"Riscontro la richiesta di chiarimenti e diffida, ex art. 140, D.lgs n. 206/2005, in data 11 giugno 2021, relativa al post della giornalista Selvaggia Lucarelli ed alle dichiarazioni, in merito, del sottoscritto.
In tutte le categorie di esercenti servizi pubblici, o di pubblica utilità o anche di semplice interesse pubblico, esistono persone che non svolgono la loro funzione in coerenza con le regole ed i principi che dovrebbero sovrintenderle. È, purtroppo, esperienza comune di tutti i cittadini trovarsi di fronte a fatti ed episodi che connotano i singoli autori degli stessi in termini antitetici rispetto al ruolo di “servizio” che dovrebbero correttamente adempiere".
Così Loreno Bittarelli, Presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570 di Roma, in una lettera indirizzata al legale rappresentante del Codacons, avv. Giuseppe Orsini, replica in merito alla diffida inerente un disservizio segnalato sui social da Selvaggia Lucarelli.
"Ciò accade - prosegue - non solo nei servizi di carattere materiale, quale ad esempio quello svolto dai tassisti, ma anche - ed è ancor più grave - in servizi di carattere intellettuale tra appartenenti a ordini, professioni o categorie addirittura di rango costituzionale.
Quanto di noto (e di meno noto) riguarda, nel contingente, la magistratura è emblematico di questa premessa. Eppure per nessuna di queste diverse categorie, al di fuori dei tassisti, è possibile identificare -non “media, stampa e siti web”- ma singoli giornalisti che in modo costante, ripetitivo, continuativo e “professionale” si dedicano a divulgare o, meglio, enfatizzare singoli episodi di disservizio, a presupposto di considerazioni di carattere generale, al pari di quelle riportate nella stessa diffida oggetto di riscontro, che qualificano - collettivamente ed astrattamente - i tassisti come “artefici di violazioni dell’ordine pubblico, di interruzione di un servizio pubblico, di aggressione, di violenza privata a carico della collettività”".
"In questo contesto - aggiunge - si inserisce il post della giornalista Selvaggia Lucarelli che, al pari dei tanti altri richiamati interventi giornalistici in merito, ha gravissimi vulnus sostanziali.
Ancora una volta, infatti, anziché attendere l’esito degli interventi sanzionatori a carico del tassista che si è comportato scorrettamente, per evidenziare all’opinione pubblica l’efficienza, correttezza, serietà, rapidità ed intransigenza con cui la Cooperativa 3570 - tramite la propria disciplina interna - interviene nei confronti dei soci che sbagliano, si è di fronte ad una generalizzata colpevolizzazione di tutta la categoria dei tassisti, che viene dipinta come una congrega di inaffidabili malfattori".
"Nella fattispecie, poi, la Commissione di disciplina del 3570 ha provveduto, specificamente, ad indirizzare alla giornalista Lucarelli, comunicazione di intervenuto avvio del procedimento disciplinare, con formalizzazione del dispiacere della Cooperativa per l’accaduto e l’invito a pubblicizzare all’utenza la possibilità e l’importanza della denuncia di tali episodi, al fine di consentire alla Cooperativa proprio l’auspicata possibilità che “la parte buona della categoria” si faccia sentire".
Affinché la categoria possa, come sostiene la Lucarelli, “per prima protestare contro le mele marce” occorre che le stesse siano oggetto di relativa segnalazione, ma non solo alla disciplina del 3570, ma anche al preposto Organismo del Comune di Roma!!!", aggiunge.
"La responsabilità giuridica e morale degli illeciti non è mai oggettiva, ma sempre e solo individuale: e confermo, con inalterata convinzione, di ritenere inaccettabile la prassi di cui sopra - riconducibile solo ad alcuni giornalisti tra cui, appunto, la “collega” in questione - di attaccare, come correttamente ho specificato, l’intera categoria con un comportamento di accanimento che, ripeto, non è assolutamente connaturale alla stragrande maggioranza dei tassisti romani.
Ed in tal senso - precisa - confermo l’esistenza dell’idea, generata dall’esasperazione dei tassisti, di “presentare il conto a questi giornalisti” e, nella fattispecie, alla Lucarelli facendola oggetto di “civilissima” azione giudiziaria con conseguente richiesta risarcitoria. Che cosa aveva pensato, invece, la Lucarelli che potesse sottintendere la presentazione del conto??".
"Da quanto scrive, probabilmente, aveva pensato quello che il pregiudizio, ormai strutturalmente palese nella fattispecie, dimostra: e, cioè, l’attribuzione ai tassisti di quei medesimi comportamenti negativi, che attribuisce apoditticamente e con accanimento come propri di tutta la categoria, quasi fossero parte integrante del DNA dei suoi componenti. Peraltro tengo anche a precisare che l’intervento del Codacons non può essere mirato “a punire con la massima severità” quelli che difendono il lavoro, l’onestà e la professionalità dei propri colleghi a fronte delle “scelte professionali” di qualche giornalista", scrive ancora Bittarelli.
"Questa espressione, contenuta nella diffida, ha tutti i connotati, formali e sostanziali, di quella “minaccia” che era invece assente nelle mie dichiarazioni. E poiché ogni cosa merita approfondimento, sarà anche cura di chi è stufo di subire prevaricazioni, criminalizzazioni, offese, denigrazioni generalizzate e gratuite, reagire in tutte le competenti sedi giudiziarie ed amministrative ed ovviamente sindacali, a fronte di minacce che si considerano inaccettabili e che non solo non “scuotono” chi le riceve, ma lo determinano a reagire affinché altri non debbano esserne oggetto".
"Da ultimo, faccio presente che non esiste uno “scontro” tra la giornalista Selvaggia Lucarelli e il sottoscritto (che, peraltro, è anch’egli giornalista) ma solo della prima nei confronti del secondo che, probabilmente, così ritiene di poter trarre un positivo riscontro, in termini di visibilità, da un confronto che lascia, invece, del tutto indifferente il sottoscritto", conclude.
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