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Cosa resta di Giacomo Matteotti oggi a 100 anni dalla sua morte? Certamente il ricordo delle generazioni politiche successive alla sua, e che il giornalista Raffaele Malito ha sintetizzato per noi.
Cosa resta di Giacomo Matteotti oggi a 100 anni dalla sua morte? Certamente il ricordo delle generazioni politiche successive alla sua, e che il giornalista Raffaele Malito ha sintetizzato per noi.
L’Italia repubblicana, democratica e antifascista, rappresentata in tutte le sue massime rappresentanze istituzionali, dedicando, nelle settimane scorse alla Camera dei Deputati, una giornata alla commemorazione, a cento anni dalla morte, di Giacomo Matteotti, uomo libero e coraggioso, ucciso, per decisione di Mussolini, da squadracce fascisti, ha scritto una pagina di storia senza ritorno.
L’atmosfera solenne nella quale si è svolta questa straordinaria celebrazione e si è onorato il ricordo dell’ eroe e martire della libertà, non ha impedito alla decisione, assolutamente onorevole, del presidente della Camera Lorenzo Fontana, di entrare nei merito dei fatti, delle scelte più significative della missione politica di Matteotti, socialista, riformista, senza dogmi e certezze messianiche, nella difesa della dignità e dell’emancipazione delle plebi padane e dei diseredati, svolta con competenza, straordinaria cultura, da giovane, eletto nelle rappresentanze locali e provinciali e, poi, da adulto, dal 1919, in Parlamento.
Un Parlamento nel quale – come ha detto Lorenzo Fontana- lo scranno da cui pronunciò il discorso che gli costò la vita, non sarà mai occupato e ne ricorderà, per sempre, con una targa, l’evento di cento anni fa.
Nell’Aula, colma di parlamentari, rappresentanti di tutte le forze politiche, consapevoli di vivere una giornata, davvero particolare, 300 giovani- alcuni dei quali, premiati- che, in molte scuole, avevano partecipato ai concorsi sul tema del ricordo di Giacomo Matteotti.
Seduti, uno accanto all’altro, con al centro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti del Senato Ignazio La Russa, del Consiglio, Giorgia Meloni, gli ex presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini, Fausto Bertinotti, Pier Ferdinando Casini, Luciano Violante che, poi, pronuncerà un ricordo denso di richiami sui valori della democrazia e del ruolo e del significato polittico, etico e istituzionale del Parlamento, il vicepresidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso
E’ stato il Presidente Fontana a segnare il segno e le linee del ricordo: in quella seduta Matteotti domandò l’annullamento delle elezioni, denunciando il clima di violenze in cui si erano svolte, il 6 aprile, i brogli e le falsificazioni compiute nei seggi elettorali dai fascisti. Opponendosi a ogni forma di prevaricazione e di violenza politica, rivendicava quelle prerogative del Parlamento che considerava la più alta espressione della democrazia moderna.
“Matteotti - ha aggiunto Fontana- resta uno straordinario esempio di rigore morale e impegno civile per i nostri giovani.” Sul tema del baluardo della democrazia, rappresentato dal Parlamento, si è soffermato anche Luciano Violante: Nel ruolo delle Camere c’è, fondamentale, il principio del dibattito e del confronto tra chi la pensa in modo opposto. A differenza di altri partiti legati al mito “del facciamo come in Russia”, Mattettoti- ha rilevato Violante – aveva una grande considerazione del Parlamento. Proprio la sua storia - queste le sue conclusioni - ci insegna che le democrazie incapaci di decidere aprono i cancelli all’autoritarismo. Una difesa, dunque, a tutto campo del Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo. La puntuale ricostruzione del percorso politico e di impegno istituzionale del martire socialista, è stata affidata allo storico Emilio Gentile che ha riproposto le analisi, già affidate ad alcuni suoi saggi sulle origini del fascismo, del suo affermarsi come forma violenta, autoritaria e illiberale di esercizio del potere.
C’è stato spazio anche per le iniziative di Rai Cultura che ha realizzato un filmato per l’occasione: ne ha parlato Bruno Vespa che ha anche ricordato il profilo privato e familiare di Matteotti, soffermandosi sullo straordinario rapporto di amore, condivisione, rispetto, un’autentica simbiosi, che c’era con la moglie Velia Titta. Una vera e propria standing ovation ha salutato l’esibizione, non solo artistica, dell’attore Alessandro Preziosi che, dallo scranno , dal quale Giacomo Matteotti pronunciò il suo ultimo, fatale discorso, ha letto parti dell’intervento stenografato, inframmezzato dalle interruzioni oscene dei deputati fascisti, presenti Aula: si sono rivissute, a distanza di cento anni, il coraggio e la passione politica che in quel discorso immise, con la consapevolezza che lo avrebbe pagato con la vita, l’eroe celebrato ieri alla Camera dei Deputati in seduta straordinaria e solenne, come avviene nel crinale dei momenti storici.
La giornata si è conclusa con una dichiarazione dall’indubbio, rilevante significato politico, che non dovrebbe restare senza conseguenti conferme, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo- ha detto Meloni- è fondamentale per ricordarci ogni giorno, a distanza di 100 anni da quel discorso, il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare, e cosa, no”.
La lezione di Matteotti- ha aggiunto- oggi, più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà. Non sulla violenza, la sopraffazione, l’intolleranza e l’odio per l’avversario politico. Il 30 maggio 1924- le conclusioni di Giorgia Meloni- Giacomo Matteotti ha pronunciato nell’aula della Camera il suo ultimo discorso che gli sarebbe, poi, costato la vita. In quel discorso Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni”