Dal lavoro alla violenza di genere: le 10 proposte di Un Women Italy per invertire la rotta

Presentato alla Camera il primo report elaborato dal comitato scientifico di Un Women Italy ‘Italia e parità di genere: ridefinire le priorità e accelerare il cambiamento’.

(Prima Pagina News)
Lunedì 24 Novembre 2025
Roma - 24 nov 2025 (Prima Pagina News)

Presentato alla Camera il primo report elaborato dal comitato scientifico di Un Women Italy ‘Italia e parità di genere: ridefinire le priorità e accelerare il cambiamento’.

Tassi di occupazione femminile al 70%, in linea con la media europea, grazie a politiche attive, formazione professionale, sostegno all’imprenditorialità e organizzazione del lavoro flessibile. Azzeramento del divario retributivo fra uomini e donne puntando su trasparenza salariale e pari opportunità di carriera. Offerta di asili nido al 50% entro cinque anni e congedo di paternità obbligatorio (tre mesi) entro il 2028 per favorire la natalità. Senza trascurare il contrasto alla violenza di genere facendo leva sulla prevenzione e sull’educazione all’affettività a scuola.

Sono solo alcune delle proposte elaborate dal comitato scientifico di UN Women Italy e presentate oggi alla Camera alla presenza, tra gli altri, della ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Eugenia Roccella: dieci raccomandazioni formulate sulla base delle evidenze contenute nel report curato in collaborazione con Deloitte Italia e parità di genere: ridefinire le priorità e accelerare il cambiamento”.

«La piena integrazione delle donne nel sistema economico e sociale è il filo che tiene insieme crescita, innovazione e coesione democratica. Investire sulle donne significa investire sul futuro dell’Italia. Per questo è necessario e urgente mettere in campo politiche sistemiche e lungimiranti capaci di rimuovere le barriere strutturali e culturali che impediscono al Paese di prosperare», ha commentato la presidente di UN Women Italy, Darya Majidi.

Italia fanalino di coda nell’Ue. Con un tasso di occupazione femminile poco sopra il 53% (-18% rispetto ai colleghi uomini) e tassi di fecondità ai minimi storici dal 1995 (appena 1,18 figli per donna nel 2024), l’Italia è fanalino di coda nell’Unione Europea. Un quadro che fa il paio con carriere discontinue e precarie, ampio ricorso al lavoro part-time involontario, un divario salariale tra uomini e donne che nel settore privato sfiora il 17% e una copertura di servizi per l’infanzia cronicamente insufficiente (il 30% la media nazionale con forti squilibri tra nord e sud). Sul fronte dell’istruzione del resto il quadro appare altrettanto penalizzante per le donne, se si considera che le studentesse in discipline STEM (scienza e tecnologia) sono appena il 16,4%, venti punti percentuali in meno rispetto ai colleghi uomini.

Che di strada ne resti ancora molta da fare per colmare il divario di genere, a dispetto dei passi in avanti compiuti negli ultimi anni, lo certifica anche il Global Gender Gap Report 2025 del World Economic Forum, che relega l’Italia all’85°posto, in crescita di appena due posizioni rispetto al 2024. A questi ritmi, stima il WEF, ci vorranno oltre 120 anni per raggiungere la parità tra uomini e donne.

“Il report elaborato da UN Women Italy è solo il primo passo: ogni anno aggiorneremo la nostra analisi, formulando raccomandazioni e indicando le azioni utili a invertire la tendenza. Siamo mossi dalla convinzione che la parità di genere non sia solo una questione di giustizia sociale ma una leva strategica di sviluppo e benessere per il sistema Paese nel suo complesso”, ha spiegato la consigliera di UN Women Italy Monica Cerutti, che ha coordinato il lavoro del comitato scientifico durato oltre un anno.

Il Comitato Scientifico. Un gruppo composito, il cui valore aggiunto risiede nella trasversalità delle competenze e delle esperienze che accoglie al proprio interno, dalla demografia all’economia, dal lavoro alle politiche di genere: Magda Bianco (Banca d’Italia), Cristiana Carletti (Roma Tre), Stefano Ciccone (Maschile Plurale), Celeste Costantino (Una Nessuna Centomila), Maria De Paola (Inps), Saverio Gazzelloni (Istat), Maurizia Iachino (Fuori Quota), Giovanna Iannantuoni (CRUI), Barbara Leda Kenny (Fondazione Brodolini), Marcella Mallen (ASVIS), Silvana Perfetti (Deloitte) Paola Profeta (Bocconi), Fabio Roia (Tribunale di Milano) e Alessandro Rosina (Università Cattolica di Milano).

Tre priorità per l’Italia. Per arrestare il declino e risalire la china servono dunque politiche strutturali e lungimiranti, capaci di incidere profondamente nel tessuto economico e sociale di un Paese fiaccato da anni di bassa crescita, divario di genere e denatalità. Le proposte elaborate da UN Women Italy vanno esattamente in questa direzione. Tre le priorità, avverte il comitato scientifico, su cui è urgente agire per rimuovere le barriere all’origine del gender gap che storicamente penalizza le donne: indipendenza economica e finanziaria femminileinfrastrutture sociali al servizio della genitorialità e un radicale cambiamento culturale.

Un cambiamento che deve necessariamente coinvolgere gli uomini, come alleati delle donne, e che è premessa indispensabile al superamento di modelli tossici di maschilità in favore di relazioni improntate a rispetto e uguaglianza e libere dalla violenza.

La campagna UNiTE contro la violenza digitale.   L’impegno che UN Women assolve ogni giorno dell’anno contro la violenza di genere si rinnova e assume un valore tanto più  significativo in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, con il lancio della campagna UNiTE – 16 giorni di attivismo. 

Quest’anno i riflettori saranno puntati sulla violenza di genere digitale, un fenomeno allarmante in tutto il mondo, Italia inclusa, e che può facilmente travalicare i confini della Rete per riversarsi nelle case, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Dal 25 novembre al 10 dicembre (Giornata internazionale dei diritti umani) anche UN Women Italy si tingerà di arancione, il colore simbolo di un futuro libero da ogni forma di violenza, per ribadire che «non ci sono scuse» (#NoExcuse) per gli abusi perpetrati online.

 


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