Italia Nostra: "I troppi sì che rendono fragili i territori"
"Si proceda ad una approfondita discussione in Parlamento del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici".
(Prima Pagina News)
Giovedì 25 Maggio 2023
Roma - 25 mag 2023 (Prima Pagina News)
"Si proceda ad una approfondita discussione in Parlamento del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici".

di Antonella Caroli  (ITALIA NOSTRA)


Si apprende con sorpresa che alcuni politici imputano ai “troppi No degli ambientalisti” il disastro dell’alluvione in Romagna. Semmai, sono i troppi sì delle amministrazioni alle speculazioni fondiarie e l’incapacità di spendere i fondi europei in modo adeguato, cioè senza produrre danni significativi all’ambiente, come ormai richiesto in ogni piano di investimenti della Commissione Europea, che producono i disastri attuali. Non mancano neanche coloro che imputano al mancato abbattimento di qualche albero o alle tane degli istrici le cause dei lutti provocati dal maltempo. Fuor di polemica, Italia Nostra propone delle soluzioni, già tante volte suggerite e rimaste inascoltate, per superare le costanti emergenze.

Corretta analisi delle criticità. Per conformazione geografica, la penisola italiana, circondata com’è dal Mar Mediterraneo, è particolarmente esposta ai mutamenti climatici e del ciclo dell’acqua, con prolungati periodi di siccità e violenti temporali causati dall’aumento del vapore in atmosfera. La Pianura Padana è un hotspot, con incrementi della temperatura maggiori di altre parti del continente europeo. I versanti appenninici, scoscesi, con fiumi brevi e a prevalente andamento torrentizio, producono letali ondate di piena alle foci, come evidente nelle Marche e in Liguria. Le coste hanno subìto e subiranno fenomeni di erosione significativa con impatti anche sulle città costiere, in primis Venezia e la sua laguna.

Clima. Italia Nostra si augura che si proceda ad una approfondita discussione in Parlamento del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici - (PNACC), un’occasione per valutare le possibilità, sperando che gli interventi realmente utili non finiscano immolati agli interessi delle lobby “sviluppiste”.

Dissesto idrogeologico. Purtroppo, è uso e abitudine comune infischiarsene dei vincoli idrogeologici. Sarebbe vietato tombare i fiumi e i torrenti ma le amministrazioni continuano a non rispettare questa elementare norma di sicurezza, vedi il caso del Crescent a Salerno con la tombatura del Torrente Fusandola. L’ABC delle norme prevede di: non creare mai strozzature e restringimenti delle golene dei fiumi, soprattutto in coincidenza delle foci; fermare la cementificazione degli alvei dei fiumi e delle coste; migliorare lo stato ecologico dei corsi d'acqua, difendendo il deflusso minimo vitale, i boschi ripariali e le zone umide perifluviali; contrastare l’impermeabilizzazione dei suoli e mitigare le pratiche agricole che favoriscono fenomeni erosivi.

Governo del territorio. Ridare valore agli strumenti di pianificazione urbanistica e paesaggistica improntandoli a criteri di tutela, equilibrio, sostenibilità ambientale. Delocalizzare gli edifici e le infrastrutture dalle aree più vulnerabili. Continuare a sostenere la riqualificazione del patrimonio edilizio privato, anche se con defiscalizzazioni più sostenibili per le finanze dello Stato. Portare a termine in tempi brevi la messa in sicurezza e riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico.

Rinaturazione ambientale e rimboschimento. Non solo risponde alla necessità di assorbire l’anidride carbonica e così aiuta a mitigare i cambiamenti climatici ma contribuisce in maniera significativa alla messa in sicurezza del territorio dalle frane, consolidando i versanti delle montagne e delle colline. Purtroppo, numerosi sono in casi di Greenwashing, con false o ridicole “compensazioni”.

 


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Antonella Cairoli
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