Le Leggende dell'Alpinismo: Naomi Uemura, un uomo solo al Polo Nord
L'orso nella tenda, l'olio di foca e le creste di ghiaccio. L'incredibile viaggio nell'Artico del giapponese più coraggioso del mondo. Con una slitta trainata da quindici cani, a 52 gradi sotto zero, mangiando soltanto carne cruda gelata. Il primo esploratore della storia a raggiungere, in solitaria, la cima della Terra.
di Antonio Panei
Giovedì 02 Marzo 2023
Roma - 02 mar 2023 (Prima Pagina News)
L'orso nella tenda, l'olio di foca e le creste di ghiaccio. L'incredibile viaggio nell'Artico del giapponese più coraggioso del mondo. Con una slitta trainata da quindici cani, a 52 gradi sotto zero, mangiando soltanto carne cruda gelata. Il primo esploratore della storia a raggiungere, in solitaria, la cima della Terra.
Negli anni sessanta per la gran parte dei giapponesi è ancora impossibile andare all'estero per turismo. Bisogna essere ricchi per viaggiare. Dal 1949, anno di entrata in vigore degli accordi di Bretton Woods, lo yen è ancorato al dollaro al cambio di 360 a 1. L'unico modo per uscire dai confini nazionali è quello di emigrare. Nel 1964, all'età di 23 anni, Naomi Uemura acquista un biglietto di terza classe e si imbarca su un piroscafo diretto negli Stati Uniti. In tasca ha solo un centinaio di dollari. Lavora come raccoglitore di frutta in California e con i soldi guadagnati si trasferisce in Francia, nella località sciistica di Morzine. Diventa uno specialista della montagna e dell'alpinismo estremo.


Colleziona un'incredibile serie di imprese. Sale sul Monte Bianco, sul Kilimangiaro, sull'Aconcagua, sull'Everest e il Denali. E' il primo uomo a conquistare le cinque vette più alte di cinque diversi continenti. Nel frattempo, nel '68, con una zattera, percorre i 6000 chilometri del Rio delle Amazzoni e progetta una spedizione solitaria nell'Artico. Per prepararsi, nel 1972, va a vivere per 10 mesi a Siorapaluk, un piccolo villaggio eschimese, dove impara il dialetto dei nativi Inuit e le tecniche di sopravvivenza di questa popolazione.


Si mette alla prova con un viaggio esplorativo prima di 3000 chilometri e poi di 12000, attraverso il Circolo Polare Artico, dalla Groenlandia all'Alaska. Ma il suo obiettivo è il Polo Nord. Il 3 marzo 1978 parte da Cape Columbia su una slitta trainata da quindici Alaskan Malamute, con una temperatura di -52 gradi. Porta con sé un baracchino-radio, viveri, una tenda, un sacco a pelo, un treppiede e una macchina fotografica. Il viaggio è ostacolato dalla presenza, per chilometri e chilometri, di creste di ghiaccio, collinette polari alte fino a dieci metri. A prima vista sembrano grosse onde ghiacciate. Per tagliarle e scavalcarle sono necessarie lunghe ed estenuanti operazioni, durante le quali i cani rimangono quasi penzoloni in attesa che la corda della slitta torni ad essere tesa.


Così fino a sera, fino al momento dell'unico pasto della giornata, lo stesso per lui e per i cani: un pezzo di carne cruda fredda. Al terzo giorno di viaggio, Uemura sta dormendo nella tenda. Improvvisamente vede il telo agitarsi e lacerarsi. Pensa a forti raffiche di vento. I cani non abbaiano. Poi spunta il muso di un orso gigantesco che con i denti ha strappato la parte bassa della tenda e adesso è a pochi centimetri da lui. Naomi è terrorizzato, ma ha sangue freddo per rimanere immobile. Per fortuna l'orso è interessato solo al cibo e all'olio di foca.


"Soltanto dopo ho capito perché i cani non avevano abbaiato, erano scappati. Quando l'orso se n'è andato via, sono uscito dalla tenda e mi sono venuti incontro. Li ho sgridati, come si sgrida un figlio. Avevo un rapporto particolare con loro, erano i miei compagni di avventura. Con loro ci parlavo". Dopo la visita dell'orso, la tenda è ormai inutilizzabile e non ci sono più viveri. Uemura è costretto a chiedere via radio il lancio aereo del cibo e di un'altra tenda. La sua localizzazione è facile perché è seguito dal satellite meteorologico Nimbus, che passa sopra il Polo ogni 108 minuti. "Non potevo perdermi, mi avrebbero trovato. Ma non potevo fare affidamento sulla tempestività dei soccorsi. Più volte ho rischiato la vita. Un giorno rimasi bloccato con i cani su un'isola di ghiaccio di 100 metri quadri che si era staccata dal resto della banchisa. Alla fine riuscimmo a saltare dalla parte giusta, sul ghiaccio solido e ad andarcene da quel sito prima che si frantumasse portandoci nuovamente alla deriva".


Quando Uemura arriva al Polo Nord, il 29 aprile, si mette ad urlare dalla gioia: "Fratelli giapponesi, sono sulla cima del mondo!". Prima di lui nessuno c'era mai riuscito nel corso di una spedizione solitaria. Il giorno dopo atterra con un velivolo Ira Block, il fotografo del National Geographic, per documentare l'impresa. La notizia viene diffusa dalla stampa internazionale solamente il primo maggio. Lui, intanto, si è già rimesso in viaggio, lo attendono altri tre mesi e mezzo di Traversata della Groenlandia. Nel 1979 Uemura riceve dall'accademia anglo-americana per i record sportivi un premio come persona più coraggiosa del mondo.


Nell'82 è ancora sulla vetta dell'Aconcagua, in Argentina. Torna nel suo paese natale, a Hidaka, confida alla moglie l'intenzione di ritirarsi. Prima di farlo, però, vuole portare a termine l'ultima sfida. Vuole scalare di nuovo il Denali, in Alaska, ma d'inverno. E lo vuole fare il giorno del suo 43esimo compleanno, il 12 febbraio 1984. Per non avere un carico pesante, sale senza portarsi dietro una tenda. Dorme nelle grotte di neve. Arriva in vetta. Un reporter, a bordo di un monomotore, si avvicina e lo fotografa in cima mentre pianta la bandiera del Giappone. E' la sua ultima immagine. Poi la montagna lo inghiotte per sempre, spazzato via da una violenta bufera.


I soccorritori, qualche giorno dopo, trovano il suo diario vicino ad un crepaccio. Nell'ultima pagina c'è scritto: "Vorrei tanto dormire dentro un caldo sacco a pelo". Uemura ripeteva sempre: "Da ragazzo soffrivo di complessi d'inferiorità perché ero basso di statura. Mi sono detto: sono alto 1.63 non potrò mai diventare 1.80, però se non so sciare posso imparare, se non so scalare posso diventare un alpinista. Dipende dalla forza di volontà, il resto è apparenza".

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