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"La Presidente del Consiglio- dice il sociologo Prof. Rocco Turi- sta cambiando l’Italia e il frutto del suo lavoro lo si è visto con i risultati di oggi, oltre che nel prestigio politico riconquistato della nostra Nazione nei consessi mondiali".
"La Presidente del Consiglio- dice il sociologo Prof. Rocco Turi- sta cambiando l’Italia e il frutto del suo lavoro lo si è visto con i risultati di oggi, oltre che nel prestigio politico riconquistato della nostra Nazione nei consessi mondiali".
In Europa si sapeva che Giorgia Meloni sarebbe stata vincitrice assoluta alle elezioni europee. Infatti non si era mai visto che i rilevamenti dell’opinione pubblica dimostrassero un vantaggio dei partiti di Governo addirittura dopo due anni dalle consultazioni politiche. La Presidente del Consiglio sta cambiando l’Italia e il frutto del suo lavoro lo si è visto con i risultati di oggi, oltre che nel prestigio politico riconquistato della nostra Nazione nei consessi mondiali. Non a caso, appena delineati i risultati elettorali, Giorgia ha concluso il suo primo intervento rimodulando la battuta di Elly Schlein: “Ci hanno visto arrivare, ma non sono stati in grado di fermarci”. Proprio così: le varie riforme, gli interventi in progress a favore delle categorie più svantaggiate, il “premierato” sono stati passaggi fondamentali affinché il pubblico italiano dimostrasse la propria condivisione col voto espresso. Insomma, i risultati alle elezioni europee sono stati legittimati dall’attività del Governo e dalla politica di Giorgia Meloni concreta, chiara e condivisa. Giorgia Meloni ha aggiunto che per la prima volta l’Italia si presenterà al prossimo G7 in Puglia “con il Governo più forte di tutti”. Una grande soddisfazione che rende il nostro Paese ancor più autorevole.
Anche Elly Schlein si è dichiarata ugualmente soddisfatta perché rispetto al 15%, al tempo del suo ingresso alla segreteria, con il 24% ottenuto in queste elezioni il Pd ha raggiunto un risultato sorprendente. Tuttavia, rispetto a Giorgia Meloni, i meriti della Schlein sono molto limitati, a parte il voto di alcune minoranze che “a priori” hanno compreso il suo linguaggio. Sentir parlare Schlein, come ampiamente noto, è impresa difficile; lei non dimostra di conoscere i problemi, piuttosto ripete come un mantra alcuni concetti di cui non riesce ad approfondire i contenuti oltre gli slogan. Nonostante ciò, i voti del Pd alle europee sono aumentati del 9%, ma tutto questo non è inspiegabile. Come abbia fatto il Pd a crescere e Schlein ad esultare attribuendosi meriti non propriamente suoi è presto detto.
Nel Pd c’è uno zoccolo duro che non cambierà mai partito, al di là dei superficiali concetti espressi dalla Schlein e oltre la inspiegabile prassi che l’ha condotta ad occupare il ruolo di segretaria del Pd. Non solo, fra Pd e Movimento Cinquestelle c’è un 10% di elettori fluttuanti che appartengono alle categorie meno abbienti, nonché disoccupati, privi di opinioni, ma in grado di inseguire aiuti di stato e reddito di cittadinanza. Proprio in mancanza di un reddito di cittadinanza da offrire ai suoi elettori, i Cinquestelle hanno ottenuto una sconfitta clamorosa, quasi tutta a vantaggio del Pd; si, perché una discreta parte degli elettori Cinquestelle si è riversata a favore di Ilaria Salis. Non solo, nella babilonia della “caccia al fascista” inscenata dalla Schlein e suoi affiliati - in primis i giornali - c’è sempre qualcuno che crede ai fantasmi e il martellamento dei giornali di sinistra e delle trasmissioni di La7 contro i fantasmi del passato ha prodotto un sia pur minimo risultato. Tuttavia, la vera logica affinché non sia stato possibile assistere al confronto televisivo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein non dovrebbe essere ricercata nei cavilli della par condicio o a causa delle obiezioni degli altri leader, ma nel lavoro non tanto sotterraneo degli sherpa del Pd allo scopo di evitarlo, nonostante sia stata la loro segretaria a lanciare inavvedutamente la sfida. In tal caso, Giorgia Meloni avrebbe fatto della Schlein un sol boccone.
La verità è che in questi anni il Pd non ha mai esibito una politica e un programma alternativo al centrodestra, tranne opporsi e dire no “a priori”. Eclatante è l’opposizione al premierato laddove, nel caso si arrivasse alla sua approvazione, il Pd perderebbe l’aiutino presidenziale nel governare il Paese senza vincere le elezioni, come più volte è accaduto fino ad ora. Non bastasse questo, il Pd ha addirittura proposto di raddoppiare il numero dei senatori a vita. Insomma, per approvare la riforma sul premierato, il Pd è talmente impegnato ad ostacolarla al costo di “passare sui loro corpi”.
Tuttavia, ringalluzzita dal risultato di oggi per il quale si attribuisce meriti impropri, la Schlein replica alla battuta della Meloni con un “stiamo arrivando”. Non sarà facile perché, in prospettiva, lo “zoccolo duro” si esaurirà, i redditi bassi saranno rimodulati dalle scelte del Governo Meloni, mentre le nuove generazioni sembrano poco attratti dalla politica di sinistra.