In occasione del quindicesimo anniversario della sua scomparsa la Fondazione sul giornalismo a lui intitolata, insieme al Centro Studi sul Giornalismo Gino Pestelli di Torino, ha deciso di promuovere una giornata di studio, che si svolgerà da remoto lunedì 14 giugno 2021 secondo il seguente programma: ai saluti istituzionali (ore 9.30) di Giorgio Levi e Marina Macelloni, seguiranno gli interventi di Valerio Castronovo e di Ferruccio De Bortoli. Poi la Prima Sessione (ore 11-13.30) con un tema di grande respiro, “Approdi e ripartenze: bilanci e prospettive di storia del giornalismo”.
Introduce e coordina il dibattito Enrico Serventi Longhi. Intervengono: Pierluigi Allotti, Lorenzo Benadusi, Oliviero Bergamini, Simona Colarizi, Franco Contorbia, Mauro Forno, Ada Gigli Marchetti, Giovanni Gozzini, Alberto Sinigaglia. Discussant: Giancarlo Tartaglia. Tema della Seconda Sessione invece (ore 15-18) “La traversata: appunti sulla perenne transizione del giornalismo”.
Introduce e coordina il dibattito Christian Ruggiero. Intervengono: Paolo Carusi, Maurizio Cau, Alberto Ferrigolo, Raffaele Fiengo, Mario Morcellini, Marco Pratellesi, Roberto Reale, Sergio Splendore e dulcis in fundo Vittorio Roidi.
La prestigiosissima Fondazione Murialdi, ricordiamo, ha lo scopo di raccogliere e mettere a disposizione di studiosi e ricercatori tutta la documentazione sulla vita e la storia del giornalismo italiano, anche attraverso la sistematizzazione della documentazione archivistica degli enti di categoria. Lo Statuto su cui regge la Fondazione sottolinea che la stessa “e realizza i suoi scopi mediante la raccolta, la catalogazione e la digitalizzazione della documentazione proveniente dagli enti costitutivi e da conferimenti e donazioni di enti o soggetti privati; mediante l’attività di ricerca; la promozione di studi sul giornalismo; l’organizzazione di convegni, dibattiti e pubblicazioni; e infine la istituzione di borse di studio e di ricerca”. La Fondazione -precisa ancora l’atto costitutivo- promuove, anche su richiesta degli enti fondatori, qualunque iniziativa che possa agevolare il raggiungimento dei suoi scopi, anche mediante la collaborazione con Istituzioni Universitarie, centri di ricerca e organismi di studio o professionali in Italia e all’estero.
La Fondazione vuole quindi ricordare Paolo Murialdi, e lo fa a distanza di 15 anni esatti dalla sua morte, con un dibattito di largo respiro e di grande ambizione professionale, ma questo tentativo di essere “i primi della classe” la Fondazione questo se lo porta dentro il suo DNA da sempre.
Paolo Murialdi -si legge nella biografia ufficiale di Guido Crainz per il Dizionario Biografico degli Italiani- nacque a Genova l’8 settembre 1919, da Vezio, noto giornalista sportivo genovese, e da Maria Mellano. Il nonno paterno, Luigi, scomparso nel 1920 a soli 48 anni, era stato deputato riformista nel 1913 e nel 1919, e nel luglio 1919 aveva ricoperto la carica di sottosegretario nel governo formato da Francesco Saverio Nitti. Nel 1939, giovanissimo studente universitario, Paolo Murialdi esordì come giornalista sulle pagine de IlSecolo XIX iniziando così il lavoro, e la passione, di tutta una vita, e laureandosi solo più tardi in giurisprudenza senza peraltro mai praticare la professione. Sottotenente degli alpini nel battaglione Mondovì, dopo l’8 settembre 1943 scelse di partecipare alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi dell’Oltrepò pavese: "Mi arruolai in un campo di meliga della cascina chiamata la Fogliarina", ricordò senza retorica in un bel libro-testimonianza su quegli anni, La traversata. Settembre 1943-dicembre 1945. E senza retorica scelse il nome di battaglia: "Qui nessuno mi conosce e posso continuare a farmi chiamare Paolo, come nella vita" . Gli aveva dato appuntamento in quel campo di meliga di Montebello della Battaglia un amico genovese originario di quella zona e di otto anni più anziano, già suo comandante di compagnia nell’esercito: Italo Pietra, che sarebbe stato poi suo direttore al Giorno.
