Eccellenze Italiane. Giovanni Cugliari, dal Sud della Calabria agli sceicchi degli Emirati Arabi

Da un lato la tradizione famigliare, dall’altro l’innovazione. Nel mezzo quella “spinta all’internazionalizzazione scritta nel Dna della sua famiglia”. Storia di una piccolissima falegnameria di provincia diventata oggi azienda leader nel settore.

di Pino Nano
Mercoledì 11 Dicembre 2024
Vibo Valentia - 11 dic 2024 (Prima Pagina News)

Da un lato la tradizione famigliare, dall’altro l’innovazione. Nel mezzo quella “spinta all’internazionalizzazione scritta nel Dna della sua famiglia”. Storia di una piccolissima falegnameria di provincia diventata oggi azienda leader nel settore.

Successo, intraprendenza, voglia di crescere e soprattutto dinamismo e ricerca assoluta della modernità. Giovanni Cugliari, 37 anni, sintetizza così la sua storia, una storia intrapresa dal padre Domenico, nel 1961, quando dopo anni di esperienza nei mobilifici romani, decise di tornare in Calabria, a Maierato, in provincia di Vibo Valentia, e aprire una falegnameria che ancora oggi porta il suo nome.

“Dopo l’Istituto d’arte avrei voluto fare Architettura, ma sono entrato in azienda – racconta Giovanni -. Una scelta che non rimpiango, anzi, perché alla fine sono riuscito a fare proprio quello che mi piaceva”.

 

Quando nel 1988 Giovanni e il fratello Antonino entrano per la prima volta nella vecchia falegnameria di famiglia si rendono conto che molte cose andrebbero cambiate, e decidono di portare avanti la linea del mobile tradizionale italiano, seguendo insomma la scuola del padre, ma contemporaneamente iniziano a investire in tecnologia e a trasformare la falegnameria in una vera e propria fucina creativa.

Da laboratorio artigiano di piccole dimensioni ben presto la loro “creatura” trova una fisionomia tutta sua, e soprattutto trova una “via diretta” verso i grandi mercati stranieri dove i nostri mobili fanno ancora gola agli uomini più ricchi del mondo. Così sarà per i “ragazzi di Maierato”.

 

- Giovanni ma lei dove è cresciuto?

Sono nato a Vibo Valentia e sono cresciuto a Maierato che è un paesino alle porte del capoluogo di provincia, un paese di 2500 abitanti, oggi a grande vocazione imprenditoriale.

 

- Che famiglia ha alle spalle?

Ho un fratello, Tonino Cugliari, con cui dirigo l’azienda di famiglia, e una sorella Rosetta che è sposata e vive a Toronto ormai da tanti anni. Purtroppo, i miei genitori non ci sono più, mio padre Domenico è morto con un incidente sul lavoro quando eravamo poco più che ventenni e mia madre Giuseppina l’ho persa pochi anni fa.

 

-Che infanzia è stata la sua a Maierato?

A Maierato ho trascorso tutta la mia infanzia, e le confesso che è stato un periodo molto sereno della mia vita. Un’infanzia assolutamente serena, senza particolari scossoni, condivisa soprattutto con mio fratello. Noi eravamo e lo siamo ancora quasi gemelli siamesi, inseparabili. Avevamo una comitiva di amici con cui ancora oggi c’è un bellissimo rapporto, e ricordo la spensieratezza e il legame che ci univa. In quegli anni avevamo pochi giochi a casa, ma eravamo felici lo stesso. Condividevamo tutto, sia tra me e lui in casa, sia tra noi e i nostri amici sul cortile della chiesa o sulle scalinate della scuola. Nulla era solo mio o solo suo, o solo degli altri. Ma questa è la grande magia dei nostri paesi di provincia. Il nostro hobby preferito era naturalmente giocare a calcio, e naturalmente quando mio padre non ci portava in azienda a lavorare con lui.

 

-Ha qualche ricordo personale di quella stagione?

Ancora oggi sorrido quando penso al mio papà che durante le vacanze veniva a prenderci in piazza, dove noi eravamo con i nostri amici e compagni di vita, per portarci in falegnameria. Secondo lui dovevamo sentire “il profumo del lavoro e vivere il mestiere”, come lui stesso diceva. Io ero un pò più birbante di mio fratello, alcune volte mi nascondevo perché volevo stare con gli amici ma era tutto tempo perso, perchè lui mi stanava sempre, ed io a quel punto non potevo più esimermi dall’andare con lui. Mi inventavo mille scuse, ricordo, ma niente da fare. Per lui la regola era una sola, dovevamo andare a lavorare.

 

-Che scuole ha frequentato e dove?

Il liceo artistico a Vibo Valentia.

 

-Delle medie quali insegnanti ricorda ancora?

Più che le insegnanti ricordo la preside Durante. Aveva un grande carisma ed io ero affascinato dalla sua personalità. Ogni scusa era buona per andare in presidenza e parlare con lei. Ero un ragazzino dai tanti capelli ricci, molto creativo, non stavo mai fermo, ma lei riusciva a placarmi. Ogni suo racconto per me era una lezione di vita.

 

-E delle scuole superiori, quali insegnanti vale la pena di ricordare?

Sicuramente il professor di disegno Massaria. Era un uomo empatico, e aveva una grande capacità di coinvolgere noi studenti. Più che un professore, era un amico sempre presente e disponibile ad ascoltare noi adolescenti con i problemi che avevamo, le esigenze di quell’età. Ricordo che agli esami di stato apprezzò molto la mia tesina su Pirandello, De Filippo e Troisi. La ritenne una novità.

