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"Presi il corpo di Saman tra le mie mani, camminai verso la casa degli Abbas, ma i due cugini mi fermarono. Poi sono svenuto".
"Presi il corpo di Saman tra le mie mani, camminai verso la casa degli Abbas, ma i due cugini mi fermarono. Poi sono svenuto".
Alla vista del corpo di sua nipote Saman, lo zio Danish Hasnain iniziò a piangere. Quella sera del 30 aprile 2021 era a dormire quando Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijiaz lo svegliarono dicendogli che "c'era stato un casino".
A quel punto, lo zio della ragazza si sarebbe recato verso la casa degli Abbas. "Arrivati tra la sesta e la settima serra - ha detto l'uomo, rendendo delle dichiarazioni spontanee in appello - e lì c'era il corpo di Saman. Iniziai a piangere e dissi: cosa ha combinato mio fratello. Avevamo paura e non sapevamo cosa fare. Quindi presi il corpo di Saman tra le mie mani, camminai verso la casa degli Abbas, ma i due cugini mi fermarono. Poi sono svenuto".
E' stato proprio Hasnain, condannato in primo grado a 14 anni, a far trovare il corpo della nipote, nel novembre del 2022.
Secondo la Procura di Reggio Emilia, Hasnain è l'esecutore materiale dell'omicidio della ragazza, così come ha detto il fratello, che l'aveva indicato come colui che prese Saman per il collo quando uscì dalla casa di Novellara.
Nel corso delle dichiarazioni spontanee, però, Hasnain ha dato un'altra versione, con l'aiuto di un interprete pakistano. Dopo essere svenuto, ha aggiunto, "i due cugini imputati mi buttarono dell'acqua per farmi svegliare e io iniziai a dire parolacce contro mio fratello". Nomanhulaq e Ijaz gli dissero di addossarsi la colpa di quanto accaduto e "di non mettere di mezzo la donna della famiglia", forse Nazia Shaheen, la mamma di Saman, e di risolvere la cosa fra uomini.
Quindi, i due cugini presero il cadavere della ragazza e, insieme a lui, si recarono in un casolare vicino alla casa della famiglia, dove poi il corpo fu ritrovato. I due cugini avrebbero scavato la fossa, mentre Danish avrebbe dato loro una mano "a pulire la terra" e avrebbe dato dei baci a sua nipote, ormai morta.
Giovedì è in programma la prossima udienza, in cui dovrebbero parlare i genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, che tramite i loro avvocati, Sheila Foti e Simone Servillo, avevano chiesto di essere sentiti, e il primo si è detto anche disponibile a rispondere alle domande.
Durante l'ultima udienza del processo di primo grado, Shabbar Abbas ha parlato per molto tempo, mentre sua moglie è stata estradata in Italia dal Pakistan ed è comparsa per la prima volta nel processo d'appello. I due sono stati condannati all'ergastolo.
Rispondendo alla pg Silvia Marzocchi, il fratello minore di Saman Abbas, Ali Heider, ha detto di aver visto la buca in cui era stata seppellita sua sorella "sui giornali" e, quando la rappresentante dell'accusa gli ha chiesto da chi fosse stata scavata quella fossa, il ragazzo ha detto che è stata tutta opera dello "zio Danish e dei cugini Ikram e Nomanhulaq".
A una domanda del presidente della Corte d'Assise e d'Appello, Pasquale Domenico Stigliano, su come fosse a conoscenza di questo, il ragazzo ha detto che un giorno era andato "con lo zio Danish davanti al negozio di Bartoli", titolare dell'azienda dove lavoravano i familiari di Saman, dove c'erano anche i cugini e lo zio gli aveva detto di tornare a casa, dicendogli che i tre dovevano "andare a pulire i tubi", un lavoro extra chiesto dalla moglie del titolare dell'azienda agricola.
Dopo che la ragazza è scomparsa, ha aggiunto, "ho chiesto diverse volte ai cugini Ikram e Nomanhulaq e allo Zio Danish dov'era mia sorella, ma ogni volta che iniziavo a piangere mi dicevano di stare zitto", fino a quando, una volta, "mi hanno risposto che non me lo potevano dire, ma che non mi dovevo preoccupare perché là dov'era stava bene, che era in paradiso". "Prima ero traumatizzato e non avevo manco le forze di parlare, avevo paura" ma poi "ho deciso a parlare per la giustizia".
Quindi, il ragazzo ha spiegato i motivi per cui ha scelto di collaborare con la giustizia e raccontare tutto ciò che sapeva sull'accaduto. "Mio papà mi diceva di non parlare dei cugini, mi diceva 'almeno quelli che si sono salvati lasciali fuori'" e "tutti comunque dicevano di non parlare, i miei genitori, i miei parenti, mia zio", ha detto.
Poi, però, il ragazzo, "piano piano" ha "iniziato a raccontare tutte le cose". Durante la ricostruzione fatta dal ragazzo, la madre si è portata le mani al volto e si è asciugata le lacrime con un fazzoletto.
Il ragazzo ha riaffermato di aver visto la sorella, seguita dai genitori, mentre stava uscendo di casa, verso la mezzanotte del 30 aprile 2021. Insieme a loro, c'erano anche lo zio Danish e i cugini. "Ho visto mio zio Danish afferrare mia sorella Saman da dietro con il braccio. Mia sorella era sullo stradello che portava alle serre e lo zio Danish l'ha presa alle spalle mentre Saman si stava allontanando da casa nostra. Mio zio era dietro alla schiena di Saman che era ancora sullo stradello", ha detto.
Per quanto riguarda sua madre, "non mi ricordo se poteva vedere la scena", ha aggiunto, facendo commuovere Nazia Shaheen. "A casa le decisioni importanti le prendeva il papà e si confrontava con altri uomini della famiglia. Mia mamma non poteva parlare", ha aggiunto.
"Non sono mai stato picchiato da mia mamma e nemmeno Saman - ha proseguito - Non sono mai stato rinchiuso da mia mamma e ho sempre avuto un bel rapporto con lei e anche mia sorella ha sempre avuto un bel rapporto con mia mamma".
A una domanda del legale difensore della madre, Simone Servillo, se Saman fosse "mai stata picchiata da qualcuno", ha risposto di "no". A una domande se la mama fosse mai stata picchiata, invece, ha risposto con un "non ricordo".