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La presa di posizione della Commissione Europea va nella stessa linea Valditara: equiparare nei diritti docenti di ruolo e precari. Il cortocircuito tra esigenze del Paese e vincoli europei potrebbe sbloccare le rigidità del sistema.
La presa di posizione della Commissione Europea va nella stessa linea Valditara: equiparare nei diritti docenti di ruolo e precari. Il cortocircuito tra esigenze del Paese e vincoli europei potrebbe sbloccare le rigidità del sistema.
Di Anna Maria De Luca
È una buona notizia il fatto che la Commissione europea abbia deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea per la parificazione dei diritti tra precari e docenti di ruolo e perché diminuisca il precariato. Sono le stesse richieste che il Ministro Valditara da tempo ha avanzato alla stessa Commissione Europea: “rivedere il sistema di reclutamento dei docenti italiani previsto da un’intesa fra la Commissione e il precedente governo, rivedere le rigidità della riforma PNRR che creano un’oggettiva discriminazione a danno dei docenti precari e non tengono conto dei numeri del precariato che sono cresciuti negli scorsi anni”.
Quindi l’Europa, da una parte limita l’Italia nell’assumere i precari perché ci vincola alla necessità, concordata dall’Europa stessa con il precedente ministro dell’Istruzione, di fare concorsi da PNRR e di assumere da tali concorsi (e quindi con la conseguenza che i precari debbano iscriversi a tali concorsi e vincerli). Dall’altra, ci deferisce alla Corte di Giustizia perché il nostro Paese non riduce abbastanza il numero dei precari, operazione impossibile proprio perché l’Europa stessa obbliga l’attuale ministro ad assumere da PNRR, per l’accordo preso appunto con il suo predecessore. Una sorta di gatto che si mangia la coda, e proprio per questo il deferimento alla Corte di Giustizia europea è una buona notizia che va esattamente nella direzione auspicata da Valditara: è giusto il cortocircuito che serviva per fare emergere le contraddizioni del sistema ed andare a dama, cioè arrivare finalmente ad arginare il precariato che si trascina da tutti i governi precedenti, di qualunque colore politico siano stati.
Il problema, come si sa, è annoso ed ereditato: la prima procedura di infrazione fu infatti avviata nel 2010, quindi ben 14 anni fa, ma archiviata nel 2014. La seconda, circa dieci anni fa, ha portato al deferimento di cui si parla in questi giorni. Di certo, l’attivazione dei concorsi PNRR, richiesti dall’Europa, ha costretto l’Italia ad accantonare dei posti per chi vincerà quei concorsi dato che, sempre secondo l’Europa, chi vincerà dovrà essere assunto. Di conseguenza, non è stato possibile, proprio in vista di quei concorsi, assegnare tutti i posti disponibili. Secondo i dati del Ministero, sono circa 160 mila i precari: si va dal 37% a Milano al 43% a Lodi, al 20% a Napoli fino al 10% ad Agrigento. Come si esce “dall’inghippo”? La posizione dell’Italia già avanzata mesi fa dal Ministro all’Europa, è arrivare ad allineare i diritti economici e gli scatti di anzianità tra docenti e precari e, in particolar modo, modificare il reclutamento dei docenti attraverso una revisione del sistema di assunzioni, al fine di renderlo più equo e meno discriminatorio.
Dire che l’Europa bacchetta l’Italia è pertanto una contraddizione in termini, sono titoli volti a manipolare un fatto che è di per sé positivo, una delle solite distorsioni dell’informazione volte a dare contro all’attuale governo. I fatti sono esattamente all’inverso, come è evidente da quanto dichiarato qualche giorno fa dal direttore dell’Ocse. "Da Italia mai così tanta attenzione sull’istruzione”, ha detto infatti Andreas Schleicher, a margine della presentazione del rapporto Ocse "Education at a Glance 2024", decretando quindi una sonora promozione per il lavoro che il ministro sta portando avanti, nonostante tutte le difficoltà. Da parte sua, Valditara ha risposto su X con un ringraziamento ed un sereno: “Continuiamo con determinazione il cammino delle riforme”. Con la stessa serenità, attende fiducioso che l’Europa accolga le sue richieste, da tempo avanzate, affinché la parificazione dei diritti possa essere estesa ora anche alle forme di reclutamento. In Europa, qualcosa si sta muovendo. Se le richieste del ministro saranno accolte dalla Commissione Europea si andrà finalmente verso un sistema educativo più giusto e inclusivo per le risorse umane delle nostre scuole