Palmoli (Ch), famiglia nel bosco, il legale: "L'istruzione parentale era autorizzata"

"Salvini mi ha detto di aver avvisato il ministro Nordio".

(Prima Pagina News)
Lunedì 24 Novembre 2025
Chieti - 24 nov 2025 (Prima Pagina News)

"Salvini mi ha detto di aver avvisato il ministro Nordio".

Un documento "smonterebbe" la tesi del Tribunale dei minori dell'Aquila, secondo cui i figli della coppia anglo-australiana che vive nel bosco di Palmoli, nel Chietino.

Ad affermarlo, in un'intervista al quotidiano "Il Centro", è il legale della coppia e consigliere comunale della Lega, Giovanni Angelucci, secondo cui l'Istituto scolastico competente aveva autorizzato i genitori ad avvalersi dell'home schooling per quest'anno scolastico, e ha ratificato l'idoneità della figlia maggiore.

L'atto risale al 12 ottobre, ed è stato protocollato il 3 novembre, ma sarebbe stato consegnato al legale soltanto il giorno dopo l'esecuzione del decreto.

Per la difesa, ha detto l'avvocato Angelucci, la questione dell'istruzione è decisiva, è "un punto fondamentale, un vero e proprio cortocircuito istituzionale".

Nelle motivazioni del decreto di allontanamento dei bambini, datato 13 novembre, i giudici hanno contestato la mancata frequenza scolastica e l'assenza di autorizzazione all'istruzione parentale, e hanno ritenuto come non ratificato un attestato di idoneità per la figlia maggiore della coppia. Angelucci ha replicato citando un documento ufficiale: "Esiste un documento ufficiale dell'Istituto comprensivo competente per Palmoli, datato 12 ottobre e protocollato dal Comune il 3 novembre 2025. In questo atto, la scuola autorizza formalmente i genitori ad avvalersi dell'istruzione parentale per l'anno scolastico in corso e ratifica l'idoneità della bambina".

Per la difesa, dunque, questa sarebbe un'autorizzazione formale, rilasciata dalla scuola prima che il decreto fosse emesso. Secondo l'avvocato, questo documento non è mai stato trasmesso al Tribunale: "Perché non lo aveva. E non lo aveva perché, a quanto ci risulta, l'assistente sociale lo ha tenuto nel cassetto invece di trasmetterlo tempestivamente al giudice. Io ne sono venuto in possesso solo giovedì scorso, il giorno dell'esecuzione del decreto, me lo ha consegnato il sindaco".

Se confermata in ambito giudiziario, questa circostanza potrebbe cambiare l'iter del ricorso. Se l'atto fosse stato iscritto agli atti giudiziari, ha aggiunto l'avvocato, "forse la decisione sarebbe stata diversa. Ma nelle motivazioni di sicuro ci sarebbe stata una pagina in meno".

La difesa riafferma che il ricorso si basa proprio sulla valutazione degli atti formali, nonché sull'eventuale presenza di elementi considerati come non correttamente acquisiti.

Uno dei nodi principali resta la contestazione delle condizioni igienico-sanitarie, ma la famiglia, ha fatto sapere l'avvocato, ha iniziato a provvedere al loro adeguamento: "Un tecnico incaricato stava predisponendo la costruzione di un bagno esterno ma adiacente all'abitazione, collegato con una veranda. Non un bagno chimico, ma un sistema di fitodepurazione, una soluzione ecologica prevista dalla legge". L'avvocato ha spiegato che la famiglia ha rifiutato i fondi pubblici offerti dal Comune: "Non vogliono assistenzialismo, non vogliono accedere a benefici che ritengono di non dover sottrarre alla comunità. Hanno una loro autonomia economica e hanno chiarito che, se ci sono lavori da fare, li pagheranno di tasca loro".

Il decreto cita una richiesta ritenuta “provocatoria”, che ammonta a 50mila euro per ogni figlio, nonché un presunto rifiuto delle cure mediche: "Quella dei 50mila euro è stata una boutade, una provocazione intellettuale lanciata in un momento di esasperazione", ha chiarito Angelucci. Per quanto riguarda le cure mediche, "non c'è un rifiuto ideologico assoluto. Se fosse strettamente necessario per la salute dei bambini o per sbloccare la situazione, accetterebbero le visite. Ma devono essere esami non invasivi. Niente elettrodi in testa, niente ospedalizzazioni traumatiche".

Da quando il decreto è stato eseguito, la donna, Catherine Birmingham vive con i tre figli all'interno di una struttura protetta a Vasto (Ch), mentre il padre, Nathan Trevallion, può vedere i bambini soltanto per pochi minuti al giorno: "È una situazione difficile", ha spiegato il legale. La donna e i tre figli devono sottostare a regole rigide, vivere in stanze separate e affrontare una quotidianità diversa da quella a cui erano abituati. "Il nostro obiettivo è riunire la famiglia il prima possibile".

Dopo il colloquio telefonico tra il legale e il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il caso ha assunto una dimensione istituzionale: "È stato il ministro Salvini a cercarmi, ci siamo sentiti al telefono. È stato molto chiaro e diretto. Ha voluto esprimere la piena vicinanza sua, della presidenza del Consiglio e del governo alla famiglia. Mi ha detto di essere a disposizione per qualsiasi necessità", ha spiegato Angelucci, secondo cui non si è trattato soltanto di solidarietà, ma anche di un passaggio formale. "Salvini mi ha confermato di aver ritenuto doveroso interessare della questione il ministro della Giustizia, Nordio. Mi è stato chiesto di fornire una serie di documenti e di considerazioni sulla vicenda", ha concluso.


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