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Il bilancio attuale degli scontri al confine vede 33.150 sfollati, 33 morti. Anche Trump auspica una soluzione diplomatica e pacifica quanto più possibile rapida.
Il bilancio attuale degli scontri al confine vede 33.150 sfollati, 33 morti. Anche Trump auspica una soluzione diplomatica e pacifica quanto più possibile rapida.
La Thailandia ha dichiarato la legge marziale in otto distretti confinanti con la Cambogia, sette nella provincia di Chanthaburi e uno nella provincia di Trat, con l’obiettivo di proteggere la sovranità nazionale, l’integrità territoriale e la sicurezza dei cittadini thailandesi
Le tensioni al confine tra Thailandia e Cambogia affondano le proprie radici lontano nel tempo ed hanno vissuto varie fasi, tra momenti di conflittualità e situazioni di pace apparente, assumendo contorni che travalicano le sole questioni di carattere confinario.
Entrambi i Paesi si sono accusati reciprocamente di aver provocato una nuova escalation del conflitto: le tensioni tra i due Paesi, infatti, vanno avanti da più di un secolo e all'origine di tutto ci sono delle dispute territoriali lasciate in sospeso durante l'epoca coloniale, quando vennero tracciati dei confini tuttora non riconosciuti.
Nei circa 820 chilometri sui quali corre il confine tra Thailandia e Cambogia, sono diverse le zone contese, costellate da templi di inestimabile pregio storico-artistico e religioso sui quali entrambi rivendicano la sovranità. La prima divisione risale al 1907 quando la Francia, che occupava la Cambogia, traccia un confine mai accettato da parte thailandese.
La controversia territoriale non si risolve nemmeno dopo l'uscita di scena della Francia, nel 1953. Per risolvere la questione, la Cambogia ha fatto appello alla Corte di giustizia internazionale. L'intervento avrebbe però sortito effetti solo tra i Paesi che riconoscono la sua giurisdizione, tra i quali non figura per l'appunto la Thailandia.
In tutto questo, si inserisce attualmente anche uno scenario politico complesso e fragile in Thailandia e sotto l’effetto dell’influenza dell’apparato militare in Cambogia.
Le premesse dell'attuale crisi risalgono ad un altro confronto armato tra gli eserciti di Bangkok e Phnom Penh che a maggio scorso ha provocato la morte di un soldato cambogiano. Ostilità rientrate dopo una telefonata fatta dalla premier Paetongtarn Shinawatra - figlia minore di Thaksin Shinawatra, a sua volta premier della Thailandia sino al 2006 e defenestrato, dettaglio non secondario, da un colpo di Stato militare - all'ex leader cambogiano, Hun Sen, ancora molto influente dopo essersi dimesso nel 2023 per passare il potere al figlio Hun Manet.
Quella telefonata è stata poi resa pubblica, dallo stesso leader cambogiano Hun Sen il quale ha ammesso di aver fatto in modo che fosse resa pubblica, dato che -lui ha affermato- se ne stavano già pubblicando parti e che per evitare effetti distorsivi, ha preferito renderla pubblica per intero.
La ex Premier Paetongtarn nel corso della telefonata si rivolge in modo colloquiale e molto intimo con Hun Sen, amico -per un certo periodo- della sua famiglia e leader della Cambogia per una quarantina d'anni, chiamandolo "lùng", zio, nome solitamente utilizzato per rispetto nei confronti di persone più anziane o con maggiore rilievo morale o nel rango di potere. Quella registrazione ha destato, però, proteste nel Paese, dato che si sente l'allora premier thailandese discutere della contesa territoriale ai confini tra le due Nazioni ma adombrando la sua difficoltà nel definire una soluzione pacifica concordata, a causa del peso dell’apparato militare nel suo Paese. "Se hai bisogno di qualsiasi cosa fammelo sapere e me ne occuperò io", dice Paetongtarn che -tra varie cose- critica le azioni di un comandante thailandese arrivando a definirlo un suo oppositore. Parole che suscitano l'ira dell'esercito di Bangkok. Conseguentemente ha scatenato l’ira anche dell’ala politica che rappresenta o è vicina all’apparato militare thailandese e tutta la vasta fetta di popolazione, animata da spirito patriottico e a tratti nazionalista.
La ex Premier è stata sottoposta ad un vero e proprio fuoco di fila politico e mediatico, a nulla sono valse le sue scuse, in un discorso dove ha cercato di sottolineare che si trattasse di una tattica diplomatica nella negoziazione con Hun Sen. Ma agli occhi dell’opinione pubblica thailandese, la ex Premier (oggi ancora Ministro della Cultura) è apparsa debole, sottomessa e facile preda della furbizia del leader politico cambogiano, che ha sfruttato tutto questo per rafforzare la sua posizione e della sua famiglia all’interno della Cambogia.
