Dazi, Giansanti: "L'agricoltura ha sempre pagato il conto, adesso basta"

"O si dice che l’agricoltura italiana ed europea non servono più, o al contrario chiediamo da parte del legislatore europeo maggiore attenzione perché non può essere sempre solo l’agricoltura a pagare il conto".

(Prima Pagina News)
Martedì 26 Agosto 2025
Rimini - 26 ago 2025 (Prima Pagina News)

"O si dice che l’agricoltura italiana ed europea non servono più, o al contrario chiediamo da parte del legislatore europeo maggiore attenzione perché non può essere sempre solo l’agricoltura a pagare il conto".

“Sulla questione dei dazi voglio essere chiarissimo, l’agricoltura da sempre da sempre ha pagato il conto alla fine della giornata. Su tutti i trattati internazionali, quando si trattava di chiudere l’accordo è sempre stata l’agricoltura, la cenerentola. Io credo che sia arrivato il momento di dire basta”.

E' quanto ha dichiarato il Presidente di Confagricoltura e del Copa, Massimiliano Giansanti, nel corso di un punto stampa al Meeting di Rimini.

“Il mercato americano è un mercato importante – ha proseguito Giansanti -. Io capisco che tutta la parte dell’industria dell’automotive avesse necessità di avere i dazi più bassi rispetto a quelli che pagava fino a qualche giorno fa. Ma non è pensabile, in questo momento, che il conto lo paghi l’agricoltura perché nel dibattito che verrà nelle prossime settimane tra Stati Uniti e Europa c’è scritto in maniera chiara che l’Unione Europea si impegnerà per aumentare le importazioni di prodotti agricoli da parte degli americani”.

“Credo che ci sia un settore, l’agricoltura italiana, che ha dato garanzie all’Europa, e non è possibile che da una parte paghiamo i dazi e dall’altra parte dobbiamo anche aumentare le importazioni. Le cose sono due: o si dice che l’agricoltura italiana ed europea non servono più e ce ne faremo una ragione, cosa su cui ovviamente non siamo d’accordo, o al contrario chiediamo da parte del legislatore europeo maggiore attenzione perché non può essere sempre solo l’agricoltura a pagare il conto.

Considerate che il 15% di dazio nella precedente amministrazione Trump – con i dazi al 20% sul vino francese e vino spagnolo – significò all’epoca una diminuzione, una contrazione di vendite del 24%.

Questo significa che se andiamo per analogia – ha riaffermato – significa che noi avremo una diminuzione di vendite sul mercato europeo come vini italiani, vini europei, formaggi italiani, formaggi europei, pasta e tutti i nostri prodotti, probabilmente della stessa percentuale o al contrario, ammesso e non concesso che non vogliamo avere una diminuzione della quantità prodotta, dall’altra parte significherà un minore valore aggiunto trasferito alla filiera industriale perché significa che dovremmo farci noi carico del dazio e allora o comprimiamo il margine dell’agricoltore o dall’altra parte dobbiamo comprimere la produttività e credo che sia un grosso errore da parte della amministrazione europea. Noi non siamo assolutamente contenti”, ha concluso. 


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