Fake news sul Papa: X epicentro della disinformazione

Cyabra, in collaborazione con Arcadia e Kite Group, ha analizzato le conversazioni online sulla piattaforma ex Twitter relative alla morte del Pontefice. Esaminati 2.538 profili. Il 23% di questi account sono risultati falsi.

(Prima Pagina News)
Giovedì 24 Aprile 2025
Roma - 24 apr 2025 (Prima Pagina News)

Cyabra, in collaborazione con Arcadia e Kite Group, ha analizzato le conversazioni online sulla piattaforma ex Twitter relative alla morte del Pontefice. Esaminati 2.538 profili. Il 23% di questi account sono risultati falsi.

Papa Francesco, la notizia della morte e i tentativi di disinformazione. Sotto la lente d'ingrandimento di Cyabra il sentiment analysis e le narrazioni principali. L’analisi, realizzata in collaborazione con Arcadia e Kite Group, si è incentrata sulle conversazioni online su X. "Il monitoraggio - si legge in un comunicato congiunto Cyabra, Arcadia e Kite Group - ha valutato e classificato il tono emotivo dei post e dei commenti sui social media, suddividendoli in positivi, negativi o neutri e dei 3.139 contenuti analizzati: il 25% ha mostrato un sentiment negativo, il 13,4% positivo e il 61,5% neutro".

 

Nelle ore immediatamente successive alla notizia della morte la disinformazione online su Papa Francesco si è concentrata principalmente su un'unica narrativa dominante. "La narrazione più diffusa e dominante sulle cause della morte - secondo Cyabra, Arcadia e Kite Group - si è concentrata sulle false responsabilità addossate al Vice Presidente statunitense J.D. Vance che aveva incontrato il Pontefice la domenica di Pasqua. Questa narrativa ha preso piede attraverso una diffusione coordinata di post provocatori e carichi di emozione, molti dei quali utilizzavano lo stesso linguaggio e hashtag per amplificare il messaggio. Sebbene fosse completamente infondata e non verificata, la notizia si è diffusa ampiamente sui social media, specialmente tramite profili non autentici. Questi post mescolavano spesso sarcasmo, teorie del complotto e titoli fuorvianti per provocare indignazione e coinvolgimento. Ripetendo lo stesso messaggio e menzionando direttamente J.D. Vance, questi account hanno contribuito a far raggiungere la narrativa falsa a un pubblico più vasto".

 

I profili oggetto dello studio sono stati classificati in base alla loro autenticità, analizzando i modelli di comportamento per rilevare attività sospette o coordinate. "Così, dei 2.538 profili: il 23% è stato classificato come falso. Questi profili falsi - secondo Cyabra, Arcadia e Kite Group - sono stati responsabili di 705 post e commenti. Molti di questi account falsi hanno avuto un ruolo centrale nella diffusione della disinformazione, in particolare nell'affermare falsamente che J.D. Vance fosse responsabile della morte di Papa Francesco. Questi account erano gestiti da individui che volevano partecipare alla conversazione in modo anonimo, permettendo loro di diffondere informazioni false o condividere ipotesi speculative senza rivelare la propria identità".

 

La disinformazione, dunque, corre sul web. "La mappatura realizzata da Cyabra - sottolinea Domenico Giordano, data analyst e socio di Arcadia - ci consente di avvistare la punta dell’iceberg dei processi disinformazione o misinformazione, al contempo, ci aiuta a riflettere sul fatto che in rete e sui social media non ci sia alcun argomento che può considerarsi impermeabile a tentativi, coordinati o meno, di disinformazione. La ricerca conferma questa specifica caratteristica e fornisce anche gli strumenti per identificare gli autori, o sarebbe il caso di definirli untori digitali, della cattiva informazione”.


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