Eccellenze Italiane. Santo Gioffrè, il medico-scrittore calabrese riparte da un romanzo d’amore e di violenza.

Libri appena freschi di stampa. “Evasioni d’Amore” riconferma il medico-scrittore calabrese Santo Gioffrè ai vertici delle classifiche dei libri più amati dal grande pubblico, e in cui il vecchio amico di Lucio Dalla racconta sé stesso.

di Pino Nano
Sabato 01 Giugno 2024
Roma - 01 giu 2024 (Prima Pagina News)

Libri appena freschi di stampa. “Evasioni d’Amore” riconferma il medico-scrittore calabrese Santo Gioffrè ai vertici delle classifiche dei libri più amati dal grande pubblico, e in cui il vecchio amico di Lucio Dalla racconta sé stesso.

Santo Gioffrè. Più che un romanzo questo suo nuovo libro sembra quasi un diario segreto, che lo scrittore di Seminara scrive forse per esorcizzare il suo passato, ma che è pieno di suggestioni così intime da commuovere chi lo legge. A me ha fatto questo effetto. In queste pagine ci sono dei passaggi di questo suo racconto così personale che fanno di suo padre un vero e proprio manifesto del dolore, ma anche dell’amore per la donna amata, che è poi sua madre.

Non ho mai visto ridere mio padre! …Era nato in un bosco fatto di vigne e di uliveti giganti la cui maestosità delle fronde ricordava che il ricchissimo latifondista, nell’imporne la massima cura, li amava più degli uomini dai respiri pesanti, a cui concedeva di abitare nei suoi casalini e a lui dovevano vita perché dispensava lavoro e, quindi, pane. Quel bosco fu la dimensione reale della sua infanzia, così come il belare delle capre e il vocìo delle donne...”.

La grande “saga dei Gioffrè” è la storia di una famiglia calabrese come tante, alle prese con la miseria dei primi del secolo in una radura che sembra condannata dal destino a morire per sempre. Sono le campagne di Seminara, un’isola di solitudine e di violenza, di miseria e di squallore generale, che per la prima volta viene raccontata da un grande romanziere come Santo Gioffrè, e che ancora oggi, a 70 anni già fatti, la considera, nonostante tutto, la “mia meravigliosa Itaca”.

“…In quel posto, un giorno d’estate, sotto un sole furioso che tutto incendiava, nel tentativo di arginare il dilagare del fuoco nelle terre del padrone, suo padre venne aggredito dal fumo che lo intossicò. Morì con la zappa in mano tra le zolle appena rimosse per dar respiro alle vigne attorniato dai suoi sei figli senza riuscire a dire di avergli voluto sempre bene”.

Un romanzo, questo della Castelvecchi, che merita a pieno titolo di essere celebrato da uno dei grandi Premi Letterari Nazionali ancora aperti, e che racconta con i toni dolcissimi di un diario personale la storia di un amore struggente, quello tra il padre di Santo e sua madre, e questo in un periodo in cui nessuno avrebbe mai osato pensare le cose che Santo Gioffrè invece scrive con una lucidità ed un trasporto quasi maniacale.

“…Si baciarono, no non è vero, nel bacio si fusero, i corpi persero le dimensioni anatomiche diventando qualcosa di irreale, di fantastico, era un sogno della ragione e dei sensi, era la sublimazione della materia”.

Sembra quasi la sceneggiatura di un film, che ha come protagonista un uomo che parte in guerra, che lascia a casa la sua donna amata, e che pur di stare con lei e di riaverla tra le braccia arriva a farsi del male, male fisico, oltre ogni possibile immaginazione. E qui lo scrittore supera sé stesso.

“…Mio padre sapeva che la procedura era stata già usata. Non sapeva, però, quanto doloroso sarebbe stato l’esito che lo rese storpio per tutta la vita. Nel febbraio del 1943, di mattina, s’iniettò, conficcandosi profondamente un ago nel tallone sinistro, tutto il contenuto di una siringa in vetro di acido muriatico…Non gli importò più nulla della guerra. Nulla voleva sapere della Patria. L’unica cosa che voleva era tornare dalla sua Maria...Il giorno passò tra tremendi dolori sopportati e taciuti. Comparve un rossore nella parte d’iniezione che evolvette in una piaga purulenta e ulcerativa. Solo allora marcò visita, dicendo che, giorni prima, si era punto, accidentalmente con qualcosa”.

Credo che con questo suo nuovo libro Santo Gioffrè abbia superato sè stesso. Sapevamo di avere a che fare con un grande scrittore moderno, ma i toni di questo romanzo fanno di lui uno dei veri grandi scrittori calabresi del secolo. Questo suo ultimo romanzo è il trionfo della tenerezza. E’ la bellezza superlativa dell’amore su tutto il resto. E’ il desiderio inteso come voglia di vita e ricerca della felicità, che è la felicità propria e della donna che si ama, ma che ha come contraltare la verità successiva, amara, violenza, tragica. Lo scrittore racconta infatti che quella ferita procuratasi dal padre al piede con l’uso dell’acido muriatico “bruciò” dentro quel corpo già così debole per tutto il resto della sua vita.

Uomo di una cultura profonda, eclettico, volitivo, paradossalmente internazionale, appassionato di viaggi continui in giro per il mondo, e soprattutto amico personale, intimo, del Metropolita Ortodosso di Aleppo, Paul Yazigi, personaggio di grande carisma e di grande peso politico,  testimone di rilievo dell’Oriente cristiano e del mondo arabo, aperto al dialogo ecumenico e interreligioso, che venne a conoscerlo personalmente a Seminara quando in Oriente si sparse la voce che in un lontanissimo “Paese della Calabria”, un medico aveva costruito, dopo 800 anni, una Chiesa Ortodossa. E per dimostrargli la sua riconoscenza, e quella del suo popolo, il Metropolita di Aleppo lo invitò in Siria, facendogli poi conoscere tutti i Santuari che conservavano le memorie vive del Cristo. Parliamo di luoghi sacri, celeberrimi, come Maalula, ma lo portò personalmente a conoscere, a Palmyra, il grande Archeologo e scrittore Khaled Al Asaad, direttore del museo e del sito archeologico della città di Palmira, carica che mantenne per più di quarant'anni, sino al momento della pensione, e indicato come uno dei più importanti pionieri nel campo dell'archeologia in Siria del ventesimo secolo, diventandone alla fine suo grande amico personale.

Santo Gioffrè oggi ricorda quei giorni e quegli anni e si commuove, “perché non tutti lo sanno, ma sia Paul Yazigi che Khaled Al Asaad sono diventati dei martiri, il loro popolo li considera tale, perché uccisi dall'Isi rispettivamente il primo nel 2013, il secondo nel 2015”.

Evasioni d’amore”, cercatelo, è un capolavoro letterario.


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