Premio Nosside, da 39 anni un inno alla poesia. In anteprima l’ultimo saggio del biografo di Leonida Repaci

Pasquale Amato, Presidente Fondatore del Premio Nosside, venendo incontro alle sollecitazioni provenienti da varie parti del mondo, ha deciso di prorogare sino alla mezzanotte del 10 luglio - nei differenti fusi orari - le iscrizioni al 39° Premio Mondiale di Poesia Nosside 2024.

di Pino Nano
Mercoledì 03 Luglio 2024
Roma - 03 lug 2024 (Prima Pagina News)

Pasquale Amato, Presidente Fondatore del Premio Nosside, venendo incontro alle sollecitazioni provenienti da varie parti del mondo, ha deciso di prorogare sino alla mezzanotte del 10 luglio - nei differenti fusi orari - le iscrizioni al 39° Premio Mondiale di Poesia Nosside 2024.

"Rinnovo i ringraziamenti a poetesse e poeti per la rinnovata diffusa fiducia al nostro Progetto”. La notizia legata al Premio Mondiale di Poesia Nosside che si prepara a festeggiare quest’anno il suo trentanovesimo anno di vita è un invito alla lettura di nuovi saggi di poesia e di nuovi testi. Oggi abbiamo scelto per voi un libro appena fresco di stampa, che è “Vento di Luna”, scritto da uno dei padri della storia sindacale calabrese.

 

La prima domanda che ci viene spontanea è questa:”Come è possibile che un uomo del sindacato, un cultore dei contratti di lavoro, un mediatore di vertenze, un apostolo dei più deboli e dei senza voce, un servitore attento e fedelissimo del mondo del precariato, perché qui tutto è ancora molto precario, ad un certo punto della sua vita trovi il tempo la voglia e la passione per diventare anche un poeta? Può accadere?”.

 

Nel caso di Natale Pace è accaduto, e come è accaduto. Parliamo di un uomo che ha fatto del sindacato una religione, che ha vissuto in prima persona e in presa diretta le più complesse battaglie sociali della Piana di Gioia Tauro, ma parliamo anche di un intellettuale che nel corso della sua vita ha trovato il modo e il tempo per accreditarsi come biografo ufficiale del grande Leonida Repaci, e non solo, e che della letteratura italiana che ha studiato a fondo e con immenso trasporto ha preso il meglio, che vuol dire la passione per la poesia.

 

Fresco di stampa, è appena uscito “Vento di Luna”, (183 pagine, Pace Edizioni), 167 poesie, una più bella dell’altra, alcune hanno anche delle dediche, si vede che Natale Pace non ha dimenticato i suoi amici più cari. Bellissima la prefazione che scrive per lui Corrado Calabrò: “Natale Pace è arsuriato (come lui stesso si definisce) di bellezza. La bellezza della poesia e della sua terra. In momenti felici le due bellezze si associano: le Eolie sono lì a mostrare che si può salpare, si può andare oltre inseguendo il sole: “vista di mare azzurro proteso / laggiù verso le isole / dove si congiunge al cielo di nuvole arrossate”. “Cristalline acque laggiù, dopo Arcudace, / dove guizzano palamiti d’argento”. Ma della poesia il poeta non può fare mai a meno; “versi per vincere giornate uguali, / una sull’altra”.

 

 

E’ la poesia – aggiunge Corrado Calabrò, poeta di grande fascino e di grande esperienza- “che riporta dolci e accorati nel ricordo anche i giorni duri, quando un cielo basso faceva acquattare le Eolie. Carducci avrebbe approvato. La verità è che chi è poeta non può cancellare l’impronta che un’immagine gli ha impresso dentro e che nella poesia ha una seconda vita, la vera vita al di là delle apparenze banale e consunte. La poesia si rinnova come le stagioni, ma perdura al di là delle stagioni”.

 

E come se tutto questo non bastasse, Natale Pace nel suo libro ci regala anche una riflessione dolcissima di Dante Maffia, intellettuale e poeta egli stesso che il mondo della letteratura riconosce oggi come icona di questo mondo e di questo secolo: “Poesie d’amore. Poesie scritte col cuore, con l’anima, col vento, coi sogni e con una dose di esoterismo che rende impalpabili il senso e i suoni e ne fa un concerto. Natale Pace – scrive nella sua postfazione Dante Maffia- conferma, anche in questa raccolta, che il suo estro vagabondo ha saputo e sa cogliere l’essenza del vivere, la passione dilagante e calda dell’amore e farne serti di sillabe preziose che sintetizzano i sentimenti, le emozioni, la reciprocità con la donna”.

Ha perfettamente ragione il grande Dante Maffia, ma è difficile assegnare a Natale una etichetta che lo contraddistingue e lo fermi in una definizione: “E’ sempre teso alla ricerca dei nessi che disgregano l’assetto del mondo e lo ricostruiscono poi con le sue parole che nascono nell’incanto vissuto ogni volta con la donna amata. È un libro, questo, denso di avvenimenti e di accensioni, di emozioni, di improvvisi risvegli, di mondi che si catapultano per raggiungere l’essenza del vivere rinnovati nell’anima, pronti a riprendere il cammino. Natale si affida totalmente ai versi per compiere il cammino della grazia umana e prenderne il sale necessario che gli servirà a condire gli accordi del suo cuore con le nuove conoscenze”.

 

Tre poeti insieme, tre sognatori, tre diversi visionari, per un libro che non mancherà di essere citato, ricordato, ripreso e premiato, se non altro per la forza espressiva del suo autore.

 

“Ogni suo gesto -scrive Dante Maffia di lui- è una scoperta, ogni sua nuova scelta la meraviglia di avere trovato finalmente l’approdo e tuttavia non esiste, nell’immaginario del poeta, la necessità della stasi, del lasciar perdere per riposarsi. C’è, pagina dopo pagina, un’ansia che scalpita, e che vuole raggiungere l’impegno totale con la luce, umana e divina. Una necessità che lo coinvolge e lo tiene inquieto sul filo del rasoio dei sentimenti. E’ per questo che i versi spesso diventano apodittici e altre volte invece diventano possibilità di futuro, accordo con l’indefinibile”.

 

Cerco Natale Pace nella sua casa di Palmi, e con la sua proverbiale modestia mi sussurra “Ma è solo una prova d’autore”. Intuisco che per lui sia stata davvero una prima prova con il banco magico della poesia, ma poi mi tornano in mente le cose scritte su di lui da Dante Maffia: “Mi preme anche sottolineare la finezza con cui Natale Pace ha costruito il libro, la dolcezza che lo ha spinto a scrivere versi che nascono dal profondo dell’anima e mostrano che ancora e sempre è l’Amore che regola l’Universo, che apre al sogno la sua regalità divina. Ci sono perfino degli haiku a dimostrazione del lavoro attento, alla sintesi fatta da Natale, e ci sono degli accenni di teatro, per non parlare della varietà dei metri, direi della musica che sottende il dettato e lo rende partitura che investe le ragioni intime di ogni lettore. Insomma, un libro bello, acceso da un fuoco autentico d’amore, dalla convinzione che tutto rinasce se avremo saputo rispettare la sostanza e l’essenza dei mutamenti e dell’evoluzione. Un libro che lascia uno strascico indelebile dentro chi avrà saputo assaporare e vivere il profumo delle piccole utopie che Natale ha diligentemente sparse ad ogni quadrivio con la coscienza che nulla può fermare la poesia”.

 

Il suo vecchio amico Leonida Repaci- ne sono certo- se fosse ancora in vita questo libro lo porterebbe di sicuro al Premio Viareggio per il premio più ambito. 


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