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“Mai più voterò Pd”, queste sono parole dell’attore Alessandro Gassmann dopo aver saputo che l’eurodeputato Dino Giarrusso aveva scelto di entrare nel Partito Democratico. Gassmann ha così continuato: “il partito è riempito di individui che non sono richiesti e nulla hanno a che fare con l’idea iniziale” ed è “lontano dai problemi reali e dal futuro delle nuove generazioni”; “andassero definitivamente a fare in c…”. Parole decisamente tranchant!
Solo dopo la reazione di alcuni esponenti, fra i quali Giorgio Gori, che hanno accusato il partito di eccessiva propensione all’inclusività, altri - Piero Fassino e Stefano Bonaccini - hanno chiesto almeno le scuse di Giarrusso per le cattiverie espresse dall’ex jena contro il partito e i suoi esponenti, una fra tutte quando Giarrusso si scagliò contro Roberta Pinotti all’epoca del suo Ministero della Difesa.
Forse Giarrusso entrerà prima o poi nel Pd sottoponendosi a modi e forme richieste per realizzare una propria convenienza e continuità politica dopo il mandato parlamentare europeo. Lo dice chiaramente Carlo Cottarelli: “Non è il primo 5s a farlo. Legittimo cambiare idea, ma ce ne fosse uno che dicesse che si era sbagliato e spiegasse perché ha cambiato idea. Invece cambiano idea come si cambia poltrona. Proprio così: effetto poltrona!”. Gira voce che anche Luigi Di Maio e altri ex 5s potrebbero chiedere di entrare nel Pd.
Ma non è una questione di scuse, che in politica è pratica di chi non è in grado di dare adeguate risposte. Proprio il Pd ed il suo segretario uscente Enrico Letta hanno appena chiesto le scuse al deputato di FdI Giovanni Donzelli per aver rivelato l’incontro dei piddini Serracchiani, Verini, Lai e Orlando con Alfredo Cospito in carcere, piuttosto che rispondere a precisa contestazione. Ma questo è altro argomento…
Il problema principale è che, nonostante l’esagerata “inclusività” per difendersi dalla perdita di voti, il Partito Democratico è in caduta libera; chi ha seguito l’esternazione di Gassmann su Twitter avrà preso nota di commenti da parte della gente di sinistra su un partito “imbarazzante”, incapace di dare risposte, che mai negli ultimi dieci anni abbia fatto una vera politica di sinistra. E’ sufficiente seguire su Twitter le fasi legate alle primarie del Pd laddove si osserva continuità col passato e in tanti chiedono ai quattro candidati un programma concreto per cui votare, che non esiste.
Come per incanto ecco le proposte di Bonaccini, Cuperlo, De Micheli e Schlein. Da non credere!
Si tratta delle medesime proposte fatte da Enrico Letta che, a suo tempo, indicava la patrimoniale a favore dei diciottenni, lo Ius soli, il ddl Zan, le legalizzazioni come “priorità” da realizzare. Tutte proposte che dimostrano la lontananza dal Paese reale e che sono state alla base della scelta dei militanti di abbandonare il partito. Possibile che il “nuovo” che avanza nel Pd non abbia in mente di ragionare su un disegno concreto “da sinistra” in tema di economia, lavoro, crescita, istruzione, sanità da mostrare a chi dovrà scegliere il nuovo segretario? Possibile che i quattro candidati non si siano messi a riflettere con lo scopo di tirare su un progetto identitario, avere una proposta capace di dare una svolta decisiva affinché i vecchi iscritti riconoscano il proprio partito?
Si, è possibile; perché in questi ultimi mesi in cui i quattro candidati alla segreteria del Pd si sono cimentati nell’attività di contestare a priori il Governo, hanno avuto solo il tempo di riprendere il programma di Enrico Letta che, a sua volta, aveva memoria di Mario Monti. Non si può che riprendere la locuzione usata da un utente su Twitter: partito “imbarazzante…”. E Bonaccini si prepara a guidare il “nuovo” Partito Democratico.