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Dai primi rigetti della SEC ai record di afflussi del 2024, fino alle innovazioni strutturali del 2025, la parabola degli ETF su Bitcoin racconta l’ingresso definitivo dell’asset digitale nei mercati regolamentati, segnando una svolta storica per l’intera finanza globale.
Dai primi rigetti della SEC ai record di afflussi del 2024, fino alle innovazioni strutturali del 2025, la parabola degli ETF su Bitcoin racconta l’ingresso definitivo dell’asset digitale nei mercati regolamentati, segnando una svolta storica per l’intera finanza globale.
La vicenda degli ETF (Exchange Traded Fund) su Bitcoin è una delle narrazioni più significative della finanza moderna, capace di illustrare l’evoluzione di un asset digitale da fenomeno di nicchia a strumento integrato nei mercati regolamentati. Dal primo tentativo di quotazione nel 2013 fino alla piena approvazione degli ETF spot negli Stati Uniti nel 2024 e alle successive innovazioni del 2025, il percorso è stato caratterizzato da battute d’arresto, sviluppi internazionali e profonde trasformazioni tecniche.
Il primo tentativo formale di creare un ETF spot su Bitcoin fu promosso dai fratelli Winklevoss nel 2013 con il Winklevoss Bitcoin Trust. La proposta prevedeva la quotazione sul Bats BZX Exchange, ma la SEC la respinse nel 2017, ribadendo la decisione nel 2018. La motivazione era tecnica: secondo l’ente, mancavano adeguati strumenti di sorveglianza condivisa con mercati regolamentati di dimensioni significative, necessari per prevenire manipolazioni e frodi. Questo approccio rifletteva la cautela della SEC di fronte a un mercato ancora giovane e frammentato.
Mentre oltreoceano le richieste venivano bocciate, in Europa e in Canada si facevano passi avanti. Già nel 2015 Nasdaq Stockholm ospitava i primi ETN (Exchange Traded Note) legati a Bitcoin, lanciati da XBT Provider. Nel 2020 Deutsche Börse Xetra introduceva ETN con clearing centrale, rafforzando l’infrastruttura di mercato. In Canada, nel 2021, la Ontario Securities Commission approvava il Purpose Bitcoin ETF, primo ETF spot al mondo.
Negli Stati Uniti, la svolta arrivò nel 2021 con l’approvazione di ETF basati su futures regolamentati dal CME. Il primo, lanciato da ProShares, segnò un passaggio importante: pur non detenendo Bitcoin fisici, offriva esposizione regolamentata all’asset, grazie alla solida infrastruttura dei mercati derivati.
La vera rivoluzione arrivò con la causa Grayscale v. SEC del 2023. La Corte d’Appello criticò la contraddizione della SEC: respingere gli ETF spot pur accettando quelli basati su futures, nonostante la forte correlazione tra i due mercati. Questo pronunciamento aprì la strada alla storica approvazione, nel gennaio 2024, di 11 ETF spot su Bitcoin, tra cui quelli di BlackRock (IBIT), Fidelity (FBTC) e la conversione del Grayscale Bitcoin Trust (GBTC). Il debutto fu straordinario: 4,6 miliardi di dollari scambiati nel solo primo giorno e afflussi miliardari nelle prime settimane.
Gli ETF spot approvati nel 2024 sono commodity-based ETP, registrati ai sensi del Securities Act del 1933. A differenza dei fondi del 1940 Act, detengono direttamente Bitcoin fisici tramite custodia qualificata.
Custodia: Coinbase Custody e Fidelity Digital Assets sono tra i principali fornitori, utilizzando soluzioni di cold storage e sistemi di segregazione.
Benchmark: il calcolo del NAV si basa sul CME CF Bitcoin Reference Rate – New York Variant (BRRNY), un indice che aggrega prezzi spot da più mercati e fissa alle 16:00 ora di New York.
Creazione/redenzione: inizialmente, la SEC impose operazioni cash-only, con gli Authorized Participants (AP) che consegnavano o ricevevano dollari. Dal 2025 sono state autorizzate anche le creazioni e redazioni in-kind, più efficienti dal punto di vista operativo e fiscale.
Market making: importanti operatori come Jane Street e Virtu svolgono il ruolo di AP, mantenendo l’allineamento tra prezzo di mercato e NAV attraverso arbitraggio.
Gli ETF spot hanno trasformato il mercato. BlackRock, con IBIT, è rapidamente diventato il più grande fondo Bitcoin al mondo, superando Grayscale. Al 2025 gestisce oltre 80 miliardi di dollari di asset. La concorrenza si gioca anche sul terreno delle commissioni, con fee più basse che hanno spostato masse da GBTC verso i nuovi emittenti e hanno avuto notevoli impatti sul prezzo come testimoniato dal bitcoin valore dollari su Binance.
Parallelamente, i mercati hanno introdotto opzioni sulle quote di ETF spot, come quelle su IBIT quotate dal 2024. Questi strumenti hanno ampliato le possibilità di copertura e speculazione, rendendo gli ETF su Bitcoin ancora più integrati nel sistema finanziario tradizionale.