Forbes 2021, Mara Panajia, general manager di Henkel icona di successo
Economia. Ogni anno le classifiche di Forbes sulle donne di successo raccontano il “potere femminile” in tutte le sue forme. Sono donne manager che a giudizio di Forbes rappresentano il made il Italy nel mondo come nessun altro prodotto al mondo sappia fare. 100 donne eccellenti, straordinarie protagoniste del mondo dell’industria e del marketing internazionale.
di Pino Nano
Martedì 03 Agosto 2021
Milano - 03 ago 2021 (Prima Pagina News)
Economia. Ogni anno le classifiche di Forbes sulle donne di successo raccontano il “potere femminile” in tutte le sue forme. Sono donne manager che a giudizio di Forbes rappresentano il made il Italy nel mondo come nessun altro prodotto al mondo sappia fare. 100 donne eccellenti, straordinarie protagoniste del mondo dell’industria e del marketing internazionale.
Dietro la selezione di Forbes c’è in realtà la storia personale di una ragazza calabrese, nata in Calabria e cresciuta poi a Milano.

“A 10 anni-racconta- leggevo le etichette degli shampoo e dei biscotti e andavo a cercare le pubblicità quando invece tutti le saltavano. Avevo già in testa che volevo fare qualcosa del genere, non sapevo nemmeno se esistesse come lavoro, o cosa si dovesse studiare per farlo”.

Martone è il paese delle origini, la terra dei suoi genitori, della mamma, siamo nel cuore della Locride, e Reggio Calabria è la città degli studi e delle sue prime vere amicizie.

Dopo gli anni del liceo al Tommaso Campanella di Reggio Calabria, Mara arriva finalmente a Milano, dove nel giro di pochi anni diventa immediatamente una “stella vincente”. Solare, intelligente, caparbia, cocciuta, preparatissima, piena di vita, carattere affascinante, avvolgente, intrigante, mediterranea dalla testa ai piedi, a tratti bellissima, ma questo con la sua crescita professionale conta molto poco.

Il 23 maggio di quest’anno a consacrarla ufficialmente “regina nazionale del marketing” è il quotidiano La Repubblica che in un pezzo firmato da Patrizia Capua titola “La manager che sognava di diventare ingegnere e ha sfondato nel marketing”.

Ancora più eloquente è il sommario che anticipa la sua storia : “Donne impresa. Dalla Calabria alla Bocconi, Mara Panajia ha risollevato le sorti di Henkel Italia: dopo aver lavorato all'estero, è tornata nel nostro paese nel 2018. E da allora, anche con la pandemia, ha fatto guadagnare al gruppo fatturato e quote di mercato”.

Mara Panajia, dunque. Partiamo da questo. Dopo una laurea brillantissima in Economia Aziendale con indirizzo marketing all’università Bocconi di Milano, Mara Panajia, calabrese di origine e milanese d’adozione, inizia la sua carriera in Danone dove lavora per 5 anni, dal 1995 al 2000, occupandosi di controllo di gestione e successivamente di marketing.

L’approdo in Henkel avviene nel 2000 come Brand Manager per la Local Marketing unit del Laundry Care, per poi diventare Marketing Manager e Marketing Director Laundry Care,posizioni che ricopre per 7 anni. È questo il periodo in cui Mara Panajia getta le basi per la sua crescita all’interno dell’azienda. Diventa infatti poi Marketing Director Laundry & Home Care Italia, Grecia e Cipro, posizione che ricopre per 4 anni dal 2008 al 2012, e successivamente nell’area sales in Italia, dove rimane fino al marzo 2014.

Un successo dietro l’altro, un’affermazione internazionale che Mara Panajia aveva ben costruito in passato alla Bocconi di Milano, con anni di studio e di applicazione senza tregua, mai una pausa, mai una vacanza, mai una distrazione vera, non dando mai nulla per scontato, riconfermandosi in questo donna del Sud a 360 gradi, volitiva ma presente, determinata e visionaria insieme, capace di sognare anche nei momenti di maggiore difficoltà per il grande mercato internazionale in crisi di sistema.

Ma tutto questo fa naturalmente di lei uno dei punti di riferimento portanti della sua azienda. Ricordiamo che Mara Panajia lavora per la Henkel, una azienda fondata nel 1876 e che oggi vanta oltre 140 anni di successi, quasi 53.000 dipendenti in tutto il mondo, in tema di sostenibilità posizioni di vertice in molti ranking e rating internazionali, e un fatturato dichiarato nel 2020 di 19,3 miliardi di euro ed un profitto operativo di 2,6 miliardi di euro. E’ questo il clima generale che Mara Panaja respira nel corso di questi anni.

Come dire? E’ questa la location in cui questa ex ragazza calabrese cresce matura e diventa adulta.

Nel 2014 arriva per lei la grande opportunità. Mara lascia Milano e si trasferisce nella sede tedesca di Henkel a Düsseldorf, dove ricopre il ruolo di Corporate Vice President Marketing Internazionale. Più di così si muore. Ma saranno per lei 5 anni di lavoro durissimo, di impegni in giro per il mondo, di relazioni impensabili e di alttissimo profilo internazionale, di incontri che faranno di lei una manager completa e autorevolissima, seguita apprezzata e invidata dai grandi gruppi inudtriali concorrenti. Ma questo è il grande gioco dell’economia e del mercato.

