Buenos Aires-Amendolara, Papa Francesco e Antonio Petta. Storia di un cordone ombelicale spezzato per sempre
Strano destino ha accomunato Papa Francesco e Antonio Petta. Il giorno in cui Papa Francesco veniva operato al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, 4 luglio 2021, in altra parte del mondo - Buenos Aires - Antonio Petta, originario di Amendolara di Calabria, moriva di male incurabile. In pochi in Italia conoscono Antonio Petta, ma i due erano amici, anche coetanei per essere entrambi nati nel 1936.
di Rocco Turi
Venerdì 09 Luglio 2021
da Buenos Aires - 09 lug 2021 (Prima Pagina News)
Strano destino ha accomunato Papa Francesco e Antonio Petta. Il giorno in cui Papa Francesco veniva operato al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, 4 luglio 2021, in altra parte del mondo - Buenos Aires - Antonio Petta, originario di Amendolara di Calabria, moriva di male incurabile. In pochi in Italia conoscono Antonio Petta, ma i due erano amici, anche coetanei per essere entrambi nati nel 1936.


Il loro ultimo incontro fu in piazza San Pietro nel marzo 2017, quando Antonio arrivò in Italia allo scopo di percorrere a ritroso la propria vita. Questo fu il suo racconto nei giorni successivi, quando lo incontrai per una video intervista su YouTube: "Ci siamo rivisti col Papa dopo tanto tempo, perché da quanto è venuto a Roma per essere eletto al soglio del pontificato non lo avevo mai più incontrato. E’ stata un’emozione grandissima, soprattutto perché volevo presentargli mio nipotino Facundo che fa il chierichetto alla Cattedrale di Buenos Aires".

"Mentre si avvicinava mi ha riconosciuto e regalato un bellissimo sorriso; ho presentato il mio nipotino, lo ha salutato, ha scambiato con lui qualche parola; gli ho parlato della statua davanti alla quale si inginocchiava ogni giorno al suo ingresso in Cattedrale. Facundo ed io abbiamo provato gioia infinita, soprattutto mio nipote per avergli stretto la mano… immagino che anche il Papa sia rimasto contento, perché ci conosciamo da molti anni. Purtroppo c’era tanta gente e abbiamo potuto parlare solo un attimo, ma abbiamo conservato le fotografie come bellissimo ricordo. Siamo stati anche un po' sfortunati perché alcuni mesi prima, in Argentina, ci era stato fissato un appuntamento per assistere alla messa da lui celebrata a Santa Marta".

"E’ capitato che Papa Francesco fosse entrato in ritiro spirituale dal 4 al 9 marzo e la nostra udienza particolare era prevista esattamente nell’ultimo giorno; così ci hanno proposto di incontrarlo in prima fila in piazza San Pietro nell’udienza del mercoledì. Sono fiducioso che prossima volta potremo avere un incontro più lungo".

Purtroppo, per Antonio non sarà possibile. Dopo una breve funzione religiosa nel cimitero di Charita di Buenos Aires, le sue ceneri saranno portate nella chiesa di Santa Rosa de Lima accanto a quelle della moglie Isabel. Ma il “nipotino” - che nel frattempo, oltre a fare il chierichetto nella vecchia Cattedrale di Bergoglio, ha conseguito due lauree in “Scienze politiche” e in “Relazioni internazionali” - e il fratello Guido saranno in grado di continuare sulle tracce dell’amato abuelo.

“Nonno Antonio è stato un uomo spettacolare, ho mille ricordi… - dice Facundo - ricordo quando all’età di quattro anni insieme a Guido, nostro cugino Federico e nonna Isabel ci recammo per la prima volta in vacanza a Mar del Plata. Mi affascinavano tanto le storie della sua infanzia. Per ultimo ho il ricordo del viaggio in Italia insieme a lui; ero a Londra per studiare inglese e ci incontrammo a Roma per visitare Papa Francesco e poi insieme a te andammo in Assisi. Ma il ricordo in assoluto più bello è quando ogni domenica pomeriggio prendevamo un caffè al bar e poi andavamo in Cattedrale per servire messa”.

Dopo essere stato operato nel febbraio 2020 e gennaio 2021 alla “Suiso”, più importante clinica medica privata in Argentina, Antonio fu rimandato a casa con la speranza di guarire, ma le incessanti cure non diedero esito positivo. Sarebbe stato inutile infierire su un organismo irreversibilmente malato e negli ultimi tre mesi - questo era il tempo di vita previsto dai medici - Antonio Petta veniva quotidianamente visitato in casa al solo scopo di alleviare la sofferenza con dosi di morfina.

Antonio era un uomo di fede e il Signore ha fatto di tutto affinché il dolore non avesse il sopravvento. Avevo parlato con lui venti giorni prima, aveva voce certamente flebile - perché il suo male lo aveva debilitato esattamente in quella parte del corpo - ma nella conversazione telefonica appariva sereno perché si era affidato al Signore e ogni volta che ci sentivamo chiedeva di pregare per lui.

Era un uomo forte, soprattutto dotato di immensa fede, non a caso svolgeva il diaconato nella Cattedrale di Buenos Aires e ogni domenica pomeriggio era sempre lì a servire messa, leggere la parola di Dio e dare comunione ai fedeli.

