Paride Leporace, 40 anni di giornalismo tra Calabria e Basilicata

Appena fresco di stampa l’ultimo libro del giornalista Paride Leporace, “Cosenza nel ’900. Storie e personaggi”,245 pagine, Pellegrini Editore.

di Pino Nano
Venerdì 13 Giugno 2025
Cosenza - 13 giu 2025 (Prima Pagina News)

Appena fresco di stampa l’ultimo libro del giornalista Paride Leporace, “Cosenza nel ’900. Storie e personaggi”,245 pagine, Pellegrini Editore.

“Ricordo come un sogno le case di viale del Re diventato della Repubblica, piazza Fera che cambia arbitrariamente il suo nome in Bilotti, i giardini alberati della Villa nuova, i leoni del serraglio della Villa Vecchia governati da Ciccio Fred Scotti, la fontana dei leoni, Cosenza glaciale di gennaio sotto le montagne innevate della Sila e arsa dall’afa con le strade vuote a Ferragosto,  le insegne luminose della Standa e di Bertucci… La mia storia è questa. Quella di uno studente universitario di 24 anni che voleva diventare regista cinematografico e si ritrovò ad essere giornalista.”.

Avete voglia di conoscere la storia di Cosenza? Quella vera? Quella dei quartieri, quella dei mercati rionali, quella delle piazze? La Cosenza della politica, del giornalismo, della musica, degli spettacoli, delle prime radio libere, della movida, delle guerre di campanile, delle chiese e dei suoi fedeli, delle processioni, delle feste, degli asili nido, del suo tribunale? La Cosenza della contestazione degli anni 70, quella della nascita dell’Università della Calabria, o quella dei partiti, dal PCI alla DC al PSI, o ancora di più quella del movimento sindacale e delle scuole di ogni ordine e grado? Davvero avete voglia di conoscere tutto questo mondo?

Allora, vi consiglio di andarvi a cercare “Cosenza nel ’900. Storie e personaggi”, l’ultimo libro di Paride Leporace, giornalista scrittore e personalità eclettica del mondo della cultura calabrese, e vi assicuro che troverete quello che cercate. Perchè dentro c’è anche la sua storia personale e privata.

Paride Leporace, cosentino di Cerisano, classe 1962, è nato sotto il segno dei Gemelli, “nell’anno in cui si svolge American Graffiti”. Si laurea ad Arcavacata il 9 novembre 1989 con una tesi di ricerca sul Cinema militante italiano, 110 e lode, “e quella sera mentre festeggiavo con amici e parenti nella mia casa di Cosenza vecchia cade il Muro di Berlino, ed il nuovo mondo sembrava essere tutto nelle mie mani”.

Ad ottobre prossimo Paride festeggia i 40 anni di giornalismo.

Tre lustri da precario. All’esame prenderà il massimo dei voti. Giacomo Mancini lo festeggia da sindaco a Palazzo dei Bruzi con una pubblica cerimonia e regalandogli uno dei primi computer portatili. Passa da abusivo a caporedattore centrale e vicario del direttore Ennio Simeone al Quotidiano della Calabria dove lavora 10 anni. Poi fonda e dirige “Calabria Ora” giornale ispirato all’Ora di Palermo. In 13 mesi il giornale si fa conoscere e apprezzare.

Il suo primo giornale lo concepisce e lo realizza a 10 anni. Accade nel collegio dove allora studiava, a Cosenza. “Era fotocopiato e con i disegni a mano, e si chiamava “Il giornale dei convittori”. Il secondo ciclostilato era stampato con il ciclostile, e siccome eravamo nel 1977 si chiamava questa volta “Area creativa”.

Di lui ha scritto cose molto belle Walter Molino nel suo libro “Taci infame. Vite di cronisti del fonte del Sud” (Il saggiatore): “Nei suoi primi mesi di vita, quelli della direzione di Paride Leporace, il giornale risponde alla missione di spina nel fianco dei poteri. Se ne accorgono tutti la prima settimana di maggio del 2006 quando il governo scioglie per mafia l’Asl di Locri e ne secreta la relazione della Commissione d’accesso. Le grandi testate nazionali cominciano a pubblicarne stralci e riassunti che creano solo confusione.”.

Paride Leporace entra in possesso della relazione e decide di pubblicarla in tre puntate per farla conoscere ai calabresi e all’opinione pubblica. La mattina del lancio nella Locride il giornale registra l’esaurito, nonostante le tirature siano state triplicate. Nel pomeriggio del 6 maggio su disposizione della procura di Reggio Calabria, la Digos perquisisce tutte le redazioni del giornale e sequestra il file della relazione. Leporace interrompe la pubblicazione, e il giorno dopo pubblica una foto a tutta pagine della polizia che entra in redazione e titola: “Ci vogliono fermare”, e nell’editoriale di quel giorno si chiede perché le stesse notizie pubblicate dai giornali nazionali non abbiano suscitato perquisizioni e sequestri.

