Apre a settembre, negli spazi di Marignana Arte, una mostra collettiva con opere di otto artisti della galleria (Silvia Infranco, Sophie Ko, João Louro, Giulio Malinverni, Lorenzo Passi, Maurizio Pellegrin, Quayola, Verónica Vázquez ), che saranno lette attraverso la lente del pensiero filosofico e con un peculiare “cannocchiale ottico”, quello della memoria. Un tema affascinante e trasversale che da sempre incita la ricerca creativa e la pone in dialogo sia con le persistenze della tradizione e del passato, sia con quella dimensione più intima, privata, segreta potremmo dire, che custodisce e costruisce l’identità umana e creativa di ciascun artista: esperienze personali, ricordi infantili, tappe della vita vissuta si mescolano e “impastano” nella materia e nella forma delle opere esposte, molte delle quali inedite e appositamente realizzate, in una successione di suggestioni e affondi nella dimensione profonda della mente, che a volte affiora in superficie.
È proprio la contaminazione tra una memoria intesa come bagaglio linguistico e culturale e una memoria intesa come esperienza di vita unica, personalissima e quindi inimitabile, a costituire la trama concettuale lungo la quale saranno messe in dialogo le opere, in una rete di pensieri e parole, forme e dimensioni creative che bene illustrano il pensiero di Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco e fondatore del pensiero del XIX secolo, quando scrive “La memoria è un essere capriccioso e bizzarro, paragonabile a una giovane ragazza”: capricciosa e bizzarra perché non si stanca di ingannarci, commenta Jonathan Molinari, co-curatore del percorso espositivo, che scrive “il progetto di questa mostra parte da questa consapevolezza terribile: non so davvero cosa ho vissuto, né come individuo, né come componente di un’identità collettiva, ma riesco soltanto a sapere che tutto quello che so è solo un capriccioso e bizzarro scherzo di questa giovane ragazza, la memoria”.
La riflessione di Schopenhauer diventa così traccia lungo la quale gli otto artisti sono stati sollecitati a pensare e sviluppare il loro progetto in mostra, lasciando venire in superficie, e tradurre in opera, il leggero e mutevole velo della memoria e dei ricordi.
Per evidenziare ulteriormente tale processo creativo, a ciascuno di loro è stato chiesto di scegliere, e prestare in esposizione, uno o più oggetti realmente appartenuti alla loro storia individuale e “segreta”: in mostra, infatti, assieme alle loro opere, sarà esposto un piccolo “tesoro” personale e intimo, fatto di fotografie, vestiti e altri misteriosi oggetti che per ciascun artista costituiscono una sorta di album narrativo ed evocativo della loro storia e memoria. Oggetti che in mostra avranno, da un lato, un valore e un effetto perturbante, capace di riattivare, nella contaminazione con le opere, una rete di immagini e di relazioni inedite, dall’altro di stimolare anche nel visitatore un racconto che si intesse della memoria condivisa e sognata, individuale e collettiva, stringendo così in modo evocativo ed empatico lo sguardo del pubblico con quello degli artisti. Una mostra, dunque, che come la memoria è capricciosa e bizzarra: viaggio aperto alle infinite possibilità del ricordo e della visione.
In tale direzione sono anche stati pensati i due special projects che si susseguono nella Project Room adiacente alla galleria. Dal 4 al 26 settembre, apre Roots, un percorso attraverso le intense opere di Lorenzo Passi che si inserisce nella manifestazione lagunare The Venice Glass Week, festival internazionale che la città di Venezia dedica all’arte vetraria; fin dal titolo, l’immagine carica di rimandi delle radici evidenzia come la ricerca di Passi elabori forme delicate e potenti che cercano di render visibile e tangibile quell’intricata rete di relazioni, misteri e vicende che collega ciascuno di noi al passato e alla storia.
Dal 2 ottobre è la volta di Arthur Duff, con il progetto Time Lapse: un lavoro site-specific sullo scardinamento e la stratificazione del tempo, dei tempi, attraverso la manualità e l’intreccio, il disegno e la parola: elementi che l’artista sapientemente traduce in forme diverse, creando un personale caleidoscopio di icone e riferimenti che mescolano il livello intimo e personale con una concezione politica, ovvero pubblica dell’arte.
Completa la mostra un catalogo bilingue contenente i testi dei due curatori e la riproduzione delle opere esposte.
Il progetto autunnale di Marignana Arte si propone allora come costellazione di visioni aperte a molteplici riflessioni e angolature di senso su un tema quale quello della memoria: intesa come dimensione intima, tangibile, esperienziale e condivisa che lega l’arte alla vita e ci chiama ad essere, tutti, artefici di una storia sospesa tra volontà e destino, mistero e desiderio.
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