 

-Giovanni, pur avendo lei la possibilità di lavorare altrove, alla fine lei ha scelto di restare?

Come le ho appena raccontato, io e mio fratello eravamo poco più che ventenni quando mio padre morì. Successe tutto all’improvviso. Eravamo giovani, un po' spaventati dalle responsabilità che ci aspettavano, ma i suoi insegnamenti in quel momento presero ancora più corpo. Ricordo ancora quel giorno quando entrando in falegnameria, io e Tonino ci guardammo negli occhi ancora pieni di lacrime e decidemmo di proseguire, promettendoci di portare avanti l’opera del maestro Domenico Cugliari. Lo avremmo fatto per lui, in Italia e nel mondo. Mio padre era considerato uno dei migliori ebanisti di quel tempo, aveva lavorato a Roma in una grande azienda di mobili, e poi aveva deciso di tornare a Maierato per fondare nel 1961 la “ditta Domenico Cugliari”. Il richiamo della Calabria fu molto forte, come lui stesso diceva.

 

-Che prezzi si pagano rinunciando a non partire? 

Noi come nostro padre abbiamo deciso di restare in Calabria e sviluppare l’impresa lì dove tutto era iniziato. Crediamo nel valore sociale dell’azienda correlata alla crescita del territorio. Insieme rappresentiamo l’identità di una comunità. I prezzi forse sono alti, ma le garantisco che valeva la pena di restare.

 

-Il progetto a cui lei oggi è più legato?

Per me tutti i progetti sono importanti, ma cito con piacere quello di Miami, dove abbiamo realizzato tutti gli arredi delle aree comuni del grattacielo Elysee e studiato l’ingegnerizzazione degli stessi. Poi abbiamo curato un ristorante di lusso a Riad, con arredi particolarissimi fatti da 16mila canne di ottone e oltre 3mila pezzi di vetro di Murano.

 

-Parliamo di altissima qualità e specializzazione?

Vede, ogni lavoro è una sfida, e oggi le posso assicurare che con il nostro studio di progettazione riusciamo a trovare ogni tipo di soluzione tecnica per realizzare e concretizzare i sogni degli architetti di tutto il mondo. Inoltre, a noi piacciono le avanguardie, le sperimentazioni come Madj, il mobile parlante e Vivaldi, l’armadio delle fragranze che sono tra le ultime idee che abbiamo realizzato. La prima volta che le capita di tornare in Calabria venga a trovarci, e toccherà con mano una realtà industriale impossibile da immaginare venti anni fa da queste parti.

 

-Presidente le è mai capitato in giro per l'Italia di "vergognarsi" di essere figlio del SUD?

Provenendo dalla Calabria, noto a volte un po' di diffidenza ma fortunatamente viene superata dalla nostra storia aziendale. Comunque, quello che le posso dire è che io sono orgogliosamente figlio di questa terra e profondamente legato alle mie radici.

 

-Colgo in quello che dice un senso di orgoglio e di attaccamento alla sua storia davvero speciale…

Nulla di tutto questo. Invece le dico che io voglio fortissimamente che si conosca il bello della Calabria, e come presidente regionale della Confederazione Nazionale Artigiani e imprenditori d’ Italia, racconto la positività delle imprese che rappresento.

 

- L’avevo quasi dimenticato. Lei è presidente regionale della CNA Calabria dal 2021? 

Dopo una lunga esperienza alla guida di Cna provinciale, nonché quella di Consigliere della Camera di Commercio, alla fine sono stato eletto all’unanimità Presidente Regionale. Un traguardo bellissimo per me. Da quel giorno, mi creda, ho puntato sul lavoro di squadra, e in cui credo fortemente, ho ricomposto un nuovo gruppo dirigente e ho rilanciato l’azione di crescita della organizzazione regionale. Di questo sì che sono fiero davvero. L’economia locale è determinante per lo sviluppo complessivo del territorio, perciò privilegio sempre il confronto dialettico e le scelte condivise. Attraverso la Cna, i piccoli e medi imprenditori trovano ampia assistenza. Ma trovano anche consulenza fiscale e del lavoro adeguata, formazione, sicurezza, avvio d’ impresa, bandi e contributi. Siamo insomma aperti sempre a nuove idee, progetti e crediamo nella concreta operatività per il rilancio della nostra terra di Calabria.

 

-Che consiglio oggi darebbe ad un giovane che oggi volesse intraprendere la sua carriera?

Deve avere la forza di sognare, di superare gli stereotipi e di lottare per un ideale. Io e mio fratello abbiamo fatto questo, e alla fine ci siamo riusciti. Oggi sono certo, se mio padre fosse ancora in vita e vedesse quello che abbiamo realizzato, sarebbe più fiero di quanto non siamo noi.

 

-Qual è stata la vera arma del suo successo?

Innanzitutto siamo profondi conoscitori della materia, il legno. Possiamo dire che siamo cresciuti con lui. Poi, abbiamo macchinari innovativi e investiamo tanto sull’espansione del nostro brand made in Italy. Alla base insomma c’è tanta esperienza, tantissimo studio, una determinazione senza pari, una perseveranza e una resilienza che si tocca con mano arrivando qui da noi.

 

-Presidente, a chi dedica tutto quello che oggi ha intorno?

Ai miei genitori, al capostipite di questa grande famiglia, che era mio padre, Domenico Cugliari e a mia moglie Josephine Alessio che come una roccia è sempre al mio fianco.

 


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