“Due interrogazioni – ricorda Paride- bipartisan faranno finire la vicenda in Parlamento. Intervengono Ordine e sindacato nazionale dei giornalisti a difesa della libertà di stampa. Qualche mese dopo Marco Minniti, viceministro dell’Interno dirà ad Anno Zero di Michele Santoro che “la relazione della Commissione d’accesso nella Asl di Locri dovrebbe essere letta nelle scuole, diffusa, conosciuta, perché considero quel documento assolutamente fondamentale per comprendere la capacità di infiltrazione della mafia e della ‘ndrangheta”. Più di così si muore. 

Nelle sue precedenti vite – dice di sé stesso- è stato autonomo, punk, ultrà, rilevatore storico, critico cinematografico. Ha fondato Radio Ciroma e insieme al quotidiano Calabria Ora anche la Mensa dei poveri di Cosenza. Testimone del suo tempo, e missionario insieme, accanto a quello straordinario “monaco di provincia” che rispondeva al nome Padre Fedele Bisceglie.

“Ricordo come un sogno il primo gelato da Zorro nocciola e torrone, le domeniche erranti sovrastate dalle radiocronache di Giuseppe Milicchio e Federico Bria, una violinista veneziana che cerca alloggio per l’inaugurazione del Rendano con tutti gli alberghi pieni, tutta la mia giovinezza passata nei cinema di Cosenza e Rende e il tetto del Citrigno che si apre in cielo a far vedere le stelle che ancora non sapevo riconoscere e quell’applauso dal pubblico al cinema Astra quando Volontè-Vanzetti prima di sedersi sulla sedia elettrica dice: “Viva l’Anarchia”.

Paride, e ancora Paride, Paride Leporace oggi è anche la storia di Cosenza, forse la parte più erudita e più irriverente della città, città che lui conosce come le sue tasche, per averla vissuta dal basso, quartiere dopo quartiere, basso dopo basso, a diretto contatto di gomito con le mille miserie umane di una città a volte così falsamente perbenista e a volte anche così eccessivamente e sfacciatamente borghese.

Paride, di Cosenza, ne è stato il poeta, il cantore, il grande affabulatore, ma anche il grande critico, con una consapevolezza piena, e che gli deriva dall’aver conosciuto in prima persona luci e ombre della città dei Bruzi. Amico dei derelitti, confessore degli ultimi, corteggiatissimo dai potenti, invidiato da buona parte del mondo del giornalismo calabrese, tanti anni fa Paride era il cronista che indossava con estrema nonchalance il papillon quando questo sembrava essere ormai demodé o addirittura sinonimo di eclatante snobismo. Ma lui era fatto così.

Del resto, è lui stesso che si racconta in questa maniera così sorniona e abnorme: “Pensa di essere giornalista ,e ancora si chiede come abbia fatto a dirigere due giornali (il Quotidiano della Basilicata) e ad essere per cinque anni vicario di Ennio Simeone al timone del Quotidiano della Calabria. Ha collaborato a Mucchio Selvaggio. Ha scritto il libro “Toghe rosso sangue” in cui narra la biografia dei 27 magistrati uccisi in Italia”.

Per “Toghe rosso sangue” dedicato a tutti i magistrati uccisi in Italia ottiene un ringraziamento ufficiale da parte del Csm “per aver consentito l’utilizzazione di parti della sua opera, per la redazione della pubblicazione fuori commercio “Nel loro segno”, distribuita al Quirinale il 9 maggio 2011 in occasione della Giornata della Memoria, in onore dei magistrati vittime del terrorismo e delle mafie. Dal libro di Leporace sarà poi tratto l’omonimo spettacolo teatrale che ha avuto oltre 100 rappresentazioni in tutt’Italia.

“E quella notte che separava due secoli il mio pensiero andò alla mia città, Cosenza, quella dove avevo conosciuto le mie prime parole e immagini, quella dell’infinita ricerca su libri e giornali e di una cultura orale dei ricordi di famiglia capaci di trasmettere la quotidianità delle case borghesi dove si ballavano “I lancieri” o l’accensione della prima illuminazione pubblica per le strade”.

Ma Paride è anche uno straordinario cinefilo. Liceo classico al Telesio, poi la sua bella laurea in lettere all’Università della Calabria, e negli anni passati l’incarico di Direttore della Lucana Film Commission. Fino al 9 novembre 2020, per 8 anni, contribuendo all'affermazione di Matera capitale europea della Cultura. Una stagione di grandi successi per lui. Poi rientra a Cosenza e diventa consulente del presidente della Regione Calabria Jole Santelli, indimenticabile Jole, per la promozione dell'immagine e della comunicazione, e trova il tempo per dare alle stampe il suo primo libro di narrativa, "Cosangeles", e in cui anche qui racconta in maniera magistrale la sua città di adozione e di lotte.

Trovo davvero brillante la conclusione che lui fa della sua vita sul suo profilo ufficiale: “Cerca nuovi compagni di viaggio per nuove esperienze editoriali e creative del nuovo secolo”. Solo lui.

E siamo ad oggi. Oggi lui conduce il programma tv “Oltre il giardino” per Cronache tv e scrive per il Corriere di Calabria. 


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