L'urgenza di nutrire il pensiero critico nella società moderna

In un mondo saturato da informazioni superficiali, è cruciale riscoprire il valore del pensiero critico per mantenere viva la capacità di analisi e riflessione.

di Sara Bruni
Mercoledì 29 Maggio 2024
Roma - 29 mag 2024 ()

In un mondo saturato da informazioni superficiali, è cruciale riscoprire il valore del pensiero critico per mantenere viva la capacità di analisi e riflessione.

Pensiero critico. Sviluppo della capacità di ragionamento e di riflessione. E’ ciò che ci rende diversi da qualsiasi altro essere vivente che possa considerarsi tale.

La ragione è l’elemento che consente all’essere umano di “argomentare”. Per Aristotele, era lo strumento dei sillogismi. Lo sbaglio, l’errore era dettato dall’ignoranza e Socrate lo imputava alla mancanza di guida della ragione. Per arrivare alla conoscenza, per percorrere il camino dal buio alla luce, Platone dimostra come l’unica via sia quella della messa in discussione di se e delle proprie credenze.

La lettura, l’informazione, la carta stampata e la diffusione delle notizie via web dovrebbero alimentare la corrente, il flusso di pensiero sempre più verso l’approccio critico tale da consentire all’uomo lo sviluppo dell’analisi delle informazioni.

La società in cui viviamo si fonda su tre pilastri: famiglia, stato e scuola.

Il primo, a carattere privatistico, si fonda su elementi di condivisone di scelte quotidiane, educazione verso i figli, suddivisione economica dei lavori e su l’amore, che ha poco a che fare con la ragione.

Lo Stato fonda il suo legame, come qualsiasi altro ente aggregante e di appartenenza, solo ed unicamente sul consenso. E’ doveroso rammentare che il consenso debba essere prima di tutto espresso da una libera volontà, compiutamente informato e validamente manifestato all’esterno.

Da ultimo, la scuola, che possiede quale unico criterio fondante la “razionalità”. E’ impossibile l’educazione alla ragionevolezza senza l’educazione al pensiero;  dunque senza prima saper sviluppare l’educazione al pensiero partendo dalle proprie idee.

L’appiattimento cui facciamo da spettatori passivi nel quotidiano è diventato, quanto meno da parte di chi scrive, insostenibile.

Il respingimento costante verso la mala informazione, il pensiero deviato e univoco, se non esercitato comporta l’appiattimento delle funzioni cerebrali, l’uniformazione del pensiero collettivo, l’assenza di  dialettica e l’incapacità di sovvertire l’ordine delle cose.

Il momento della giornata in cui si accede al canale informativo (televisione, giornali, social network et multipli), in media,  è o al mattino o nel momento in cui si vuole prendere una pausa dal turbinio stressante della routine.

Ed è in quell’istante in cui si abbassa qualunque tipo di barriera. Non è richiesto, apparentemente, alcuna partecipazione attiva da parte del lettore o del fruitore, l’uomo non deve alcuna dimostrazione, non è visto, è solo con se stesso: il nulla.

In una realtà in  cui l’essere è dato dalla testimonianza visibile della presenza, dall’estetica e dal riconoscimento altrui del valore di ognuno, l’accesso all’informazione è un atto privato quasi ” intimo”.

“Non ho tempo. Leggo due notizie prima di dormire”. “Fedez aggredisce Iovino”, “Alle eyes on rafah”, “la stronza della Meloni” e poi  Papa Francesco e la sua frociaggine.

Molti lo riconosceranno, qualcuno no, qualcun altro è preso dal suo e non sa neanche perché esiste e da dove sia sbucato fuori ma non siamo una massa intesa quale movimento unito e compatto che puo portare ad un cambiamento radicale. Siamo intorpiditi dal peso di un’esistenza che richiede sempre di più dimenticandoci di nutrire l’elemento piu importante che abbiamo: il pensiero.

E’ libero. E’ gratuito. E’ proprio. E’ potente. E’ privo di confini. E’ dilagante. E deve urlare. Non mettiamolo a tacere. Disubbidienza è l’unica strada per la consapevolezza.

“Non rinnegare mai a te stesso cio per cui hai combattuto” (Moravia).

Ammesso ci sia.


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