In quegli anni Mara vive dividendosi tra il lavoro in Germania, e il marito e i figli rimasti in Italia, un’esperienza – riconosce- di cui farà tesoro anni più tardi e anche nel ruolo che oggi ricopre come responsabile per Henkel Global delle politiche di Diversity&Inclusion. Nel 2019 il ritorno dunque, finalmente, in Italia, e alla guida della divisione Laundry Home Care Henkel, nella posizione di General Manager che tutt’ora ricopre.

-Mara Panajia come ricorda oggi il giorno in cui arrivò per la prima volta Milano alle prese con i problemi comuni di ogni matricola universitaria?

“Ho iniziato con molto entusiasmo e forse anche con un pò di incoscienza. Mi sono subito innamorata di questa città. Milano mi ha accolta e non mi ha mai giudicata. La considero dopo tanti anni la mia città. E’ qui a Milano che sono diventata adulta, ho iniziato a lavorare, ho incontrato mio marito e sono nati i miei figli. Come me, Milano è cresciuta e si è evoluta, ha sofferto e attraversato momenti difficili, ma ne è uscita più forte di prima, e soprattutto, questa forse la cosa più bella, senza mai snaturarsi”.

-Qual è stata invece l'ultima volta che è tornata a casa sua, in Calabria?

“Ad inizio di questo mese, luglio 2021. Ho deciso all’improvviso. Qualche giorno prima, mentre lavoravo, mi è venuto il desiderio di rivedere mia sorella e mio cognato, qualche zia e cugini, amici. Ho telefonato a mia sorella e, messo giù il telefono, ho fatto subito il biglietto aereo per me e mia figlia. Sono molto legata alle mie origini, giro il mondo per lavoro e privatamente, ma l’unico posto che mi fa davvero commuovere è Reggio”.

-Che cosa racconta ai suoi figli della sua terra di origine?

“Ad Andrea e a Emma racconto che la Calabria è una terra meravigliosa, ma aspra e piena di contrasti. Per quanto possibile cerchiamo di scendere almeno una settimana l’anno d’estate, ma negli ultimi anni non ci sono sempre riuscita. Devo dire che spesso sono loro a chiedermi di andare, o mi chiedono di raccontare qualche episodio del passato. Cerco anche di insegnare loro qualche parola di dialetto, nonostante le mie conoscenze limitate, ma devo dire che per loro che sono metà italiani e metà francesi non è così semplice...”

- Mara Panajia, che famiglia ha alle spalle?

“Mio padre era dirigente alla Regione Calabria, mia madre maestra elementare. Purtroppo entrambi se ne sono andati prematuramente: mio padre quando stavo per concludere l’università, mia madre esattamente dieci anni fa. Due persone incredibili, molto avanti come visione e pionieri in determinate cose. Hanno viaggiato, visitando Europa, Russia e Stati Uniti in un periodo in cui non era così diffuso il viaggiare all’estero”.

- Quanto ha influito suo padre nella sua scelta finale di iscriversi alla Bocconi di Milano?

“Più di quanto io stessa non abbia immaginato all’inizio. Mio padre era un uomo estremamente colto, parlava inglese e francese, con un’etica e una correttezza invidiabile, ma anche molto modesto e poco ambizioso. Mi ha proposto lui di andare alla Bocconi: credo fosse un modo di proiettare su di me le sue ambizioni. Purtroppo non ho avuto la soddisfazione di fargli vedere dove sono arrivata, non ha conosciuto mio marito, francese, proprio lui che adorava la Francia e considerava Parigi la città più bella del mondo. A volte, come adesso, mi commuovo pensando a quanto sarebbe stato fiero di me, a quanto gli sarebbe piaciuto chiacchiarare con mio marito e con i miei figli, specialmente Andrea, che gli somiglia tantissimo, proprio lui che avrebbe tanto voluto un figlio maschio.

- E la mamma?

“Mia madre ha avuto modo di vedermi già realizzata professionalmente, di conoscere mio marito, mio figlio e veder nascere la mia Emma, ma è mancata quando la piccola aveva poco più di sei mesi. Credo di non essermi mai ripresa dalla morte di mia madre. Mia madre era una signora, sempre impeccabile ed elegante, si truccava e si vestiva bene anche solo per restare a casa, cosa che io invece non faccio minimamente, era una donna aperta, sapeva ascoltare, raccoglieva tanti segreti ed era presente nella vita di molti. Quando mi dicono che le somiglio, per me è un grande onore. E’ stato grazie a lei che ho deciso di fare qualcosa di più e dare una svolta alla mia carriera, che ritenevo già di successo, ma che comunque avesse raggiunto il top. Mi sono rimessa in discussione, ho osato e ho raggiunto risultati che non avrei mai nemmeno pensato di poter anche solo provare a raggiungere. Per questo lei è sempre nei miei pensieri e la ricordo in ogni intervista. Ho sentito una volta in un Ted talk che la mamma è il nostro primo coach perché vede i nostri talenti e ci spinge a buttarci. Sono assolutamente d’accordo con questo pensiero”.

