Partiamo da lei, da Eleonora Mattia: “Sono nata a Colleferro nel 1976, e cresciuta a Valmontone. Dopo la laurea in Giurisprudenza, e un master in bilancio consolidato- racconta questa giovane esponente politica romana-, ho completato il mio percorso con l’abilitazione alla pratica forense e l’iscrizione all’albo degli avvocati. Ciò non mi ha impedito, negli anni, di impegnarmi con passione per la mia comunità, partecipando attivamente alla vita politica e svolgendo inchieste giornalistiche – grazie alla collaborazione con il quotidiano l’Unità, diretto da Antonio Padellaro – su temi delicati, come la drammatica situazione ambientale della Valle del Sacco”.
La politica dunque prima di tutto, la politica intesa come servizio, come passione, come tradizione morale, come necessità per aiutare chi non ha voce, e di questo slogan Eleonora Mattia ne ha fatto il suo mantra. Oggi il tema principale del dibattito sono i fondi europei. E a questo proposito non fa che ricordare come “il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede un importante capitolo di spesa – 4,6 miliardi di euro – per la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia” e a cui lei tiene più di ogni altra cosa.
“Un investimento cospicuo – dice - sul sistema 0/6 anni, direzione che la Regione Lazio ha preso da tempo con l’approvazione della legge regionale 7/2020 proprio in attuazione del decreto legislativo 65/2017 che aveva istituito il sistema integrato in Italia. È significativo che l’Unione Europea investa nell’educazione come strumento di ripresa e resilienza dei territori dove gli spazi scolastici ed educativi sono spazi di crescita, riscatto, progettazione del futuro”.
“Creare comunità a misura di bambino e di giovane – sottolinea - significa costruire e rigenerare quartieri e quadranti delle città, immaginarli in maniera più inclusiva e partecipata. Ma farlo in questo momento non può prescindere da una valutazione del forte impatto che la crisi sanitaria, la conseguente crisi economica e la chiusura delle scuole hanno avuto sulla la vita dei più piccoli, dei ragazzi e delle loro famiglie, con un peso ancora più marcato sui minori che già si trovavano in condizioni di svantaggio educativo, sociale o economico”.
Iscritta al Partito Democratico fin dalla sua costituzione, nel 2013 è stata eletta a Valmontone ricoprendo l’incarico di vice sindaca con delega alla cultura e alle politiche sociali.
Oggi la sua attenzione è tutta puntata sulla “città del futuro”, che lei interpreta in questa maniera: “Abbiamo assistito a un impoverimento educativo anche a causa del confinamento domestico e dalla mancanza di infrastrutture e competenze digitali adeguate a scuola e a casa. Sempre nell’ultimo anno e mezzo abbiamo potuto toccare con mano quanto l’apprendimento non avvenga solo entro i confini della classe, ma può essere diffuso e giocarsi su dinamiche differenti tra vari attori. Tutto questo va considerato nell’immaginare le città del futuro anche ridefinendo ciò che costituisce una comunità educativa o di apprendimento e quali debbano essere le finalità del sistema di istruzione”.
E qui il discorso vola su Roma Capitale che immagina in questo modo. “Credo che a Roma – ripete - ci sia bisogno di una strategia complessiva – sulla scia dei Patti educativi di comunità - che metta in rete le scuole, gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private, le realtà del Terzo settore a collaborare, attraverso lo strumento della conferenza di servizi, per fortificare l’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti necessari, ma non unici. I bambini che vivono nelle aree urbane sono più esposti a livelli più elevati di rischi ambientali come l'inquinamento atmosferico, il rumore e il calore e hanno un accesso limitato agli ambienti naturali, compresi gli spazi verdi”.
“Quando ho promosso la legge regionale 7/2020 l’ho fatto nella convinzione che investire nell’infanzia significa agire contro le disuguaglianze e investire sulla qualità e l’accessibilità dell’educazione come strumento per rimettere al centro i diritti più piccoli e investire sul futuro. Mi creda, è urgente che la Capitale per tornare ad essere una grande città delle opportunità metta in campo una seria progettualità per investire dove è necessario, potenziare la rete dei servizi e degli spazi educativi diffusi e creare luoghi di riscatto”.
Ne è sicura: “Lo dicono i dati sulle prove Invalsi, lo dicono tutti gli studi pre e post-pandemia. L’educazione e la formazione accessibile e di qualità sono la più potente politica attiva del lavoro e, soprattutto, il migliore strumento di giustizia sociale e riscatto”.
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