Una politica in ginocchio: Macron, Scholz e il sogno europeo in frantumi

La Francia e l’Europa stanno vivendo un momento di profonda crisi istituzionale, politica ed economica. Un’analisi incisiva arriva da Luigi Tivelli (NELLA FOTO), che oggi su Il Tempo fotografa una realtà drammatica in cui non solo la Francia, ma l’intero progetto europeo appare in seria difficoltà.

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Venerdì 06 Dicembre 2024
Roma - 06 dic 2024 (Prima Pagina News)

La Francia e l’Europa stanno vivendo un momento di profonda crisi istituzionale, politica ed economica. Un’analisi incisiva arriva da Luigi Tivelli (NELLA FOTO), che oggi su Il Tempo fotografa una realtà drammatica in cui non solo la Francia, ma l’intero progetto europeo appare in seria difficoltà.

Un’analisi tanto più attuale in vista della visita di Donald Trump a Parigi per l’inaugurazione della rinnovata cattedrale di Notre Dame, un evento simbolico che mette a nudo le fragilità del Vecchio Continente.

 Perfino Aldo Cazzullo, tra i più esperti osservatori delle dinamiche francesi, ha sentenziato sul Corriere della Sera che “Il Macronismo è morto”. La Francia si trova in una crisi istituzionale senza precedenti, la prima dal 1962 a oggi.

 La caduta di un governo in meno di tre mesi e la crescente polarizzazione tra i populismi di destra (Le Pen) e sinistra (Mélenchon) lasciano Emmanuel Macron bloccato in una morsa che sembra paralizzare qualsiasi capacità di governo.

 La sua strategia di riforme sofisticate e ambiziose si è rivelata un boomerang, incapace di intercettare le esigenze reali della popolazione. Ma non è solo la Francia a vacillare. Anche la Germania di Olaf Scholz è in piena crisi.

Il cancelliere rischia di essere il becchino della socialdemocrazia tedesca, incapace di rispondere alle sfide economiche e sociali che si moltiplicano.

La crisi dell’automotive, uno dei settori chiave dell’economia europea, colpisce duramente entrambi i Paesi, accentuando le tensioni tra il popolo e le élite politiche. Non sorprende, quindi, che l’asse franco-tedesco, tradizionale pilastro dell’Unione Europea, sembri oggi più fragile che mai. Tivelli sottolinea come il derby tra popolo ed élite, che ha portato Donald Trump alla presidenza negli Stati Uniti, sia ormai una costante anche in Europa.

Le élite autoreferenziali, per dirla con Luigi Einaudi, non sembrano più “conoscere per deliberare”.

Questo scollamento è evidente sia in Francia sia in Germania, e il malcontento si riversa su un’Europa incapace di rispondere con decisione e visione. Con la visita di Trump a Parigi, Tivelli propone una riflessione interessante: di fronte al “Make America Great Again” del tycoon americano, l’Europa dovrebbe rispondere con un “MEGA”, “Make Europe Great Again”. Tuttavia, i presupposti per un rilancio sembrano deboli.

Nonostante i tentativi di Ursula von der Leyen di spostare l’equilibrio europeo verso un asse conservatore, il quadro politico rimane frammentato e la capacità di reagire alla crisi appare limitata. In questo contesto desolante, Giorgia Meloni emerge come uno dei pochi leader conservatori in grado di tenere testa alle sfide del derby popolo vs élite.

La nomina di Raffaele Fitto ha segnato uno spostamento verso l’area conservatrice, ma basterà per ridare slancio al progetto europeo? La visita di Trump a Notre Dame rischia di trasformarsi in un momento simbolico non solo per la Francia, ma per l’intera Europa.

 Se il Vecchio Continente non troverà il modo di rilanciarsi, dando risposte concrete alle sue crisi interne, rischia di essere ricordato più per il suo declino che per la sua capacità di resistenza. Un’Europa in ginocchio difficilmente potrà competere con un’America che, piaccia o meno, sembra determinata a “fare grande” il suo futuro.


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