Il genio e le idee di Ruzante nel lavoro artistico “Parole Intrappolate” di Jacopo Gianninoto e Bruno Lovadina
Un lavoro artistico dove un docente universitario e musicista da una parte e un attore dall’altra, cooperano nel dare nuova luce ad un Autore che meriterebbe di essere maggiormente portato alla pubblica notorietà  
di Francesco Tortora
Sabato 06 Maggio 2023
Dal nostro corrispondente a Bangkok - 06 mag 2023 (Prima Pagina News)
Un lavoro artistico dove un docente universitario e musicista da una parte e un attore dall’altra, cooperano nel dare nuova luce ad un Autore che meriterebbe di essere maggiormente portato alla pubblica notorietà  

E’ stato recentemente pubblicato l’ultimo lavoro artistico e musicale del quale sono Autori il musicista e docente universitario Jacopo Gianninoto, docente presso la ABAC Assumption University di Bangkok e Bruno Lovadina, attore e regista nonché direttore della compagnia teatrale “Bel Teatro”. Il lavoro è intitolato “Parole Intrappolate” ed è un vero e proprio progetto artistico dove Musica e Parole si uniscono nel veicolare il genio e le idee di Ruzante, un Autore importante della Letteratura e della Cultura italiana che meriterebbe di essere ulteriormente messo in luce. Pubblicato il 23 aprile 2023 è oggi disponibile su tutte le maggiori piattaforme online. E’ stato realizzato nello studio di Jacopo Gianninoto, a Bangkok e successivamente reso disponibile online. 

Angelo Beolco detto Ruzzante o Ruzante (Padova o forse Pernumia1496?–Padova17 marzo 1542) è stato un drammaturgoattore teatrale e scrittore italiano. 

Il Ruzzante, scrittore veneziano, figlio naturale del medico Giovan Francesco Beolco, professore presso la facoltà di medicina dell'Università di Padova, ebbe una lunga e proficua collaborazione con l'amico Alvise Cornaro, ricco proprietario terriero e letterato. Autore di numerosi trattati di architettura e di agraria, il Cornaro rappresenta un'importante figura di intellettuale proprio per il carattere "laico" del suo operato.  

Nella critica, l'immagine di Ruzzante è variata nel tempo. Creduto autore "tutto istinto", come lo definì Emilio Lovarini, tra i suoi primi studiosi, oggi Ruzzante è unanimemente considerato autore "colto". Tra le altre prove di questa sua cultura ci sono le citazioni o i riferimenti interni alle sue opere, che spaziano dalla cultura classica a echi della cultura luterana d'Oltralpe. Nel corso dei secoli la sua fortuna è stata alterna. Nei primi decenni successivi alla morte, e fin quasi alla fine del secolo, fu citatissimo, anche se, dalla natura di predette citazioni, dobbiamo pensare che derivino al più da tradizioni orali che dalla lettura dei suoi lavori, le cui pubblicazioni sono tutte postume. 

Autore di opere teatrali, trasse per se stesso lo pseudonimo di Ruzzante, dal nome di un personaggio delle sue commedie, un contadino veneto che è stato differentemente caratterizzato di opera in opera. Le varianti del personaggio corrispondono alla diversa prospettiva da cui l'autore ha voluto analizzarlo, in uno scavo progressivo mai viziato da populistico fervore, e che, nel complesso delle opere, porta ad un ritratto "a tutto tondo" della realtà del contado pavano. 

Ruzante usava il dialetto pavano anche un po’ in sfida alla cultura ricca che usava “il fiorentinesco” come lo chiama lui in un suo testoNella sua visione, quindi, si trattava proprio di un discorso sulla lingua del popolo. Contro la lingua dei signori. Infatti lui porto per la prima volta nella storia una scena in cui un popolano uccideva un nobile (cosa impensabile al tempo) e che non se ne pentiva affatto. 

 

Qual è l'idea che sottende questa vostra esperienza? Come nasce questo cosí particolare lavoro?  

 

Bruno e Jacopo: Siamo entrambi di Padova e il lavoro di Ruzante fa parte della storia della città. Nella nostra collaborazione artistica che dura da più di 15 anni abbiamo spesso fatto spettacoli su Ruzante integrati con musica, principalmente con il liuto. Molto spesso portando queste performance al meraviglioso Odeo Cornaro. Durante l’ultima visita di Lovadina a Bangkok per uno spettacolo che abbiamo creato su Galileo Galilei abbiamo deciso di sperimentare una versione musicale dei testi di Ruzante.  

 

Questa "revisione" quasi-rap di Ruzante -a vostro parere- potrebbe attualizzarlo e portarlo a maggior conoscenza della platea mondiale ma -in special modo- di quella italiana?  

 

Bruno e Jacopo: Inizialmente la parte musicale era stata pensata in maniera più classica, ma ritenendo che non portasse nulla di nuovo abbiamo deciso di cercare un altro approccio. Vista la natura dei testi ci e sembrato più interessante usare dei suoni più contemporanei e rendere la recitazione quasi un Rap o un Trap. Ruzante era un autore che metteva in scena il popolo, la gente comune e usava il linguaggio della strada, dunque ci siamo divertiti a portare questo approccio, che ovviamente non vuole essere accademico ma divulgativo, far riscoprire la grandezza dell’autore tramite della musica che può essere ascoltata in quanto tale. L’uso del dialetto pavano in Ruzante, rende alcuni dettagli spesso incomprensibili anche a chi parla il moderno dialetto Padovano o Veneto ma si riesce a cogliere un significato generale; un po’ appunto come il rap e la trap c’è utilizzano slang spesso incomprensibili a chi non li vive da dentro. Ovviamente nella speranza che il tutto stimoli la curiosità.  

 

Vivi da lungo tempo all'estero, insegni presso la Assumption University di Bangkok e quindi, dal tuo osservatorio, puoi meglio valutare questo aspetto: cosa ritieni si possa consigliare a chi è nel management istituzionale, perché la Cultura Italiana torni a riscuotere maggior dignitá, spazio e rispetto nella nostra Patria d'origine?  

 

Jacopo: Ovviamente questo è un argomento su cui si dovrebbe fare un discorso molto lungo e complesso, tutti hanno in mente soluzioni legate alla propria visione o esperienza personale che non necessariamente una volta applicate porterebbero i risultati sperati. Ultimamente la tendenza è quella di valorizzare ciò che produce un ritorno economico come ad esempio l’enogastronomia, ormai elevata a quasi unico ambasciatore della cultura italiana nel mondo. Personalmente - pur apprezzando le nostre tradizioni culinarie! - preferisco la valorizzazione di elementi culturali indipendentemente dalla loro capacità di generare profitti, anche perché giudicare un’opera d’arte o culturale in base alle sue potenzialità economiche sarebbe come giudicare una manovra finanziaria in base alle sue qualità artistiche! L’arte ha una sua storia, un suo lignaggio e le opere degli artisti sono parte di un percorso storico che bisogna conoscere e capire: per apprezzare veramente l’arte di Giotto, Bernini o Caravaggio, la musica di Beethoven, Debussy e Stockhausen e via dicendo non basta dire “mi piace” o “non mi piace” non è solo una questione di consenso o gusto personale, ma bisognerebbe sapere cosa c’era prima di loro e cosa è cambiato anche grazie a loro. Poi è chiaro che viviamo in una realtà e in questa realtà bisogna essere in grado di muoversi e produrre cultura tenendo conto della realtà e non solo della nostra visione ideale.  


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