A seguito della pubblicazione integrale della telefonata la coalizione guidata dal partito dell'ex premier perde pezzi. Si sfila infatti il suo secondo più importante alleato politico, il Bhumjaithai Party. Dopo la sua destituzione, viene nominato primo ministro ad interim l'ex ministro della Difesa Phumtham Wechayachai. In attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale thailandese nei confronti dell’ex Premier circa il suo operatpo in difesa della Nazione e della sua integrità.
Come è facile immaginare, le versioni dei due governi -cambogiano e thailandese- sulla scintilla che ha scatenato la nuova fiammata di violenza sono opposte. Stando a quella di Bangkok, sei soldati cambogiani, uno dei quali armato di lanciarazzi, si sarebbero avvicinati alla frontiera e avrebbero aperto il fuoco dando il via a una sparatoria che poi è degenerata in scontro aperto.
Phnom Penh afferma invece che i militari cambogiani avrebbero agito per “autodifesa”, in risposta a un’incursione “ingiustificata” dei thailandesi.
In seguito le forze cambogiane avrebbero sparato una raffica di razzi, uno dei quali ha colpito una stazione di rifornimento in territorio thailandese. Bangkok avrebbe a quel punto fatto decollare sei caccia F-16 allo scopo di colpire vari obiettivi militari in Cambogia, due dei quali sarebbero stati abbattuti dall’anti-aerea di Phnom Penh che ha risposto con vari colpi di artiglieria contro una base militare oltreconfine. Il bombardamento avrebbe però colpito un ospedale e varie abitazioni, uccidendo 11 civili e un militare.
Il più recente aggiornamento, sul fronte thailandese, si basa sui dati messi a disposizione dal 2nd Army Area Operation Center della Royak Thai Army e dalla Royal Thai Navy. Lo status di conflitto è considerato ufficialmente ancora in essere lungo tutto il confine Thailandese-Cambogiano.
Entrambi i versanti hanno rafforzato la presenza militare con le proprie truppe, in particolare nelle zone chiave di Chong Bok, Chong Ahn Ma, Sam Tae, Chong Ta Thao, Phu Makua, Ta Kwai Temple, e nell’area del gruppo di templi Ta Muen Thom.
Colpi di artiglieria sono stati lanciati in numerose aree abitate da civili, tuttavia non si registrano nella giornata odierna feriti o decessi correlati ai copi esplosi oggi. Allo stesso tempo molti lavoratori cambogiani impiegati usualmente nei casinò dell’area sono stati fatti evacuare dall’area di Choing Sai Taku, Provincia di Buriram.
Non si può non sottolineare anche la compresenza di altre motivazioni alla base dei dissidi tra Thailandia e Cambogia e alla base dell’attuale conflitto confinario in corso. Si ratta di un quadro complesso e nel quale interagiscono vari fattori.
Secondo alcuni analisti, infatti, Hun Sen avrebbe appositamente diffuso la registrazione della compromettente telefonata per vendicarsi nei confronti della famiglia Shinawatra, inadempiente rispetto alla promessa di accelerare i negoziati sulla definizione della cosiddetta “Area di rivendicazioni sovrapposte”, una zona di 26 mila km quadrati nel Golfo della Thailandia che secondo le stime ospita giacimenti di gas e petrolio finora non sfruttati del valore di 300 miliardi.
Bisogna poi sottolineare la irritazione del leader cambogiano Hun Sen, causata da una legge, approvata dal governo di Bangkok a marzo, che legalizza i casinò e consente la realizzazione di alcune case da gioco anche nella regione del “Corridoio economico orientale”, al confine con il vicino. In Cambogia il gioco d’azzardo è legale da tempo solo per i turisti stranieri ma è vietato ai residenti locali e i casinò cambogiani sono frequentati quindi soprattutto da visitatori cinesi e thailandesi che a questo punto però avranno a disposizione anche quelli aperti nel territorio di Bangkok. Da questo punto di vista, la concorrenza thailandese danneggerà un settore economico che rappresenta addirittura, secondo le stime, una quota tra il 5 e il 10% del Pil nazionale cambogiano.
Al centro della contesa tra i due Paesi ci sono anche i “centri truffa”, strutture illegali gestite da gruppi criminali che operano in vari paesi del Sud-est asiatico per condurre frodi online, scommesse clandestine, falsi investimenti, furti di criptovalute e settori criminali e illegali connessi.