Nel dopoguerra Murialdi lavorò prima a Milano sera, poi all’Avanti! e – dopo la scissione socialista di Palazzo Barberini – all’Umanità, sino ad approdare nel 1950 al Corriere della sera. Lasciò il quotidiano di via Solferino nel 1956 per partecipare, come redattore capo (collega tra gli altri di Giorgio Bocca e Gianni Brera) all’esperienza dell’innovativo quotidiano Il Giorno, finanziato dall’ENI di Enrico Mattei e dall’editore Cino del Duca, fondato e diretto da Gaetano Baldacci fino al 1960 quando fu sostituito da Pietra. In quegli anni – ricorda lo stesso Guido Crainz- il quotidiano dell’ENI, fautore del centrosinistra in politica interna e di una politica estera più autonoma rispetto agli Stati Uniti, contribuì in maniera determinante – anche grazie all’adozione di un moderno impianto grafico (con grandi fotografie a colori) e a un’informazione a un tempo popolare e d’opinione – allo svecchiamento del giornalismo italiano. La pagina culturale, di cui Murialdi fu responsabile, fu un esempio di innovazione sul terreno dei contenuti e su quello dei linguaggi (V. Emiliani, Orfani e bastardi. Milano e l’Italia viste dal “Giorno”, Roma 2009). Ne fu un limpido esempio la serie Cento libri in ogni casa che il quotidiano iniziò a pubblicare il 4 ottobre 1960, negli anni del primo diffondersi della cultura di massa in Italia, presentandola come . Nel 1974, in una fase di grande effervescenza e ansie di rinnovamento, e in un combattutissimo congresso, Murialdi fu eletto Presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, incarico tenuto sino al 1981 partecipando da protagonista alle discussioni sulla legge di riforma dell’editoria e fornendo un contributo di rilievo alla rottura degli orizzonti corporativi ancora largamente presenti nella categoria. Alla Federazione collaborò anche negli anni successivi, promuovendo fra l’altro la pubblicazione di un volume a più voci dedicato alla sua rifondazione dopo la caduta del fascismo (“Oggi 26 luglio 1943 alle ore 9...”. Risorge la Federazione della stampa, prefazione di Miriam Mafai, Roma 1986).
Poi, dal 1986 al 1990 fu tesoriere della Federazione Internazionale della Stampa. Nel 1976 -si legge ancora nel Dizionario Biografico degli Italiani- fondò la rivista Problemi dell’informazione, che divenne subito strumento fondamentale di conoscenza e di dibattito culturale e che diresse fino al 1998. Nel luglio 1993 fu nominato dagli allora presidenti di Camera e Senato, Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini, consigliere d’amministrazione della Rai, in quel ‘consiglio dei professori’ del quale fecero parte anche Claudio Dematté, presidente, Feliciano Benvenuti, Tullio Gregory ed Elvira Sellerio, e che iniziò un’opera di rinnovamento del servizio pubblico radiotelevisivo, interrotta, nel luglio dell’anno successivo, dal primo governo presieduto da Silvio Berlusconi: su quella esperienza, e più ancora sulla difficoltà complessiva della transizione italiana di quel periodo, Murialdi scrisse allora una lucida e amara testimonianza (Maledetti “professori”. Diario di un anno alla Rai, Milano 1994). Proseguì poi il suo lavoro di storico del giornalismo fino alla morte, avvenuta a Milano il 13 giugno 2006.
Il webinar potrà essere seguito dalla
pagina YouTube e dal
sito della Fondazione Murialdi.
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