Sicurezza, l’educazione diventa scudo della democrazia

Svolta culturale, una nuova vision per la sicurezza nazionale: dalla nascita del Cesn e dal libro del Generale Vittorio Stella nasce l’obiettivo condiviso di una difesa del Paese fondata sulla formazione di cittadini consapevoli.

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Giovedì 09 Ottobre 2025
Roma - 09 ott 2025 (Prima Pagina News)

Svolta culturale, una nuova vision per la sicurezza nazionale: dalla nascita del Cesn e dal libro del Generale Vittorio Stella nasce l’obiettivo condiviso di una difesa del Paese fondata sulla formazione di cittadini consapevoli.

di Anna Maria De Luca

In un'epoca dove la verità sembra sempre più frammentata e la disinformazione scorre veloce attraverso i canali digitali, e oltre, l'Italia ha scelto di agire dove ogni difesa dovrebbe iniziare: nelle menti consapevoli dei cittadini. Il Consiglio per l'Educazione alla Sicurezza Nazionale (CESN), presieduto da Bruno Frattasi, ha annunciato la creazione di un Comitato scientifico che rappresenta un punto di svolta nel modo di intendere la sicurezza nazionale nel ventunesimo secolo. L’obiettivo condiviso è di formare cittadini consapevoli in grado di difendere la democrazia e resistere alla disinformazione.

Dalla reazione alla prevenzione, l'importanza del CESN

Per troppo tempo abbiamo pensato alla sicurezza nazionale come a qualcosa di lontano dal cittadino comune. Il CESN ha compreso una verità semplice eppure profonda: la migliore difesa di uno Stato democratico arriva non solo dai servizi segreti e dalle forze armate, ma anche da cittadini consapevoli, critici, capaci di distinguere il vero dal falso, la realtà dalle manipolazioni.

Quando le masse sono disinformate, quando mancano strumenti di pensiero critico, il Paese diventa vulnerabile a infiltrazioni ideologiche, a derive autoritarie, a manipolazioni esterne, e la crisi dei valori imperversa. È quello che sta accadendo in molte democrazie occidentali, dove la disinformazione dilaga e i cittadini faticano sempre più a orientarsi nella nebbia informativa. Il CESN ha scelto una strada diversa: formare, educare, responsabilizzare. E questa scelta ha il sapore di una vera rivoluzione culturale, dove la critica assurge a modalità essenziale per creare le coscienze e un modello culturale sano.

Il Comitato scientifico, una squadra di visione

A guidare questo Comitato è stato scelto Mario Caligiuri dell'Università della Calabria, uno studioso che ha dedicato anni allo studio della sicurezza nazionale intesa come fenomeno culturale e civile, non soltanto militare. Attorno a lui, un'assemblea straordinaria di intellettuali, dirigenti pubblici, esperti di cybersicurezza, leader del mondo accademico e imprenditoriale.

Da Paolo Benanti della LUISS, filosofo morale che interroga le frontiere etiche dell'intelligenza artificiale, a Michele Colajanni, professore di cybersecurity all'università di Bologna. Da Nunzia Ciardi, vicedirettore dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, a Oreste Pollicino della Bocconi, esperto di regolamentazione dell'IA. E ancora il Generale Canio Giuseppe La Gala, comandante della Scuola Ufficiali Carabinieri, accanto a Barbara Carfagna, volto noto della RAI. Imprese come ENEL, ENI e CDP rappresentate dai loro vertici della sicurezza. Fondazioni prestigiose come la Fondazione Agnelli e la Fondazione Compagnia di San Paolo.

È una composizione consapevolmente trasversale: perché la sicurezza nazionale non può essere responsabilità di un solo settore. Scuola, università, media, tecnologia, imprese, istituzioni: tutti devono giocare un ruolo.

Educare alla resistenza

"Il comitato scientifico è composto da significativi intellettuali e dirigenti," ha dichiarato Mario Caligiuri. "Il nostro compito è quello di elaborare teorie e pratiche educative orientate alla sicurezza nazionale, che oggi rappresenta il fattore centrale per realizzare la democrazia. Appunto per questo, occorre coinvolgere non solo famiglie, scuole e università, ma anche social, televisioni e intelligenza artificiale. Compito molto complesso e dai tempi non immediati, ma non mi sembra ci siano oggi strade di riserva."

