Laura Giordani: «Ogni individuo ha il diritto di accedere alla cultura e all'intrattenimento, indipendentemente dalle proprie capacità e disabilità»

Un viaggio verso un cinema ancora più inclusivo attraverso lo “sbriciolamento delle immagini nelle parole” nella sottile arte dell’audiodescrizione.

di Viktorie Ignoto
Sabato 01 Giugno 2024
Roma - 01 giu 2024 (Prima Pagina News)

Un viaggio verso un cinema ancora più inclusivo attraverso lo “sbriciolamento delle immagini nelle parole” nella sottile arte dell’audiodescrizione.

Laura Giordani: «Ogni individuo ha il diritto di accedere alla cultura e all'intrattenimento, indipendentemente dalle proprie capacità e disabilità»
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Laura Giordani, autrice, dialogista, audiodescrittrice e docente, da più di 30 anni opera nel campo dell’adattamento di testi cinematografici e televisivi. Parole d’ordine: professionismo creativo, inclusione sociale e, soprattutto, tanta passione per quella che si direbbe una vera e propria vocazione.

 

- Sulla sua pagina Facebook si legge: "Nasco con un sogno nel cassetto: diventare scrittrice. Per puro caso mi ritrovo a lavorare nell'edizione cinetelevisiva, nell'affascinante mondo del doppiaggio, dove negli anni divento adattatrice dialoghista e audiodescrittrice." Perché quel "puro caso"? È forse il lavoro che in qualche modo ha scelto lei? C'entra qualcosa la sua vocazione per il sociale?

 

«Il puro caso” che mi ha portato nel mondo del doppiaggio e dell'audiodescrizione è stato come un giro di magia inatteso. Dopo aver completato gli studi, grazie alle mie competenze in matematica sono stata chiamata a sostituire temporaneamente unimpiegata presso uno studio commercialista. In quelloccasione ho avuto la fortuna di incontrare Roy de Leonardis, uno dei titolari della Roy Film, un'azienda del settore doppiaggio cine-televisivo che mi ha offerto l'opportunità di lavorare con lui. Così, il 23 settembre 1987, ho iniziato la mia carriera presso la Roy Film, un giorno che ha segnato l'inizio di una straordinaria avventura nel mondo del doppiaggio. Anche se mi rendo conto che forse non è stato un evento così casuale dopotutto. Credo che il destino abbia un modo alquanto particolare di indirizzarci verso le nostre vere passioni. Nel mio caso, il lavoro nell'edizione cinetelevisiva è stato come un richiamo al quale non potevo resistere. E ho scoperto altri modi di mettere a frutto la mia passione per la scrittura: ladattamento dei dialoghi prima e laudiodescrizione poi. Inoltre, credo che la mia vocazione per il sociale abbia giocato un ruolo importante in questo percorso. L'audiodescrizione è una forma di inclusione, di dare voce a chi altrimenti potrebbe sentirsi escluso. E mi permette di concretizzare vocazione e passione attraverso il lavoro creativo perché alla fine l'audiodescrittore, come lo scrittore, costruisce mondi che, anche se non fisicamente esistenti, prendono forma attraverso le parole e la descrizione delle immagini.»

 

- Come si concilia l'esigenza di fare la scrittrice, quindi "produrre" la nostra creatività, con le necessità pratiche dettate dal mestiere dell'audiodescrizione? 

 

«Conciliare la mia aspirazione di essere scrittrice con il lavoro pratico dell'audiodescrizione è stata una sfida stimolante. Ho imparato che la creatività non ha confini e che ogni esperienza può essere una fonte di ispirazione. L'audiodescrizione richiede una precisione dettagliata, ma allo stesso tempo offre spazi per l'interpretazione creativa. È come dipingere con le parole, trasformando immagini in paesaggi sonori per chi non può vedere. Scrivere è un atto di creazione, e in un certo senso, anche l'audiodescrizione lo è: descrivere dettagliatamente ogni elemento visivo è come comporre un intricato puzzle di immagini verbali.»

 

- Che rapporto intercorre tra l'immagine e le parole? Cosa vuol dire "sbriciolare" l'immagine nelle parole?

 

«Il rapporto tra immagine e parole nell'audiodescrizione è come un delicato equilibrio tra concretezza e suggestione. 'Sbriciolare' l'immagine nelle parole significa catturare l'essenza visiva e trasformarla in una descrizione ricca di dettagli sensoriali. È come mettere insieme i pezzi di un puzzle, uno alla volta, fino a creare un quadro completo nella mente dell'ascoltatore. Questo processo richiede precisione e immaginazione, poiché ogni parola deve essere accuratamente scelta per evocare l'immagine corretta.»

 

- Che differenza sussiste tra la pratica dell'audiodescrizione e le radiocommedie?

