Censis, irreversibile la crisi dei giornali stampati
Il vero dato allarmante del diciannovesimo Rapporto sulla Comunicazione redatto dal Censis riguarda la carta stampata, o giornali tradizionali, un mondo che a giudizio del Censis vive in crisi perenne. Ma va benissimo la radio.
di Pino Nano
Venerdì 29 Marzo 2024
Roma - 29 mar 2024 (Prima Pagina News)
Il vero dato allarmante del diciannovesimo Rapporto sulla Comunicazione redatto dal Censis riguarda la carta stampata, o giornali tradizionali, un mondo che a giudizio del Censis vive in crisi perenne. Ma va benissimo la radio.

“Per i media a stampa- spiegano gli analisti del Censis- si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ridottisi al 22,0% nel 2023. Con una differenza pari a -3,4% in un anno e a -45,0% in quindici anni. Impressionante come dato.

Non solo ma si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali (-1,7%) e dei mensili (-2,8%), ma la novità di questo Rapporto è che anche “gli utenti dei quotidiani online diminuiscono al 30,5% degli italiani (-2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione (il 58,1% come già nel 2022, ma cresciuti del 21,6% dal 2011)”.

Chi invece sembra salvarsi è la radio, che secondo gli esperti del Censis “continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media”.

Complessivamente, i radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione da un anno all’altro (-1,1%). Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un piccolo calo passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, confermandosi su livelli prepandemici. Per quanto concerne l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (18,2% degli utenti) e con lo smartphone (24,1%), si registra una crescita importante nel lungo periodo (rispettivamente +10,6% e + 20,5% dal 2007 ad oggi), ma un calo nel breve (rispettivamente -2,2% e -5,0% tra il 2022 e il 2023).


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