Eltjon Bida in “C’era una volta un clandestino” racconta la sua storia vera, arrivato in Italia a bordo di un gommone

Vi è mai capitato d’immigrare? Di attraversare un mare mosso in un gommone zeppo di persone e con mafiosi pronti a sparare? Avete trovato da mangiare, un lavoro, una casa nella nazione raggiunta? 

(Prima Pagina News)
Mercoledì 10 Aprile 2019
Roma - 10 apr 2019 (Prima Pagina News)

Vi è mai capitato d’immigrare? Di attraversare un mare mosso in un gommone zeppo di persone e con mafiosi pronti a sparare? Avete trovato da mangiare, un lavoro, una casa nella nazione raggiunta? 

E se i vostri ormoni sbocciano come dei popcorn...? Elty, un ragazzo albanese diciassettenne, ne sa qualcosa. In questo suo affascinante romanzo, “C’era una volta un clandestino”, 480 pagine per Kindle Edition e l'edizione cartacea, basato in una storia vera, il protagonista racconta le sue avventure, dal momento della sua partenza dall’Albania e i successivi due anni in Italia. Elty nel nostro caso sta per Eltjon Bida, un ragazzo nato in Albania il 16 dicembre 1977 a Bashkim un piccolo paesino di circa 600 abitanti in provincia di Fier.

Suo padre era insegnante e sua madre infermiera, è il secondo di quattro figli, Eltjon ha infatti due sorelle e un fratello. Brillante negli studi, sin dall’epoca della scuola era apprezzato per la bellezza dei suoi temi e per gli ottimi voti. Ha frequentato la scuola fino al terzo anno del ginnasio, quando è stato costretto a interrompere gli studi. In Albania erano anni duri: si moltiplicavano i disordini e le scuole chiudevano una dopo l’altra; la quotidianità stessa era sconvolta da bande che derubavano, picchiavano e rapivano. Nel Febbraio del 1995, all’età di diciassette anni, Eltjon è arrivato in Italia a bordo di un gommone. Dopo l’arrivo in Italia ha lavorato prima in campagna per due anni, in Abruzzo, per poi trasferirsi a Milano dove ha iniziato facendo il venditore porta a porta.

In seguito, per sette anni, è stato operaio in una ditta d'arredamenti e per circa tredici anni ha lavorato come receptionist in albergo. Dopo il lavoro, la sera, ha sempre frequentato corsi linguistici ed ora parla sei lingue. Oggi vive a Milano, con sua moglie e i loro due figli. Eltjon ha sempre avuto una grande passione per la lettura. Ha recentemente dato alle stampe il suo primo libro,"C’era una volta un clandestino", di cui uscirà a breve anche la versione in inglese e per l’estate è prevista la pubblicazione di altri due suoi libri.

Eltjon, il suo primo libro?

“Diciamo così, il mio primo libro, che può essere definito un romanzo autobiografico in quanto racconta la mia vita durante i primi due anni dopo l’arrivo in Italia.

Già dal titolo si può evincere che sono arrivato in questo paese senza documenti, di nascosto, come clandestino appunto, ma racconto anche e soprattutto come ho smesso di esserlo. Storie d’immigrazioni ce ne sono molte e spesso sono storie tristi: raccontano di persone maltrattate e di ogni genere di privazioni.

La mia storia invece non è così. È attuale, diversa, reale”.

Una storia allegra allora?

“No, non utilizzerei il termine "allegra"! In C’era una volta un clandestino, si parla anche di mafia, di persone che rischiano la propria vita attraversando il mare su un gommone, di cosa si prova a fare la fila per mangiare nelle Caritas o a dormire nel vagone di un treno abbandonato... ma non solo: qui troverete anche storie intriganti, d’amore e di passione”.

Ad esempio?

“Parlo di una ragazza, conosciuta in Abruzzo, e di come siamo diventati amanti. Mi ha insegnato quanto è bello fare l’amore. Andavo a trovarla tutte le sere entrando di nascosto dalla finestra di casa sua, mentre i suoi dormivano al piano di sopra. Svelo le nostre scene di sesso e tanto altro. Racconto anche di quando il figlio del mio principale portava me e un mio compaesano a prostitute. Racconto la mia storia attraverso le persone che ho incontrato, le mie esperienze e le mie emozioni. È una prospettiva diversa e per chi non la conosce può essere una scoperta, anche molto divertente!”

Come è la sua vita ora qui in Italia

“Adesso sì che utilizzerei il termine "allegra". Ho una moglie fantastica e due figli meravigliosi. Mia moglie è inglese e ci siamo conosciuti sedici anni fa qui a Milano. Era la mia insegnante d’inglese. Sa, io ho sempre frequento corsi serali e studiando l’inglese…ho conosciuto mia moglie. Le racconto una cosa strana, un particolare poco conosciuto. Mi successe un giorno durante una delle lezioni d’inglese; c’era una parola che proprio non capivo, e la mia insegnante, per farmi capire il significato di quella parola, mi disse: “Immagina Eltjon che io sia tua moglie.” Appena finì la frase, io lo immaginai davvero e vidi me, lei e i nostri figli seduti intorno ad un tavolo. Era come se avessi visto la famiglia che siamo oggi in uno specchio. E questa cosa mi accadde più di sedici anni prima. Può non crederci, ma da quel momento fui certo che lei sarebbe stata mia moglie e passo dopo passo, tenendoci per mano, siamo arrivati qui. Abbiamo due figli che oggi hanno 8 e 11 anni. Vanno a scuola qui a Milano e parlano molto bene tre lingue: l’italiano, l’inglese e l’albanese. Sono davvero orgoglioso di loro”.

Perché ha deciso di dare parte dei proventi alla Caritas.

“Innanzitutto, perché penso che ognuno di noi deve fare del bene e secondo perché so bene quanto possa essere prezioso l’aiuto delle Caritas per le persone in difficoltà; un emigrante, per esempio, trovandosi senza niente da mangiare potrebbe prendere una brutta strada e rubare. Poi per me, mio fratello ed i nostri amici, Pane Quotidiano è stato veramente un aiuto concreto: da loro ricevevamo una colazione molto abbondante e così potevamo stare senza mangiare per tutto il resto della giornata”.

Cosa vorrebbe da questo suo libro?

“Spero che questo libro possa essere una finestra sulla realtà, un cambio di prospettiva utile anche per quegli emigranti che vedono l’Italia come un eldorado dove tutto sia scontato e quasi dovuto da uno Stato che si fa carico della tua vita e dei tuoi bisogni. Non è così e sinceramente non credo nemmeno sarebbe giusto lo fosse. Quando ho scritto il libro l’intenzione era molto semplicemente raccontare ciò che avevo vissuto io, la mia esperienza di vita, ma leggendolo traspare che se l’obbiettivo è raggiungere una vita serena, questo non può che avvenire attraverso l’impegno quotidiano, lavorando e rispettando le persone…poi la fortuna a volte guarda dalla tua parte e ti regala quell’opportunità che stavi sognando…come la gioia di scrivere questo libro…”


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