Unical, alle urne per il nuovo Rettore dell’Università della Calabria, Nicola Leone o Perrelli?

Fumata nera nel primo turno per l’elezione del rettore dell’Università della Calabria, per il sessennio 2019-2025.

(Prima Pagina News)
Domenica 30 Giugno 2019
Reggio Calabria - 30 giu 2019 (Prima Pagina News)

Fumata nera nel primo turno per l’elezione del rettore dell’Università della Calabria, per il sessennio 2019-2025.

di Franco Bartucci

Nessuno dei tre candidati – Nicola Leone, Luigi Palopoli e Raffaele Perrelli – ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti validi, fissata a 417. Stretta la forbice tra i primi due sfidanti: Leone ha ottenuto 335,40 (41,39%), Perrelli 316,38 (39,04%), Palopoli 158,60 (19,57%).

“La scelta nelle urne sarà tra uomini di potere e uomini di grande libertà. Del conflitto non bisogna avere paura. Solo il conflitto dichiarato può portare alla ricomposizione.

Quello che non fa bene è l’indistinto incestuoso che abbiamo avuto in questi sei anni.

La politica è governare con le persone che condividono la tua stessa visione, nell’interesse di tutti”. Sono parole pronunciate dal candidato Rettore Perrelli che abbiamo sentito nell’ultima assemblea svoltasi lo scorso 26 giugno, nell’aula magna “Beniamino Andreatta”, alla presenza di circa il 60% del corpo elettorale chiamato ad eleggere il nuovo rettore che dovrà governare l’Università della Calabria per i prossimi sei anni.

Mentre ho sentito dall’altra parte il candidato Leone ritornare a spiegare all’assemblea ed arricchire il suo programma di lavoro e di gestione futura dell’Università inserendovi alcune proposte indicate nel programma del prof. Luigi Palopoli, ritiratosi dalla competizione, di stretto interesse del corpo docente e non docente, come degli studenti.

E’ stata la riproposizione di un programma di lavoro innovativo e di rinnovamento dell’Università sul piano sociale intellettuale, civile ed umano avendo come meta il raggiungimento di fini e progetti sani per il suo sviluppo senza alcun riferimento critico alle figure dirigenziali del passato, ma con una affermazione forte che inchioda tutti alle proprie responsabilità: “L’Università cresce tutta insieme o affonda tutta insieme”.

Nessun riferimento a parole vecchie che fanno parte del linguaggio politico del nostro paese e che sono state adottate nella precedente elezione, da parte di quella cordata, guidata proprio dal prof. Perrelli, che in nome della “discontinuità”, rispetto al Rettore Latorre, ha portato all’elezione del Rettore Crisci, il cui periodo di governo nel suo intervento dell’ultima assemblea lo ha definito come “l’indistinto incestuoso”, scaricandosi di qualsiasi senso di responsabilità nell’averlo caso mai creato, ma con l’aggravante di esprimere nei confronti di una persona parole disumane che non dovrebbero far parte del linguaggio di un docente umanista come viene definito in gergo giornalistico in questa campagna elettorale.

L’Università della Calabria, attraverso il suo corpo elettorale, è di fronte ad una scelta chiave, di non rispondere agli enigmi, “continuità o discontinuità”, “continuità o cambiamento”, ma di avere la capacità di saper scegliere tra l’Università dei “ponti” o l’Università dei “muri”, tra una vera università “umana” ed una “disumana”, una Università “conflittuale” o “pacifica” nel dare spazio e dignità di conquista a tutti indistintamente, non solo a quelle persone che ne condividono il disegno politico o meglio la “visione” per un fantasioso “interesse per tutti” descrittivo governato da una “elite”.

La politica con le sue figure rappresentative, messa sotto processo in questa campagna elettorale (con spirito grillino) tanto da invocare la costruzione di muri in difesa della propria autonomia (buona o cattiva), ha sempre fatto parte nel bene e nel male dei percorsi di vita dell’Università della Calabria, a cominciare dalla promulgazione della legge istitutiva dell’Università della Calabria del 1968. Il merito di questa legge va soprattutto a loro, a tutte le componenti politiche dell’arco costituzionale del cosentino che seppero lavorare per arrivare alla promulgazione della legge con primo firmatario il presidente Aldo Moro.

Debbo dissentire dall’affermazione del prof. Guerino D’Ignazio che finanche il prof. Andreatta aveva della diffidenza nei confronti delle figure e partiti politici cosentini. Andreatta amava confrontarsi e rapportarsi, per la costruzione dell’Università, con tutti i soggetti e partiti politici appartenenti all’area costituzionale, pur avendo delle affinità di valori cattolici con figure come Antonio Guarasci e Riccardo Misasi.

Amava incontrarli tutti a livello regionale e fummo incaricati con il dott. Antonio Onofrio ad organizzare nell’aula circolare dell’edificio polifunzionale, come nel salone di rappresentanza del Comune di Cosenza e nella sala consiliare della Provincia di Cosenza, degli incontri con tutti i parlamentari calabresi, i vari presidenti della Regione, delle Province e dei Sindaci capoluoghi della regione. Credeva nella funzione della figura e degli uomini che ne facevano parte, anche s’ebbe un rapporto conflittuale, per una distinta visione del modo di governare la nascente università, con il Ministro e parlamentare, on Giacomo Mancini, e con il sen. prof. Luigi Gullo, con il quale ebbe un contenzioso legale penale durato tredici anni (1972/1985), che si concluse con l’assoluzione piena “perché il fatto non sussisteva”, sia per il prof. Andreatta, che per Sylos Labini e Vanzetti. La politica e i partiti politici, come i movimenti cattolici ed anche sindacali, furono invitati a stimolare la partecipazione al voto per l’elezione dei rappresentanti degli studenti, come del personale tecnico amministrativo, nei vari organismi di gestione dell’università, tanto che finanche i giornali hanno descritto negli anni l’appartenenza politica degli eletti, almeno fino a quando non si è stravolto nel nostro paese il sistema politico per effetto di “tangentopoli”.

La politica e le sue figure rappresentative hanno sempre partecipato e condiviso gioie e dolori della nostra Università, come accadde il 28 giugno del 1979 con il blitz degli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, alla ricerca di presunti terroristi nel campus universitario di Arcavacata, per non dire di altre importanti vicende succedutesi nel tempo non trascurando la stessa funzione dei Sindaci di Cosenza, Rende e Montalto Uffugo, con i quali ci si è dovuti sempre confrontare per dare visibilità e servizi all’Università nel contesto di una città.

La verità è che oggi l’Università della Calabria, con il suo elettorato, ha veramente l’opportunità di cambiare pagina scegliendo tra colui che ha in se, manifestandole, le scorie velenose del passato, dimenticando il detto evangelico “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”; mentre di fronte si ha colui che invece ti invita a fare parte di una comunità aperta e responsabile nel lavorare tutti insieme per dare slancio all’università, sia in ambito regionale, nazionale che internazionale.

Non più guerre e odi, ma ventate di pace, serenità e laboriosità. Non sapere fare la giusta scelta di equilibrio è manifestare la propria cecità, gravissima per un centro di cultura, formazione e di ricerca.


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