Belluno, hotel rifiuta di ospitare israeliani: "Sono responsabili di genocidio"

Il Presidente della Provincia, Roberto Padrin: "Faremo verifiche sull'episodio". Zaia: "Il Veneto deve garantire le porte aperte a tutti, non c'è spazio per il razzismo".

(Prima Pagina News)
Giovedì 14 Novembre 2024
Belluno - 14 nov 2024 (Prima Pagina News)

Il Presidente della Provincia, Roberto Padrin: "Faremo verifiche sull'episodio". Zaia: "Il Veneto deve garantire le porte aperte a tutti, non c'è spazio per il razzismo".

E' polemica, nel Bellunese, dopo che un hotel di Selva di Cadore si sarebbe rifiutato di ospitare turisti provenienti da Israele.

“Vi informiamo che gli israeliani, responsabili di genocidio, non sono i benvenuti nella nostra struttura. Quindi se vorrete cancellare la prenotazione, anche gratuitamente, ve ne saremmo grati”, si legge in un messaggio che la struttura avrebbe inviato a due turisti israeliani, che avevano prenotato una camera tramite piattaforma online.

Il messaggio è stato rilanciato su X dall'attivista palestinese cattolico per i diritti umani Ihab Hassan. “Posso solo immaginare il dolore e il senso di ingiustizia che proverei se un hotel mi negasse un posto dove stare semplicemente a causa della mia identità, essendo palestinese – ha scritto Hassan – Questa è una punizione collettiva. Ho molti amici ebrei israeliani, persone che viaggiano in tutto il mondo, dedicando la loro vita a sostenere la pace e la coesistenza, lavorando instancabilmente per porre fine alla guerra”. “Rifiutare di ospitare individui in base alla nazionalità o all’identità non è solo sbagliato, è un atto vile e discriminatorio che è sia illegale che moralmente fallimentare”, ha concluso.

“L’ospitalità di un territorio che crede fortemente nel turismo non può essere intaccata da singoli episodi – da verificare e dimostrare – di discriminazione. Lo scenario delle Dolomiti bellunesi sia di stimolo a farsi portatori e amplificatori di bellezza”, ha dichiarato in merito il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin.

“La cultura dell’accoglienza di cui le nostre genti sono portatrici da sempre stride fortemente con un episodio di intolleranza che ho letto. Credo vadano fatte tutte le verifiche del caso, e spero si tratti di uno spiacevolissimo equivoco. Ma mi sento fin d’ora di condannare tutto ciò che cozza contro lo spirito dell’ospitalità. Respingere un gruppo di persone per la loro nazionalità non fa parte della nostra cultura bellunese di provincia accogliente”.

“Un territorio che crede nella vocazione turistica è portato per natura all’internazionalità e all’apertura – ha continuato la consigliera provinciale delegata al turismo, Vanessa De Francesch – E lo dicono i numeri: nel 2023 i turisti stranieri sono stati quasi 550mila, per oltre 1 milione e mezzo di presenze, vale a dire la metà dei visitatori del Bellunese. Questi dati dimostrano quanto il territorio sia aperto e ospitale. E non può un singolo episodio – come ha detto il presidente, da dimostrare – intaccare il buon nome e il buon lavoro di centinaia di operatori del turismo”.

“In attesa di conoscere qualcosa di più su una notizia che, se sarà confermata, è di estrema gravità, mi sento profondamente turbato e resto allibito per quanto è accaduto. Il Veneto deve garantire le porte aperte a tutti. Continuo a sperare che quanto riportato non sia vero, poiché l’ospitalità veneta non è questa.

Credo fermamente che la nostra offerta turistica debba essere inclusiva, apolitica e rispettosa di tutti. L’ho sottolineato più volte e ribadisco che episodi del genere sono inaccettabili: il Veneto non è questo. Da secoli, siamo un popolo aperto al mondo e rispettoso delle identità altrui. La Repubblica Veneta è stata un esempio di integrazione, ospitando comunità come quella ebraica e favorendo una contaminazione culturale anche con il Medioriente e il mondo arabo che ha arricchito non solo il Veneto, ma l’intero Paese”.

Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, esprime desolazione dopo la notizia che un gruppo di turisti israeliani non sarebbe stato considerato ben accetto da una struttura alberghiera di Selva di Cadore (Belluno) con l’accusa di essere “responsabili di genocidio”.

“Nostro compito non è chiudere le porte ma è aprirle – aggiunge il Governatore -. Sarebbe un onore se il Veneto potesse accogliere le due comunità in conflitto, israeliani e palestinesi, offrendo loro uno spazio per incontrarsi e dialogare, con l’obiettivo di promuovere la pace proprio nella nostra Terra. Qui entrano in gioco tre aspetti fondamentali. Primo, il valore dell’ospitalità: l’etimologia stessa ci ricorda che ospitare significa offrire accoglienza e rispetto reciproco tra chi ospita e chi è ospitato. Secondo, il legame con la comunità locale, che vive dell’accoglienza turistica, il cui valore deve restare immutato, come esempio di inclusività e pacifica convivenza. E infine, penso ai nostri giovani, a cui è sempre più difficile trasmettere messaggi di pace, di inclusione e di rispetto reciproco. Per questo, è un nostro dovere non solo essere un punto di riferimento, ma anche comunicare chiaramente questi valori”.

“Abbiamo una responsabilità educativa non solo come veneti, ma anche come regione turisticamente rilevante, con oltre 73 milioni di presenze l’anno, di cui il 66% rappresentato da turisti stranieri – conclude Zaia -. Custodiamo il privilegio di ospitare la città più bella del mondo, Venezia, ed è nostro dovere tracciare la via dell’accoglienza. Che sia israeliano, palestinese o di qualsiasi altra nazionalità, ogni turista deve sentirsi accolto e rispettato, perché questo è il vero senso dell’ospitalità. L’ospite è sovrano: non c’è posto per discriminazioni legate a convinzioni personali, politiche, colore della pelle, religione, orientamenti sentimentali o di genere”.


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