E’ la consapevolezza della sfida odierna. Non è questione di vietare o controllare. È questione di inserire nei curricula scolastici, nelle università, nelle aziende, la capacità di leggere criticamente il presente. Di comprendere come funzionano gli algoritmi che ci circondano. Di riconoscere le tecniche di manipolazione informativa. Di valutare le fonti. Di mantenere il diritto al dubbio e al ragionamento autonomo. Di pensare al bene comune.

Il generale Stella, la voce della consapevolezza critica

È a questo punto che emergono le radici più profonde di questa visione contemporanea e insieme così saggia. Il riferimento obbligato è al Generale Vittorio Antonio Stella e alla sua opera Una storia patrimonio di tutti, un libro che rappresenta ben più di un racconto di guerra: è un manifesto della consapevolezza civile e della responsabilità critica.

Stella, geniere guastatore paracadutista e ingegnere, porta con sé un'esperienza pluriennale in missioni internazionali di straordinaria rilevanza. Ha comandato il Multinational Engineer Battalion dell'International Security Assistance Force-ISAF in Afghanistan nel 2003 e ricoperto l'incarico di Chief Engineer del Joint Command in Kabul nel 2013. Ha prestato servizio nelle principali operazioni di peacekeeping internazionali – dalla UNTSO in Beirut, alla UNIFIL in Libano – oltre a guidare i genieri guastatori paracadutisti della Brigata "Folgore" e a servire come Security Advisor della Delegazione dell'Unione Europea per la Libia.

Non è un accademico teorico, dunque. È un uomo che crede nelle istituzioni e che ha guardato negli occhi le conseguenze delle decisioni politico-militari, che ha respirato l'aria delle zone di conflitto, che ha elaborato il prezzo umano della guerra.

Il libro come denuncia civile e patrimonio di memoria

“Una storia patrimonio di tutti” nasce dalla necessità di onorare i 53 ragazzi che hanno perso la vita in Afghanistan e inquadra anche dal punto di vista giuridico quanto accaduto al Caporal Maggiore Scelto Alessandro Di Lisio, caduto il 14 luglio 2009 durante la missione ISAF. È un'opera di profonda riflessione e denuncia civile.

Stella affronta apertamente le criticità delle operazioni sul campo, concentrandosi in particolare sulle sfide operative affrontate dai guastatori della Brigata "Folgore" nel contrastare la minaccia posta dagli ordigni esplosivi improvvisati. Non esita a mettere in luce i limiti e le criticità delle procedure in contesti ad alto rischio, e del sistema che dovrebbe consentirci di strutturare una difesa a 360° efficiente e duratura, interrogandosi sul valore del sacrificio e sulle responsabilità che le decisioni istituzionali e di comando comportano. È questo il coraggio intellettuale che distingue l'opera: non celebrare acriticamente, ma domandare, dubitare, denunciare ciò che merita di essere denunciato, per contribuire a diffondere la cultura della sicurezza in accordo allo spirito valoriale condiviso con il prof. Mario Caligiuri.

L'analisi dell'autore va oltre l'esposizione cronologica dei fatti, nutrendosi di uno spirito critico profondo e di un senso dell'onore che rimanda alle più alte tradizioni della riflessione civile e militare. Il libro diventa, così, un invito a una maggiore consapevolezza collettiva: affinché i caduti non siano solo numeri in un rapporto, ma esempi viventi da cui trarre insegnamenti per un futuro più consapevole e responsabile. Stella vuole assicurare che le vite sacrificate non siano dimenticate, non diventino polvere di storia, ma si trasformino in patrimonio di memoria e di monito per le generazioni future, a garanzia dei valori ispiratori del nostro modello cultural e quindi della sicurezza.

La continuità tra Stella e il CESN, consapevolezza critica come difesa

È in questa visione che risiede il collegamento profondo tra l'opera di Stella e la missione del CESN. Entrambi riconoscono una verità fondamentale: la sicurezza nazionale non è questione di armi e di potenza militare solamente, ma di consapevolezza civile, di capacità critica, di valori condivisi, di onestà intellettuale nel riconoscere i problemi e nel cercare soluzioni.

