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L'aveva drogata e violentata per anni, permettendo anche ad altri uomini di stuprarla mentre era incosciente.
L'aveva drogata e violentata per anni, permettendo anche ad altri uomini di stuprarla mentre era incosciente.
Dominique Pelicot è stato condannato dal Tribunale di Avignone a 20 anni di reclusione, cioè il massimo della pena, con l'accusa di aver drogato e stuprato per anni la sua ex moglie Gisèle, permettendo anche ad altri uomini di violentarla mentre lei era in stato di incoscienza.
La sentenza di condanna contro il 72enne è stata emessa stamani: l'uomo è stato riconosciuto colpevole di tutte le accuse. Le violenze sono durate quasi 10 anni.
Alla lettura della sentenza, il giudice principale del tribunale di Avignone, Roger Arata, ha dichiarato Pelicot e altre 50 persone, condannate a pene dai 3 ai 15 anni di reclusione, colpevoli “di stupro aggravato” verso Gisèle Pelicot, che era seduta di fronte agli imputati mentre il magistrato pronunciava i verdetti.
Pelicot, che era stato sposato con Gisèle per 50 anni, ha ammesso di aver drogato e violentato l'ex moglie. Le violenze venivano commesse anche da estranei conosciuti online e, poi, filmate.
“È con profonda emozione che vi parlo oggi, questo processo è stato una prova molto difficile“, ha detto Gisèle Pelicot, parlando al Tribunale di Avignone dopo la lettura delle sentenze di condanna. “Non mi sono mai pentita di avere rifiutato un processo a porte chiuse. Rispetto la decisione della Corte”, ha proseguito.
Le pene stabilite per gli altri coimputati hanno scatenato molte critiche: subito dopo la lettura dei verdetti, molte persone hanno protestato fuori dal Tribunale, gridando: "Vergogna sistema giudiziario".
Stando a Franceinfo, 41 persone implicate nei fatti di Mazan andranno subito in carcere, di cui 18, incluso Dominic Peligot, apparsi davanti al tribunale penale di Vaucluse durante il periodo di detenzione preventiva, e 23 subito posti in custodia cautelare. Per quanto riguarda gli altri condannati, 6 sono ancora liberi.
Questo processo, che è durato più di tre mesi, ha scatenato la mobilitazione degli attivisti e aumentato le richieste di pene più dure per chi commette violenza sessuale. I pm hanno chiesto il massimo della pena per Pelicot e da 10 a 18 anni per gli altri imputati. Hanno anche chiesto quattro anni per un altro imputato accusato di violenza sessuale aggravata.
Le violenze avvenivano nell'abitazione della coppia nella città di Mazan, in Provenza, ma anche in altri posti. Dominique Pelicot ha ammesso di aver nascosto sedativi nel cibo e nelle bevande che offriva alla moglie, la quale cadeva in uno stato di incoscienza tale che lui poteva farle ciò che voleva per diverse ore.
Uno dei coimputati è stato processato non per l'aggressione sessuale a Gisèle Pelicot, ma per aver drogato e stuprato la moglie con i farmaci dati da Dominique Pelicot, accusato di stupro anche contro la moglie di quest'ultimo.
Le decisioni del Tribunale sono state prese dai giudici con voto segreto. La speranza degli attivisti è che le pene siano esemplari: per loro, questo processo è un possibile punto di svolta nel contrasto allo stupro e all'uso di droghe per sottomettere le vittime.
Il coraggio di Gisèle Pelicot, che tra l'altro non ha voluto restare anonima e ha chiesto con determinazione di esaminare tutte le prove scioccanti (video inclusi) in aula aperta, hanno scatenato molte conversazioni in Francia, a livello pubblico e privato, su come proteggere meglio le donne e il ruolo degli uomini per raggiungere quest'obiettivo. Su un muro della città di fronte al Tribunale, inoltre, alcuni attivisti hanno apposto uno striscione, con su scritto: ‘Grazie Gisèle’.
La prima segnalazione su Dominique Pelicot era arrivata nel settembre del 2020, quando una guardia di sicurezza di un supermercato lo scoprì mentre di nascosto filmava alcune donne. In seguito, la polizia scoprì un vero e proprio archivio casalingo, con più di 20 mila tra foto e video archiviati su dischi rigidi e catalogati in cartelle, che documentano gli abusi contro la moglie. Data l'abbondanza di prove, i poliziotti sono riusciti ad arrivare agli altri imputati: gli inquirenti hanno contato 72 violentatori, ma non hanno potuto identificarli tutti.