Suscitare il consenso nel Paese più vasto del mondo , il cui territorio potrebbe contenere circa 56 volte l'Italia, è impresa da temerari. Regole complesse, sbarramenti agli ingressi, opinione pubblica spesso più radicale di chi la rappresenta. Lo zar Vladimir Putin è meno estremista della maggior parte di coloro che governa.
La Russia ha i suoi paradossi e questo è solo uno di questi. Nel Paese dei paradossi, da oggi ce n’è uno in più. Lo sviluppatore quarantunenne di "World of Tanks", Slava Makarov, ha lasciato la sua scrivania a Wargaming per lanciare un nuovo partito nella Federazione. Si chiama Partito della Democrazia Diretta della Federazione Russa. L’atto di fondazione risale allo scorso 5 marzo 2020 ma è stato registrato presso il Russian Federal Tax Service in aprile.
Da aprile ad oggi ha aperto 50 sedi nelle Oblast (Regioni) di tutto il Paese. In Italia ha messo piede in occasione del XIII Forum economico eurasiatico: per ascoltare, capire, osservare da vicino un Paese che la cosiddetta “democrazia diretta” l’ha vista, conosciuta e fatta salire al potere.
Makarov è il segretario e leader del partito; è l’ inventore del popolare videogioco World of Tanks, vicepresidente della multinazionale Wargaming ( ma ha lasciato la company ) , tra i leader mondiali nel settore dei videogiochi di strategia e combattimento.
Dice che serve più strategia in democrazia che sui campi di guerra . In Italia doveva presentarsi all’opinione pubblica proprio il primo giorno dell’abolizione di tutti i convegni e congressi. Poi si è spostato a Verona in qualità di relatore al Forum eurasiatico, assieme agli altri compagni di viaggio, tutti membri del comitato organizzatore del partito: Alexey Pilko, Direttore di Eurasian Center e Boris Chigidin, di Yandex.Money. Ma anche Oleg Artamonov, Direttore generale di Unwired Devices e Timofey Shevyakov, ex produttore di LiveJournal.
Uomini di piattaforma e di comunicazione per un’impresa tutta interna alla Federazione ma che attraverso PPN dialoga anche con l’Italia, Paese che ha già visto l’ascesa di un partito a “democrazia diretta”, il Movimento 5 Stelle. E’ probabile che nei prossimi mesi i contatti si intensifichino. E che la presentazione offuscata dal Covid finisca sotto riflettori più potenti.
Il nuovo partito russo ha un unico obiettivo: restituire la politica alle persone in modo che abbiano l'opportunità di avviare discussioni su qualsiasi questione importante e di poter monitorare ciò che viene fatto. Da noi sembra minimal e superfluo. Makarov giura che una rivoluzione così grande la Russia non la conosce. Per realizzarla, il Partito propone di introdurre un nuovo format decisionale, attraverso il voto espresso dai cittadini su una piattaforma online.
Alla base non ci sono ideologie o appartenenze politiche, ma solo l'ascolto dell'opinione diretta degli elettori, tramite una App di voto riservata ai suoi membri e coinvolgendo gli sviluppatori delle principali società IT regionali, perché le oblast russe hanno regole differenti in materia.
Qualcosa di simile ma anche di più complesso di quanto non preveda la piattaforma Rousseau. Un attacco a Putin? Ad ascoltare con attenzione Makarov si deve rispondere, onestamente, che di attacco non si tratta. Ma di voglia di cambiamento, si.
Il Manifesto del Partito della Democrazia Diretta afferma che "anche nelle attuali condizioni di stabilità relativa il modello di sviluppo russo sembra essersi praticamente esaurito e richiede un serio rinnovamento".
I problemi irrisolti a cui fa riferimento il Manifesto sono le "dinamiche demografiche sfavorevoli, l’inaccettabile stratificazione sociale, la bassa qualità del lavoro, le difficoltà sistemiche nel fare affari e l'estrema sovra-regolamentazione di tutte le aree di attività". Non è un attacco perché lo dice anche Putin, con toni più sfumati.
Ma il metodo invocato per uscire dalla situazione di crisi non ha nulla a che vedere con Putin: il Partito di Makarov non punta allo smantellamento del sistema ma alla sua revisione, ridestando dal loro torpore i cittadini russi. Qualche freccia diretta al Palazzo del potere Makarov e i suoi l’hanno messa all’arco, cominciando dal quorum proibitivo necessario per chiamare i cittadini ad esprimersi in sede referendaria.
Oggi servono 2 milioni di firme e non è agevole superare l’asticella. Il Partito propone che il tetto sia fissato a 300 mila firme, mentre per i referendum regionali – questa la proposta- dovrebbe essere sufficiente non l'1% delle firme sul totale degli elettori bensì il 2% di quelli regionali.
Il Partito ritiene inoltre che sia necessario abbandonare il divieto di tenere un referendum nell'ultimo anno di mandato della Duma di Stato e consentire referendum sulla richiesta di dimissioni anticipate di governatori e capi di municipalità. Non sarà facile vincere la sfida dei quorum, elemento con cui tradizionalmente i partiti che già sono nei palazzi tagliano l’erba sotto i piedi ai nuovi soggetti che intendono entrarvi.
E forse questa prima sfida lanciata costituirà la cartina al tornasole della solidità del nuovo partito di democrazia diretta. Ma più di un piede nelle oblast il partito l’ha messo al primo colpo. E durante la votazione sugli emendamenti costituzionali che si sono svolti in estate, i rappresentanti del nuovo partito sono stati inclusi nel gruppo di esperti creato dalla Camera pubblica della Federazione Russa. Altro piede nei piani nobili del potere decisionale russo.
Lo scenario russo sarà certamente influenzato dal risultato delle imminenti elezioni americane.
Ma ancor di più lo scenario russo potrebbe cambiare sotto l’effetto di alcune riforme che il partito di “democrazia diretta” reclama a gran voce, il divieto di tenere un referendum nell'ultimo anno di mandato della Duma di Stato e consentire, invece, referendum sulla richiesta di dimissioni anticipate di governatori e capi di municipalità.
La stessa partecipazione dei cittadini al referendum va rivista insieme alla creazione di un nuovo sistema di voto elettronico, così argomenta Makarov, abolendo anche l’istituto che mette i giudici di pace sotto l’ombrello delle autorità regionali anzichè del voto popolare.
Una nuova piattaforma basata sulla blockchain cambierà la Russia?
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News