorriso ed una battuta."Ora posso giocare", mi disse quando gli consegnai come vice Presidente della Lega Pro il pallone della Lega.

 

-Quanti Capi di Stato ha conosciuto?

Dei Presidenti della Repubblica ho incontrato Scalfaro, Ciampi e la simpatica sua consorte: Più volte anche Sergio Mattarella che conosco da tantissimi anni.

 

-In che senso?

Mattarella lo conoscevo ancor prima che fosse Presidente della Repubblica, e che apprezzo da sempre per la grande dirittura morale, la preparazione giuridica, l'affabilità e la signorilità con cui veste e riveste questo suo ruolo.

 

-Oggi lei è Vicepresidente della Corte Federale di Appello, la Cassazione del calcio. C’è un contenzioso notevole? Ci sono solo questioni disciplinari, squalifiche, o vi occupate anche di infrazione alle regole di bilancio delle società di calcio?

Si, sono uno dei Vice presidenti della Corte federale d'appello, e la Corte si occupa in secondo grado, ed ultimo, come organo di giustizia della Federcalcio, di tutte le violazioni, ad eccezione di quelle connesse alla disciplina antidoping, dello Statuto federale, del Codice di giustizia e delle norme federali in genere, da parte di tutti coloro che sono soggetti all'ordinamento federale. La corte è composta da operatori del diritto di eccelsa qualità, Presidenti di sezione del Consiglio di stato, consiglieri di stato, presidenti e consiglieri di Tar, avvocati dello stato, professori universitari, avvocati e notai che operano con scrupolo, coscienza e grande professionalità.

 

-Sbaglio o c’è un ritorno della violenza negli stadi e non solo in Italia. Cosa si può fare per far sì che gli stati siano solo luogo di incontro di tifosi e famiglie?

Purtroppo attorno al calcio e negli stadi si assiste, sempre più spesso, a fatti che nulla hanno a che fare con lo sport e con il calcio. Alcune zone degli stadi sono frequentate da teppisti, da violenti, da veri delinquenti. Inoltre, le violenze non si limitano allo stadio ma anche alle città che ospitano determinati tornei.

 

-E’ un problema solo italiano?

Assolutamente no. Il fenomeno si va sempre più estendendo ed internazionalizzando. In Italia, per un certo periodo, con le misure adottate dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, del quale per anni sono stato componente, con l'introduzione delle tessera dello sportivo, degli steward, il fenomeno era stato contenuto, adesso però ha ripreso virulenza e si notano pericolosi collegamenti internazionali. Probabilmente occorrono provvedimenti legislativi non solo in Italia, e quindi un coordinamento tra i vari stati Europei. Non si può consentire che una partita di calcio diventi l'occasione perché violenti danneggino opere d'arte, mettano a soqquadro città ed a repentaglio l'incolumità dei veri sportivi, dei cittadini e delle stesse forze dell'ordine che, per tutelarci, mettono a repentaglio la loro incolumità.

 

-Qual è stato, nelle sue varie cariche che ha ricoperto, il suo rapporto con i giornalisti?

Direi in genere ottimo, in pochissimi casi non ho " legato" con qualcuno perché mi ha dato l'impressione di " essere di parte" e di avere preconcetti

 

-In questo atteggiamento qual è stata, se c’è stata, l’influenza che ha potuto esercitare su di lei sua moglie, Rosa Rubino, che è giornalista, una delle poche donne-direttore di giornale, da anni alla guida del Vomere, che si pubblica a Marsala dal 1896!  

Al di là di quanto mia moglie Rosa abbia potuto influire, mi ha fatto certamente conoscere la cura ed il controllo che un giornalista serio o un direttore di giornale effettua nel pubblicare delle notizie, e che ipoteticamente possono danneggiare qualcuno o creare disagio. Fermo restando naturalmente l'obbligo deontologico di dare le notizie ed evitare fake news.

 

-Presidente la sua vita non è stata solo calcio, non solo notariato, ma è stata anche radicamento nella propria terra di origine. Oggi lei è anche presidente delle ‘’Strade del vino’’, una associazione consortile che raggruppa decine di produttori vinicoli.

Sono Presidente della strada del vino di Marsala Terre d'occidente, una strada, che già nel nome ti fa capire l'importanza e la storia della stessa. Il Marsala e la più antica doc d'Italia, e il nome evoca i grandi vini da "meditazione", assieme al Madera, il Porto e lo Sherry. Compito della strada del vino per me non è vendere vino, ma valorizzare il territorio e le aziende che operano in esso facendo apprezzare e mettere in risalto le bellezze storiche, archeologiche, naturali e le meraviglie dei nostri prodotti enogastronomici, in particolare l'olio ed il vino del " terroir".

 

-Posso chiederle come fa a conciliare tutti questi impegni? È vero che dorme poche ore come faceva Napoleone?

Dormo il giusto, mi creda. Io ho una mia filosofia di vita che è questa: ritengo che chi è molto impegnato alla fine riesca a svolgere più attività, ed a trovare il tempo per tutto. Per operare al meglio, occorre avere passione, impegno, saper scegliere i propri collaboratori e valorizzarli, delegando i necessari poteri. Io credo di aver seguito questo mantra.

 

-Qual è stato il segreto del successo?

È più banale di quanto non si immagini, mi creda. Rispettare le regole, sempre e comunque, e operare per la collettività in senso lato, più che per sé stesso. La polis, prima di tutto, il resto sarà bello lo stesso. Ho imparato negli anni una cosa fondamentale. nella diversità di ruoli e funzioni le esperienze precedenti ti formano e ti migliorano, anche perché ogni occasione, di confronto e di contatto umano ti fa crescere ed acquisire nuove conoscenze

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