Marilina Intrieri: “Vi racconto mio padre prigioniero di guerra in India”

Appena fresco di stampa l’ultimo saggio di Marilina Intrieri, “Pagine di guerra dimenticate- Un combattente in Africa orientale Italiana prigioniero di guerra in India” (Edizione Falco).

di Pino Nano
Domenica 05 Maggio 2024
Roma - 05 mag 2024 (Prima Pagina News)

Appena fresco di stampa l’ultimo saggio di Marilina Intrieri, “Pagine di guerra dimenticate- Un combattente in Africa orientale Italiana prigioniero di guerra in India” (Edizione Falco).

Il libro racconta la storia di guerra e di prigionia nel corso della Seconda guerra mondiale di Michele Intrieri, sottotenente in forza alla XXIV divisione coloniale sul fronte sud dell’Africa Orientale Italiana, assegnato al comando del settore Adama, la capitale della regione dell’Oromia, in Etiopia, in territorio dichiarato in stato di guerra dall’11 giugno 1940.

“Mio padre- racconta l’autrice- fu tratto prigioniero per fatto d’arma dall’esercito inglese il 17 giugno 1941 nella città etiope di Soddu, che si arrese ai britannici dopo una eroica resistenza dei soldati italiani della XXIV divisione coloniale ai quali venne tributato l’onore delle armi. Prigioniero in uno dei campi di detenzione inglesi in Africa, divenne prisoner of war (p.o.w.), uno dei 10.000 ufficiali italiani catturati in Africa, deportati in India dai britannici ed internato nei campi di concentramento di Bhopal e di Yol a 1800 metri di altezza alle pendici dell’Himalaya”.

Un saggio lucidissimo, pieno di riferimenti storici e di nomi legati a quegli anni e a quella stagione infelice della storia dell’Italia. Attraverso una accurata ricerca su documenti, mappe, lettere, ricordi di famiglia, il racconto -spiega Marilina Intrieri- richiama l’attenzione su un aspetto dimenticato e rimosso della II guerra mondiale sulla sorte di quei militari italiani che il Regno inglese, liberatore con gli U.S.A. dell’Italia dai nazifascisti, trattenne prigionieri anche dopo la firma dell’armistizio del settembre 1943”.

A giudizio della Intrieri, “Tale evento aggravò il dramma dei militari italiani che vissero la lunga prigionia in condizioni di estrema minorità e mortificazione, spesso derisi dai loro carcerieri/alleati, senza rispetto per la loro dignità, in spregio alle norme delle convenzioni internazionali, lasciati ignari degli accadimenti drammatici che si consumavano in patria a migliaia di km di distanza, privi di informazioni sulle famiglie, molte delle quali, come quella del protagonista, li considerarono defunti”.

Fu solo verso la fine del 1945 che il governo Parri cominciò a restituire la libertà ai militari italiani prigionieri in India, molti dei quali poterono tornare in patria solo nell’agosto del 1946, alcuni addirittura nel 1947.

“La narrazione – sottolinea Marilina Intrieri- evidenzia le responsabilità del Governo italiano, che non si occupò di quegli italiani catturati in guerra mentre facevano il loro dovere di militari al servizio del Paese, mentre ben diversa fu la sorte dei prigionieri inglesi i quali, invece, intervenuto l’armistizio, furono immediatamente liberati”.

Addirittura, ricorda Marilina Intrieri- “gli stessi reduci scelsero per lunghi anni il silenzio sulla loro penosa prigionia lasciando cadere nell’oblio i ricordi di quella drammatica esperienza e di aver combattuto una guerra perduta. Un lutto non elaborato di cui in tanti non vollero parlare neanche con i familiari, o perché non vollero rattristarli, o forse perché temevano di non essere creduti. Lo stesso fenomeno che accomunò tutti i reclusi dei campi di concentramento nazisti. Troppi orrori, troppe morti, con trattamenti tutt’altro che umani verso persone private di dignità ed equiparate ad oggetti senza valore alcuno”.

A differenza di tantissimi altri però, il calabrese Michele Intrieri fu un ufficiale che ebbe l’onore delle armi al momento della cattura e decorato con la croce al merito di guerra, il riconoscimento dello Stato a coloro che si erano distinti in operazioni belliche di notevole importanza, avendo onorevolmente prestato servizio attivo in guerra con una condotta militare che li ha resi degni di pubblico encomio.

Con toni forti e con un’analisi serrata sui dettagli di quegli anni, Marilina Intrieri spiega e dimostra che sul conflitto mondiale si è scritto molto, “ma restano -dice- non pochi lati oscuri sulla storia di tanti giovani militari italiani che, più che da prigionieri di guerra, furono trattati da delinquenti comuni, condannati ad espiare inopinatamente la sola colpa di essere italiani”.

Mai romanzo cosi personale è mai stato anche così corale e generale, per i temi che richiama e per le ricostruzioni meticolose che fa di quegli anni e di quei protagonisti. Un saggio certamente utile agli storici.

L’autrice del saggio. Giornalista pubblicista è oggi Presidente nazionale di Child’s Friends, associazione che si occupa della tutela dei diritti di cui è titolare la persona del minore, della condizione femminile e delle politiche sociali e Direttore responsabile della rivista trimestrale ”Diritto di famiglia e pedagogia della persona”. Esperta esterna del gruppo “ osservatorio giuridico” del Consiglio Nazionale Utenti presso AGCOM, è stata Deputata al Parlamento nella xv Legislatura, eletta nel 2006 con la lista dell’Ulivo, membro delle Commissioni parlamentari Giustizia, Bicamerale per l’infanzia, e Politiche dell’Unione Europea. Prima firmataria di diverse proposte di Legge tra le quali: “La riforma dell’ordinamento minorile e del processo civile minorile”, “ Modifiche al codice civile e altre disposizioni in materia di cognome e nome dei figli”, “ Promozione delle pari opportunità tra donne e uomini  nelle elezioni politiche”, Marilina Intrieri è stata soprattutto Prima Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Calabria, dal 2010 al 2016, e prima ancora Presidente del Consorzio Universitario di Crotone dal 2003 al 2010.


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