Caso Salis, Tajani: "Se vogliamo parlare in punta di diritto, Orban non c’entra niente"
"Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente".
(Prima Pagina News)
Martedì 30 Gennaio 2024
Roma - 30 gen 2024 (Prima Pagina News)
"Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente".
“Vogliamo sapere per quali motivi non vengono rispettate alcune regole fondamentali sul trattamento dei detenuti“. Così, ai microfoni di Radio Anch'io, su Rai Radio 1, il Vicepremier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in merito al caso di Ilaria Salis.

“Avevo già parlato con il ministro degli esteri ungherese, abbiamo chiesto il rispetto delle regole perché mi sembra si sia ecceduto. Il nostro ambasciatore in Ungheria anche oggi andrà al ministero per protestare contro questo trattamento riservato ad una detenuta. Vedremo se si potrà ottenere gli arresti domiciliari, o portarla in Italia per scontare una eventuale condanna”, ha continuato il Vicepremier, secondo cui “siamo di fronte a una violazione delle norme comunitarie. Condurre in quella maniera un detenuto è fuori luogo e non in sintonia con la nostra civiltà giuridica”.

“Se ho parlato con Meloni” del caso della Salis “visto il rapporto che c’è con Orban? Se vogliamo parlare in punta di diritto, Orban non c’entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente”, ha poi detto Tajani, lasciando Palazzo Chigi.

“Il problema è vedere se sono state rispettate le regole prima o dopo, non è che noi possiamo intervenire, l’Ungheria è uno Stato sovrano. Noi possiamo soltanto fare delle proteste perché è detenuta lì per un reato ipotetico commesso lì.

Noi possiamo intervenire per far sì che ci sia il rispetto del trattamento del detenuto. Abbiamo chiesto che vengano rispettate tutte le norme che riguardano la tutela dell’imputato. Questo è quello che abbiamo fatto appena siamo stati informati”, ha precisato il Ministro.

“Della vicenda siamo stati informati e l’abbiamo sempre seguita”, ha aggiunto il Vicepremier, precisando che “tutto ciò che” la maestra 39enne “ha richiesto le è stato dato: le cose che lei aveva richiesto le sono state portate in carcere, le visite consolari sono sempre state fatte, la famiglia è sempre stata seguita. Il papà ha parlato anche con il ministro Nordio. Io ho parlato con il ministro degli Esteri ungherese”.

“Ripeto, la politica può fare alcune cose, la magistratura ne fa altre. Io ho chiesto che il governo vigili sul rispetto dei diritti degli imputati in base alle normative comunitarie. Noi possiamo chiedere e fare pressione solo su questo, ma non è che possiamo fare pressioni sul magistrato.

Non si tratta di fare pressioni politiche, noi abbiamo fatto tutti i passi necessari con le autorità competenti per intervenire affinché venga rispettato il diritto dell’imputato. Non si può intervenire in un processo. Ma questa è una regola che vale come se fosse in Francia, in Germania. Non è che uno Stato straniero può interferire su un processo in Italia.

Lo Stato straniero può chiedere che venga rispettata la legge. Questo è il tema, il problema è risolvere la questione. E attenzione a non fare troppi interventi che possono provocare una reazione negativa, anche da parte della magistratura, perché la magistratura non può essere soggetta a pressioni costanti”, ha continuato.

“Siamo tutti d’accordo sul dire che il trattamento è secondo noi in violazione alla direttiva comunitaria, quindi abbiamo chiesto al governo di vigilare, di intervenire se ci sono violazioni, per far rispettare tutti i diritti dell’imputato. Questo è quello che possiamo fare, ma non è che uno Stato può intervenire su un procedimento penale in un altro stato. Questo è diritto, non si può fare”, ha proseguito.

“Sulla dignità di Ilaria Salis, come di ogni persona detenuta, non possiamo transigere. Oggi è stato convocato alla Farnesina l’incaricato d’affari ungherese, l’ambasciatore si trova in patria, e a lui abbiamo ribadito il forte messaggio di condanna per il trattamento degradante e umiliante riservato a Salis”, ha detto ancora il Vicepremier.

“Catene e lucchetti appaiono inammissibili e sproporzionati rispetto alle esigenze procedurali e non in linea con la direttiva comunitaria sul trattamento dei detenuti in attesa di giudizio, abbiamo anche richiamato l’esigenza di un pieno accesso alle prove, inclusi i video su cui si basa l’accusa, e l’auspicio di un rapido ed equo processo”, ha concluso Tajani.

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