Stella non dice che la guerra è inutile o che bisogna pacifismo ingenuo. Dice qualcosa di più difficile e più importante: dice che quando si mandano persone in missioni ad alto rischio, chi comanda e tutte le istituzioni del Paese hanno la responsabilità assoluta di assicurare che quelle persone siano protette dalle migliori procedure, dalle scelte più consapevoli, dal pensiero critico più acuto, supportate concretamente da tutti gli apparati. E dice che quando accadono tragedie, la società civile deve avere il coraggio di guardarle negli occhi e di domandarsi: perché? Cosa abbiamo sbagliato? Come possiamo fare meglio?

Questo è esattamente quello che il CESN intende fare per la sicurezza nazionale nel suo complesso. Non con la repressione e il controllo, ma con l'educazione, con il pensiero critico, con la consapevolezza. Il CESN assembla gli intellettuali e i leader più acuti della nazione non per dare risposte predefinite, ma per insegnare ai cittadini a farsi le domande giuste. Proprio come Stella insegna leggendo il suo libro.

Intelligenza artificiale e disinformazione: sfide del nostro tempo

Due temi emergeranno certamente come prioritari nei lavori del Comitato: l'educazione e l'intelligenza artificiale, in un epoca in cui la minaccia portata da strumenti comandati a distanza o in maniera automatizzata cambiano i paradigmi clausewitziani dei conflitti. L'IA rappresenta insieme una straordinaria opportunità e un rischio senza precedenti. Se da un lato può aiutarci a contrastare la disinformazione, dall'altro può amplificarla in modo esponenziale attraverso deepfake, contenuti sintetici ingannevoli, e manipolazione degli algoritmi, introducendo inoltre l’agire di nuovi subdoli attori.

Il Comitato riunisce appunto figure come Oreste Pollicino, specializzato nella regolamentazione dell'IA, e Paolo Benanti, che affronta le questioni etiche della tecnologia: bisogna comprendere la tecnologia da molteplici prospettive, etica, normativa, giuridica, organizzativa, educativa, per costruire un approccio olistico.

Quando i cittadini capiranno come funziona l'IA, come gli automatismi regoleranno sempre più il nostro agire, i principi che regolano la costruzione degli algoritmi, come la disinformazione si propaga attraverso i social media, come le responsabilità dovranno incidere sullo sviluppo delle macchine, allora avranno acquisito uno strumento di difesa più importante di qualunque arma: il pensiero critico. Lo stesso pensiero critico che Stella dimostra nel suo libro, quando confutando le versioni ufficiali scava nelle complessità ed evidenzia le contraddizioni.

Una difesa consapevole della democrazia

Ciò che rende straordinario il CESN è il riconoscimento che la sicurezza nazionale contemporanea è questione civile prima ancora che statale. Non si difende un Paese facendo muri ma costruendo cittadini consapevoli, responsabili, colti, capaci di resistere alle sirene della propaganda e ai sussurri della manipolazione.

È una lezione che il Generale Stella trasmette attraverso Una storia patrimonio di tutti: la nostra storia condivisa, i nostri sacrifici, i nostri errori, le nostre responsabilità, sono patrimonio comune che tutti siamo chiamati a comprendere e a difendere. Non per nazionalismo, ma per pura consapevolezza civile, per una doverosa onestà intellettuale, per onorare la memoria dei nostri avi e vive altri mondi, per il desiderio di fare meglio.

La democrazia si difende dalle aule, come ci insegnano i caduti

La democrazia si difende anche nelle aule scolastiche, nelle università, nei dibattiti pubblici, nell'integrità dei media, nell’analisi dei comunicati, nella consapevolezza critica della cittadinanza. Si difende quando uomini come il Generale Stella hanno il coraggio di dire la verità, quando società come l'Italia riconoscono che l'educazione e la condivisione pura dei fatti costituiscono la prima linea di difesa, quando il CESN assembla le migliori intelligenze del Paese per trasformare questa consapevolezza in programmi educativi concreti.

È una speranza. In tempi di crescente confusione e disinformazione, è la speranza che l'educazione, la consapevolezza e il pensiero critico possano ancora essere le fondamenta su cui costruire una democrazia resiliente, capace di contrastare le minacce interne ed esterne non con la repressione, ma con la forza dei valori, del sapere e della ragione.

Proprio come il Generale Stella ci insegna attraverso la sua opera e la sua vita. Perché la vera sicurezza nazionale non è quella che si impone dall'alto, ma quella che sorge dal basso, da cittadini consapevoli e critici, capaci di onorare il sacrificio di chi è caduto facendo scelte ancora più consapevoli e responsabili per il futuro.


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