Sono numerosi gli episodi e aneddoti sul suo rapporto con Cardinal Bergoglio nella Cattedrale di Buenos Aires, per i quali Antonio Petta conservava dolcissime immagini nella sua memoria.

Due casi sono emblematici della fraternità e collaborazione tra i due. Il primo riguarda una giovane veggente di Lanus, sobborgo di Buenos Aires dove intorno a Marcia - questo il nome della ragazza - si riuniva un ampio movimento di fedeli che Antonio seguiva sin dall’inizio. Il Cardinale Bergoglio veniva costantemente informato di tutto ciò che accadeva e un giorno chiese ad Antonio, informatissimo sull’evoluzione del fenomeno, affinché accompagnasse la giovane Marcia nel suo ufficio allo scopo di approfondire gli episodi che da lungo tempo si svolgevano a Lanus.

Non ci fu approvazione ufficiale, evidentemente, ma neppure divieto di riunirsi perché “se è cosa di Dio continuerà, altrimenti tutto sarebbe finito”. Da alcuni anni Antonio aveva smesso di recarsi agli incontri con Marcia, ma la gente continua tuttora a riunirsi con lei e, sebbene in assenza di approvazione ufficiale da parte delle autorità religiose, si osserva un crescente fenomeno di conversioni: lo confermano indirettamente i sacerdoti attraverso “il segreto” delle confessioni che ogni giorno ricevono.

Il secondo episodio riguarda l’attività di “Tesoriere dell’Azione Cattolica Argentina”, rivestita per molti anni, allorquando, al raggiungimento del 75° anno di età, Antonio chiese al Cardinal Bergoglio di accettare le sue dimissioni, proponendo anche il nome di un eventuale successore a ricoprire la delicata attività.

La risposta di Bergoglio fu che egli era “ancora giovane” e pertanto “avrebbe dovuto continuare fino a ottant’anni!”. Fu esattamente così. Ma la realtà era ben altra. Don Alessandro Russo, Primo sacerdote della Cattedrale di Buenos Aires, aveva osservato che - dopo molti anni di deficit - i conti finanziari dell’Azione Cattolica erano stati ormai risanati da Antonio ed era questo il motivo per cui Bergoglio avrebbe desiderato che egli continuasse nell’attività di “tesoriere”.

Antonio era nato il 24 settembre 1936 in Amendolara, minuscolo paesino della Calabria, ed era emigrato in Argentina all’età di tredici anni, vivendo fino a 85 anni sempre in grazia di Dio.

Il Signore lo ha aiutato a vivere serenamente anche i suoi ultimi giorni; infatti, nel corso delle telefonate, compreso l’ultima, la nostra conversazione spaziava a largo raggio anche sulla politica argentina, sull’ultima e più grave crisi economica che abbia mai colpito il Paese, su quali sarebbero state le vie per la ripresa e parlavamo della pandemia, nonché degli inevitabili risvolti di carattere sociale.

Parlavamo dei nostri viaggi compiuti addirittura in Terra del Fuoco quando incontrammo il Vescovo di Ushuaia, suo amico, e fummo ospiti della grande Casa Salesiana. Rievocavamo il nostro viaggio in Assisi nel 2017, ma anche le prelibatezze della cucina, dei ristoranti gourmet che insieme amavamo frequentare e della sua esperienza sull’industria vinicola dell’Argentina. Parlavamo di politica ed era un grande esperto; non posso dimenticare che in un giorno di trent’anni fa, che ricordo molto bene, mi confidò: “In Argentina c’è un giovane di famiglia originaria della Calabria molto bravo che, a mio parere, ha tutte le caratteristiche per diventare Presidente della Repubblica”.

Quel giovane era Mauricio Macri, Presidente della Repubblica Argentina dal 2015 al 2019.

Forse la politica era unica pratica che divideva Papa Francesco da Antonio Petta. Ma Cristina Fernández de Kirckner, attuale Vice Presidente dell’Argentina - considerata vicina alle posizioni politiche di Papa Bergoglio - viene gravemente indiziata come artefice della peggiore crisi economica nella storia del Paese sudamericano.

Con Antonio parlavamo soprattutto di economia allo scopo di spiegarmi alti e bassi della storia argentina, della quale era un esperto. Infatti, arrivando a Buenos Aires nel 1949 aveva realizzato un’impresa tipografica di grande rilevanza alla quale la Curia argentina afferiva per la stampa di libri, immagini sacre e tutto quanto fosse necessario per l’espletamento dell’attività missionaria. Antonio era anche un manager e fu primo editore di libri argentini dedicati a Padre Pio.

Antonio mi accompagnò, a volte insieme a Guido - “nipotino” che conosco da tenera età - presso Ministeri, Biblioteche, Scuole, Università e Accademie di Belle Arti fra Buenos Aires e La Plata, Istituti di ricerca sull’emigrazione (fra i quali il CEMLA, in cui incontrai i ricercatori più autorevoli) e sulle tracce ed opere dei “nostri” conterranei in Argentina, di cui mi occuperò. Antonio fu artefice del Circolo che, sebbene con molto ritardo, riunì gli emigranti di Amendolara a Buenos Aires e collaborò assiduamente con il Centro Studi per Amendolara e per l’Alto Jonio.

Ho perso un fraterno amico, il cui nome resterà per sempre scolpito nel mio cuore.

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