 

«La pratica dell'audiodescrizione e delle radiocommedie differisce nella forma e nell'intento, ma entrambe coinvolgono la narrazione audio. Mentre l'audiodescrizione si concentra sull'accessibilità visiva, le radiocommedie offrono intrattenimento attraverso il suono. Entrambe sono forme di storytelling che stimolano l'immaginazione dell'ascoltatore, ma con approcci e obiettivi diversi.»

 

- Che valore ricopre la lingua italiana entro il dominio dell'audiodescrizione?

 

«Il valore della lingua italiana nell'ambito dell'audiodescrizione è fondamentale e si manifesta in diversi aspetti. Innanzitutto, la ricchezza e la varietà del vocabolario italiano permettono di esprimere concetti complessi in modo chiaro e dettagliato, garantendo una descrizione accurata delle immagini per chi non può vederle direttamente. La precisione della lingua italiana consente di trasmettere non solo informazioni visive, ma anche emozioni, atmosfere e sfumature, rendendo l'esperienza dell'audiodescrizione più coinvolgente e immersiva. Inoltre, l'italiano è una lingua dalle radici culturali profonde, che si riflettono nei suoi molteplici dialetti e nelle sue sfumature linguistiche. Perciò, utilizzare la lingua italiana nell'audiodescrizione non solo favorisce l'accessibilità per il pubblico italiano, ma contribuisce anche a preservare e valorizzare la ricchezza culturale del nostro Paese. E in questo modo l'audiodescrizione non rappresenta solo un servizio di accessibilità, ma diventa anche un veicolo per diffondere e promuovere la lingua e la cultura italiana.»

- Come possiamo modificare il preconcetto secondo il quale i film, per definizione, non debbano essere necessariamente resi fruibili dai non vedenti o ipovedenti? 

«Il preconcetto che i film non siano destinati ai non vedenti o ipovedenti è un'idea superata che va sfidata. Ogni individuo ha il diritto di accedere alla cultura e all'intrattenimento, indipendentemente dalle proprie capacità e disabilità. L'audiodescrizione è uno strumento potente per abbattere queste barriere e rendere il cinema accessibile a tutti. Informando e sensibilizzando il pubblico sulle esigenze delle persone con disabilità visive, possiamo cambiare gradualmente questa percezione e promuovere una maggiore inclusione nell'industria cinematografica.»

 

- Com'è inserito questo mestiere, oggi, entro il mondo audiovisivo italiano? La tv e le piattaforme, secondo lei, coprono a sufficienza questa necessità?

 

«Oggi, il mestiere dell'audiodescrittore, pur essendo ancora sconosciuto a molti, è sempre più integrato nel mondo dellaudiovisivo italiano. Le emittenti televisive generaliste, soprattutto RAI, e le piattaforme stanno gradualmente aumentando la loro offerta di contenuti accessibili, finalmente la parola audiodescrizione” è stata inserita nel vocabolario e già questa è una grande vittoria. Ma c'è ancora spazio per miglioramenti. È importante continuare a promuovere l'accessibilità e a sensibilizzare sulle esigenze delle persone con disabilità visive. L'audiodescrizione si sta facendo strada come parte integrante della produzione audiovisiva, ma c'è ancora molto lavoro da fare per garantire che tutti possano godere appieno dell'esperienza cinematografica e televisiva.»

 

- Quale progetto che ha realizzato l’ha più coinvolta e ispirata e perché?

 

«È molto difficile per me scegliere tra i vari progetti su cui ho lavorato perché rimango sempre molto entusiasta da tutto ciò che mi viene proposto. Senzaltro tra quelli che più mi hanno coinvolta e ispirata ci sono la mostra fotografica su Sexandthecancer – Ballata sensuale” realizzata in collaborazione con la dottoressa Amalia Vetromile, la Fondazione Alinari per la Fotografia e Blindsight Project per laccessibilità; Quattro quinti”, il docufilm sul calcio giocato dai non vedenti del regista Stefano Urbanetti, presentato alla Festa del Cinema di Roma e, ovviamente, il progetto che ha portato alla stesura del mio libro Il Signore degli Anelli. La Compagnia dellAD”. È stata una sfida molto importante perché si è trattato della prima vera e propria audiodescrizione collaborativa, di squadra, una pratica non proprio diffusa in questo settore. Laudiodescrizione è stata richiesta espressamente dai fruitori e, trattandosi di un lavoro impegnativo e pro-bono, temevo di metterci un poa trovare professionisti disposti a imbarcarsi in questa impresa; invece, hanno risposto tutti con grande entusiasmo, sia i descrittori, ben 11, sia una società, la Artis Project, che si è assunta lonere dello speakeraggio (Lodovico Zago) e della post-produzione dellAD. Si è trattato di un progetto che mi ha ispirata molto, tanto a livello professionale quanto personale e ha rafforzato la mia convinzione che tutte le grandi opere si possono realizzare anche in squadra.» 

 

 

 


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