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Gli arrestati sono accusati di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Gli arrestati sono accusati di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Gli agenti della Squadra mobile Asti, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno arrestato due cittadini pakistani accusati di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I reati sarebbero stati commessi ai danni di un loro concittadino che avrebbero sequestrato dopo avergli promesso di aiutarlo a lasciare illegalmente l’Italia.
Alla vittima sono stati sottratti il cellulare, il passaporto ed è stata richiesta la somma di 15mila euro; al suo rifiuto prima è stata picchiata violentemente, poi minacciata di morte con un coltello alla gola e trattenuta per diversi minuti a testa in giù dal balcone al terzo piano della palazzina in cui era stata sequestrata, fin quando i due aggressori l'hanno lasciata cadere al suolo da circa 12 metri. L’uomo è miracolosamente sopravvissuto ma è tuttora ricoverato per tentare di recuperare la mobilità agli arti inferiori.
L’attività investigativa ha preso il via dopo che il posto di polizia presso l’ospedale Cardinal Massaia ha trasmesso alla Procura della Repubblica di Asti il referto medico di una persona con 30 giorni di prognosi che era stata soccorsa dal 118 su segnalazione di un passante che l’aveva trovata per strada priva di sensi.
L’avvocato del giovane pakistano, con l’ausilio di un interprete, ha raccontato del suo arrivo in Italia e della vicenda che lo ha coinvolto, fornendo alcuni dettagli come numeri di telefono e la descrizione sommaria dei luoghi nei quali è stato portato.
Il ragazzo ha raccontato di essere partito dal Pakistan e, dopo un avventuroso viaggio in mare, di essere stato trasferito in un centro di accoglienza del Nord Italia, da dove ha cercato di raggiungere la Spagna, senza però riuscirci a causa del respingimento ottenuto al confine con la Francia. A quel punto è stato indirizzato da una persona che da Ventimiglia lo avrebbe portato ad Asti.
Insieme a lui anche una donna, anch’essa respinta. Entrambi sono stati ospitati presso due abitazioni diverse di Asti. Durante la notte, la donna ha chiamato il giovane dicendogli di aver subito un tentativo di stupro dai due connazionali che la ospitavano e di essere riuscita a fuggire. Anche lui, spaventato, avrebbe tentato la fuga, ma è stato bloccato dai suoi “ospiti”, che lo hanno sequestrato.
Contestualmente la Squadra mobile di Asti è stata incaricata di procedere all’arresto di un cittadino pakistano per un mandato di cattura europeo dell’Ungheria per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani. L’uomo è stato individuato e arrestato e, nel corso dell’esecuzione, gli operatori si sono resi conto che l’alloggio ove l’arrestato ha vissuto in Asti, presentava caratteristiche analoghe alla descrizione fornita dalla vittima del sequestro.
Sviluppando i controlli si sono profilati rapporti tra il detenuto in attesa di estradizione e molteplici connazionali, e infine, grazie all’esame dei social network, è emerso un profilo TikTok riconducibile probabilmente al secondo responsabile.
I poliziotti hanno acquisito le immagini di diverse persone, componendo un album fotografico e hanno effettuato alcune riprese esterne e interne dell’abitazione individuata; successivamente la vittima ha riconosciuto sia i due connazionali sia l’appartamento dove era stato tenuto in ostaggio.
Mentre il primo degli indagati veniva raggiunto dal provvedimento dell’Autorità giudiziaria presso la casa circondariale di Alessandria, dove era già detenuto in attesa di estradizione, sono proseguite le indagini per rintracciare il secondo.
Gli investigatori hanno monitorato i profili social del fuggitivo dai quali sono emersi i video di una stazione ferroviaria e di un fabbricato che, analizzati, hanno permesso di risalire ad una stazione in provincia di Brescia e ad un panificio. Dopo numerose ricognizioni nei paesi limitrofi e grazie all’analisi dei post social che nel frattempo venivano pubblicati dal ricercato, sono stati individuati due possibili strutture.
Considerato il fatto che il fuggiasco aveva inserito una bandiera inglese in un post pubblicato sui social, gli investigatori si sono appostati nei pressi di un’azienda di un cittadino inglese con origini pakistane, dalla quale l’uomo è stato poi visto uscire e arrestato.