Le Leggende dell'Alpinismo: La scalata col figlio in grembo, il muro della morte e il volo sul K2
Alison Hargreaves, al sesto mese di gravidanza, vinse la Parete Nord dell'Eiger. La stampa la definì un'impresa folle, ma lei si difese: "Ero incinta, mica malata". Da adolescente soffriva di complessi di inferiorità. Da grande arrivò in cima all'Everest e al K2, la sua ultima vetta. Inferno e Paradiso di una ragazza inglese che arrampicava per sfuggire al marito.
di Antonio Panei
Mercoledì 15 Febbraio 2023
Roma - 15 feb 2023 (Prima Pagina News)
Alison Hargreaves, al sesto mese di gravidanza, vinse la Parete Nord dell'Eiger. La stampa la definì un'impresa folle, ma lei si difese: "Ero incinta, mica malata". Da adolescente soffriva di complessi di inferiorità. Da grande arrivò in cima all'Everest e al K2, la sua ultima vetta. Inferno e Paradiso di una ragazza inglese che arrampicava per sfuggire al marito.
La felicità e poi subito dopo la morte. Alison Hargreaves ha appena raggiunto la cima del K2, la seconda montagna più alta della Terra. Sorride. La vista da lassù abbraccia l'infinito. Da quella specie di Paradiso Terrestre sospeso tra il Cielo e il Sole, il pensiero, adesso, è per i figli: Tom di 6 anni e Kate di 4. Tre mesi prima, quando ha conquistato l'Everest, è stato proprio per loro due il suo primo messaggio radio: "Sono sul tetto del Mondo e vi amo teneramente".


Sul K2 non è sola. Alison si volta e si trova ad affrontare la discesa con altri 5 alpinisti giunti in vetta dopo di lei. Il tempo è buono. Passo dopo passo comincia però a diventare sempre più minaccioso. Poi, da un momento all'altro, una terrificante tempesta travolge i sei scalatori mentre sono ancora troppo in alto per mettersi in salvo, senza un posto dove ripararsi e senza corde fisse a cui aggrapparsi. Il vento arriva a soffiare oltre i 200 chilometri orari. Dal campo base, col binocolo, li vedono letteralmente volare via, trasportati dalle raffiche di vento verso la morte. E' il 13 agosto 1995. Alison ha 33 anni.


Finisce così un sogno iniziato quando è ancora adolescente. I genitori, entrambi matematici di Oxford, la portano in vacanza con il camper in Austria. Rimane folgorata dalla bellezza delle Alpi. "Davanti a me avevo quelle fantastiche, sconfinate pareti di calcare, e non potei far altro che scoppiare a piangere. Sentivo che quella era casa mia e volevo rimanere là". Al ritorno in Gran Bretagna frequenta un corso di roccia. A 16 anni conosce il proprietario di un negozio di attrezzature per il climbing che si trova vicino alla villa della sua famiglia, a Belper, nel Derbyshire. Si chiama James Ballard, ha 30 anni ed è sposato. Alison va a lavorare come commessa nel suo negozio. Diventano amanti.


Hanno in comune la passione per l'arrampicata. Scalano insieme i Cairngorms e il Bel Nevis, in Scozia. Ballard divorzia e si risposa con lei. Ma dopo il matrimonio il marito le mostra un altro volto, quello di un uomo violento e rabbioso. "Un giorno - scrive nel suo diario la Hargreaves - mi ha picchiato in modo selvaggio solo perché sono tornata tardi e non l'ho potuto aiutare a spalare la neve davanti al garage. Un'altra volta sono stata riempita di calci perché ero stanca e non mi prendevo cura di lui. Sono spaventata".


La tensione in casa aumenta quando Ballard va in bancarotta ed è costretto a chiudere il negozio. Non hanno più soldi. Vivono in un appartamento senza riscaldamenti. La loro macchina viene pignorata dal fisco. L'Alpinismo, per Alison, diventa un modo per sfuggire alle violenze domestiche e, grazie agli sponsor che finanziano le sue imprese, per saldare i debiti del marito. Spinta dall'ossessione di dover guadagnare denaro a tutti i costi, al sesto mese di gravidanza decide di non seguire i consigli del suo ginecologo e si avventura, in solitaria, alla conquista della Parete Nord dell'Eiger, il "muro della morte". Ha 26 anni. L'impresa suscita scandalo. Ai suoi detrattori risponde: "Ero incinta, non avevo una gamba rotta, non ero malata. Mi sentivo al massimo delle mie forze".


Una ragazza inarrestabile, la Hargreaves, capace di scalare, in solitaria, le sei più celebri Pareti Nord delle Alpi nel giro di una stagione, e sempre da sola, di raggiungere la vetta dell'Everest senza bombole d'ossigeno e senza l'aiuto degli sherpa. Non si ferma davanti a nulla, neanche quando decide di attaccare il K2 malgrado il responsabile pakistano delle squadre di soccorso le pronostica un imminente, repentino, cambio del tempo e l'avverte che non rinunciare equivale ad un suicidio. Lei si avvia lo stesso.


Sul Karakorum, Alison raggiunge la metà dei suoi sogni. Lei che da adolescente soffriva di complessi di inferiorità perché bassa di statura, ora si sente grande, altissima, a quota 8612 metri, ad un passo dalla libertà. Prima di partire ha dato mandato al suo avvocato di avviare la causa di separazione. Vuole finalmente diventare una donna indipendente. Manca poco. Deve solo scendere. Ma non pensava certo di dover volare. Rimarrà, immortale, nella storia dell'alpinismo, sepolta in un nevaio inaccessibile. La sua stessa sorte toccò, nel 2019, sul Nanga Parbat, a Tom Ballard, uno dei più forti alpinisti di questi ultimi vent'anni, il primogenito che Alison portò in grembo sull'Eiger.

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