- Non c’è momento pubblico o riservato in cui lei non parli della sua famiglia come di una famiglia davvero speciale…

“Spesso e volentieri mio figlio Andrea mi prende in giro perché gli ho insegnato molto bene il significato della parola ‘Breadwinner’, che è un po’ ‘quello che porta il pane a casa’. Nella mia famiglia sia io che mio marito lavoriamo, ma tutti e due cerchiamo di fare tanto anche a casa. Un ruolo fondamentale lo gioca anche la tata che ci dà una mano, soprattutto in questo periodo di smartworking. Diciamo che entrambi cuciniamo. Mio marito si dedica molto ai piatti francesi,ma va detto anche che sta diventando bravissimo anche nella cucina italiana. Entrambi facciamo la spesa. A me piace molto dedicarmi allo shopping anche per i ragazzi, mentre lui a volte li segue di più nei compiti, perché frequentano e seguono la scuola francese. Ci piace fare le cose insieme, contribuire allo svolgimento dei compiti familiari e nella vita dei nostri figli. Tutto qui”.

- So che ha anche un bellissimo rapporto con sua sorella.

“E’ la mia sorella maggiore, Lucia, che vive a Reggio, e a cui sono legatissima da sempre e che è sempre stata una figura centrale nella mia vita. Negli anni il nostro rapporto si è evoluto, ma, da quando non c’è più nostra madre, siamo ancora più legate. Non passa giorno che non ci sentiamo, anche semplicemente via whatsapp. Siamo molto legate e lo sono anche le nostre famiglie. Adoro le mie nipoti ed è bello che anche loro si rivolgano a me per consigli e confronti”.

- Mara, quali erano i suoi amici d'infanzia?

“I compagni del liceo, e poi gli amici degli scout della Candelora, nonché gli amici del mare d’estate, quando andavo nel paese di mia madre,a Martone”.

- Li ha più rivisti?

“Certamente. Con molti di loro ci vediamo quando è possibile, ci telefoniamo per il compleanno, ci scriviamo messaggi. Sono gli amici di sempre, abbiamo condiviso tanto, non potrei non mantenere i contatti”.

- Immagino che ricordi ancora il suo professore o la sua maestra preferita.

“Ne ho tre che ricordo con affetto, e per motivi diversi. Rita Monteleone, la mia maestra delle elementari al Pio X, e le professoresse Sergi di Latino e Greco, che mi ha fatto innamorare del Greco, e Palamara di Matematica, che mi ha seguito con dolcezza e professionalità anche durante gli esami di maturità, entrambe al liceo classico Tommaso Campanella. Tutte di Reggio, tutte donne”.

Donna manager di grande successo, dunque, sotto tutte le latitudini e le prospettive possibili. Tutto questo, ed altro ancora, è oggi Mara Panajia, una donna che vive la sua dimensione, la sua vita e la sua storia personale con grande coraggio e con immensa passione civile, una donna che fa onore alla sua terra di origine, una dirigente d’azienda che tutte le scuole di Calabria dovrebbero invitare per conoscerla meglio e soprattutto per farsi raccontare dal vivo “come ha fatto a bruciare così velocemente tutte le tappe possibili del successo intenazionale?”.

Mara Panajia è una donna che ogni giorno continua a sfidare se stessa, mettendosi alla prova giorno per giorno, rimettendosi in discussione, ripartendo daccapo per conquistare sempre nuovi traguardi, una donna che, delle donne che lavorano, pensa il meglio possibile e lo traduce in questa chiave di lettura che a noi piace moltissimo: “C’è un proverbio africano che mi piace tanto che dice “Se vuoi andare veloce vai da solo. Ma se vuoi andare lontano vai insieme”. Mi piace questa idea del non avere fretta, del fare le cose con pazienza. Poi anche l’accettazione dell’altro, che in famiglia è molto importante, va applicata anche in azienda. Bisogna guardare gli aspetti positivi della diversity. Se invece penso alla famiglia, alle abilità di manager che applico a casa, sicuramente l’autonomia, la delega, la responsabilizzazione, l’empowerment. Il fatto insomma che i miei ragazzi debbano in qualche modo sentirsi responsabili. Non c’è sempre la mamma. Credo anche -riporta testualmente Marianna Grazi per Noi di Luce- che le donne veramente abbiano una marcia in più proprio perché hanno questa capacità di ascoltare e di non aver fretta. Le donne sono più pazienti, sanno accogliere di più l’altro e hanno proprio la capacità di mettere insieme i pezzi. Allo stesso tempo, una donna ha bisogno di prendere più fiducia in se stessa perché spesso si sottovaluta e pensa sempre di non essere all’altezza, ha paura di mettersi in discussione e di proporsi”.

E questo forse è un errore, e come tale da evitare. Lo diciamo soprattutto alle ragazze che da grandi sognano magari di vivere un’esperienza esaltante e straordinaria come questa di Mara Panajia.

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